Dagida o feticcio

La pratica di operare attraverso le Dagida, meglio conosciute con il nome molto più comune ma troppo dispersivo di statuette, sembra appartenere al dominio della superstizione pura; questa pratica ha invece una sua logica, ed in via di principio una sua efficacia; non è quindi da escludere a priori ove si ammettano certi presupposti generali. In che consista la magia delle statuette, tutti lo sanno. Volendo agire sopra una data persona, si plasma una statuetta che la raffiguri; vi si mette dentro qualcosa che sia appartenuta ad essa, meglio qualche sostanza del suo stesso corpo; vi si segnano certi caratteri, si fanno invocazioni, imprecazioni o scongiuri e si passa infine ad agire sulla statuetta stessa. Questo tipo di operazione, se ben eseguita, determina effetti reali sulla persona designata. 
Le leggi sulle quali si basa questa pratica, sono le seguenti:
1) Legge del potere dell’immagine, formulabile in questi termini: Quando una immagine è realizzata, essa si realizza, ossia diviene una forza che tende a tradursi nella realtà corrispondente. Questa prima legge, se riferita al singolo individuo, è attestata. Il potere dell’immaginazione, è stato ormai riconosciuto. I fatti dell’ipnosi e quelli detti ” psicosomatici” lo testimonino, al pari di tutto quello che già possono suggestione e autosuggestione nella vita ordinaria. Perché questa legge abbia la massima efficacia, tanto da agire anche su funzioni e organi del corpo che comunemente si sottraggono al controllo e al comando della volontà, sono necessarie due condizioni:
a) Che si formi un MONOIDEISMO SATURO DI AFFETTIVITÀ, cioè occorre che l’immagine sia la sola cosa che occupa la mente, e che la mente stessa non sia indifferente, ma vi si unisca invece una carica emotiva, un forte desiderio, un alto grado di vibrazione.
b) Che sia neutralizzata la funzione inibitrice Propria alle facoltà razionali e discriminative, con il controllo che esse stabiliscono sulla base delle immagini della realtà esterna. Gli stadi IPNOIDI ED IPNOTICI costituiscono la migliore condizione, è in essi che è stato costatato il potere più alto ed oggettivo dell’immaginazione. A parte questi stadi, si può affermare che tale condizione è spesso compresa nel requisito precedente.
2) LA LEGGE DELLA UBIQUITÀ DELL’IDEA, che può chiamarsi anche LEGGE DI TRASFERTO O DI PROIEZIONE. Essa si basa sopra una considerazione molto semplice, cioè che ogni immagine, in sé medesima, non ha nulla di corporeo, quindi può anche sottrarsi alla condizione dello spazio, che vale essenzialmente per cose corporee. In forza di questa legge, dunque, non è detto che una immagine si possa realizzare unicamente per se stessi; è possibile realizzarla anche per un altro. Si potrebbe, in altre parole, alzare l’immagine dal piano corporeo, dove lo spazio separa i vari esseri, ed oggettivatala, calarla in un’altra coscienza. In questo modo la seconda legge implicherebbe due cose distinte:
a) Saper ” oggettivare l’idea o l’immagine, scioglierla dal proprio io.
b) Conoscere il modo di condurla da questo stato, dentro la mente di un’altra persona.
Alla prima condizione, in parte si perviene in parte attraverso la legge precedente, concernente la saturazione e l’impeto emozionale. La grande passione infatti SPERSONALIZZA, lascia vivere l’idea che la guida. Per quel che però riguarda il secondo punto, ossia far reincarnare l’idea, nel senso di metterla in un’altra coscienza, dalla legge della quale parlavamo prima bisogna passare ad una terza legge, che è l’ultima di quelle richieste per comprendere il rito delle statuette.
3) La Terza legge si può chiamare: LEGGE DI SIMPATIA O DI REALIZZAZIONE SIMBOLICA. Fra le tre, forse è questa la legge che richiede il maggiore sforzo per essere ammessa dalla mentalità corrente. La si può enunciare così: QUANDO LA MENTE PRENDE LA ” FORMA ” DI UN’ALTRA MENTE, ESSA COMUNICA CON ESSA IN MODO EFFETTIVO, ED IN CONDIZIONI SPECIALI PUÒ AGIRE PER ESSA E PENSARE PER ESSA.
Questo ” prendere la forma ” è il punto fondamentale; può essere una cosa semplice, come può essere una cosa assai complessa. E’ semplice, quando la natura viene in aiuto mediante una facoltà spontanea di immedesimazione basata SULL’INTUIZIONE, altrettanto spontanea, dell'” essere ” della persona su cui si deve agire; e quando, inoltre, ciò risulti sufficiente ai fini dell’operazione. Invece la cosa è complessa se si procede cerimonialmente, se non si vuole agire sulla semplice parte soggettiva della persona, ma sull’insieme delle forze profonde che la costituiscono. Allora occorre un vero e proprio lavoro di scienza magica, teurgica ed astrologica. La legge di simpatia, qui, consiste nel potere che certi caratteri, figure o segni avrebbero di attrarre le virtù delle forze a cui tradizionalmente corrispondono, quando siano tracciati o impressi nel dovuto tempo e nei modi dovuti e con cerimonie atte ad intonarli alle influenze dominanti. La ” simpatia” prodotta dall’analogia e dalla somiglianza naturale o simbolica, opera alla stessa guisa di un’eco che si riflette contro un muro opposto; Su questa base, i maghi e le streghe cercano di individuare l’ ascendente della persona, il ” genio” che domina su di lei, e anche il gruppo delle speciali influenze elementari, planetarie e zodiacali con particolare riguardo alla qualità dello scopo preposto; e accertano i segni, i nomi e i numeri corrispondenti a tutto questo, secondo la loro tradizione. A questo punto all’analisi segue la sintesi: il mago ” ricostruisce” la persona partendo da tutti questi elementi, che vengono realizzati e destati, con un procedimento mentale e contemporaneamente cerimoniale. Ne risulta, appunto, la statuetta plasmata ad immagine della persona, portante impressi segni, cifre e nomi: la statuetta rappresenta la persona, è come un doppio di essa, costituito dalle stesse componenti, dalle stesse ” virtù ” che la forza dell’operatore, sacramentalmente ed attualmente, trasfonde in essa. A mezzo di questa immagine, la persona che essa rappresenta è in nostro potere, un terribile potere perché, ammettendo i principi della magia, essa sarebbe presa nelle stesse forze sopra-individuali che ne condizionano dal profondo l’essere e la vita.
Oltre a questo, la strega talvolta cura di scegliere il giorno e l’ora in cui siano dominanti le forze in armonia col suo scopo, e combina i segni corrispondenti a queste con gli altri, riferendosi alla persona. L’immagine può essere preparata in sedute precedenti e successive: giorno per giorno la strega torna a vivificarla, ad amarla, ad avvolgerla, tanto da poterla aver pronta nel momento opportuno. Quando la forza dell’operatore è straordinariamente alta, tanto da saper accendere nella sua creazione una energia psichica superiore a quella della persona stessa, la sostituzione può essere completa e permanente. La persona è ridotta ad un automa, ad una creatura del mago. E’ evidente che se la legge di simpatia, date le analogie offerte anche da fenomeni fisici, come semplice enunciato può anche esser ammessa dalla mentalità corrente, queste applicazioni che ci conducono nel bel mezzo del campo magico possono destare molte difficoltà a credere; questa legge in realtà rappresenta il mondo stesso delle Streghe e dei Magisti, un mondo con le sue gerarchie di forze invisibili e di corrispondenze sottili. La concezione scientifico-moderna è tutta altra cosa , e fra le due non vi è nessun punto di contatto. La Strega, dunque, forma la statuetta osservando quanto si è detto, e la vitalizza; la Dagida sarà l’appoggio tangibile all’immagine mentale, essa mette in rapporto l’operatore con l’altro essere, in virtù della terza legge. E’ possibile talvolta mettere nella statuetta elementi staccati dalla persona, di preferenza quelli legati all’energia vegetativa sotto l’influsso lunare: unghie, capelli, secrezioni del corpo, mestruo. La Luna viene considerata come l’intermediario naturale di questa magia essendo il principio passivo delle trasformazioni; le sostanze, poi, fanno in modo che alle ragioni di simpatia per immedesimazione e per segnatura di forze corrispondenti, se ne aggiunga una quasi fisica di rapporto fluidico; perché il corpo fluidico qualificato di una data persona obbedisce esso stesso ad una certa legge di ubiquità, di autorelazione; qualunque parte che sia stata da esso compenetrata, anche se separata, resta in rapporto con la persona.
Fin qui, dunque, legge di simpatia. Realizzata la visione dell’immagine, si crea la rappresentazione mentale del fine, se ne accresce la realtà e la vivezza, la si “oggettiva” , la si libera da sé. A questo punto, azione contemporanea delle tre leggi: di simpatia, di proiezione e di potere dell’immagine. La passione o l’alterazione realizzata nell’immagine, viene a trasfondersi nel soggetto per il quale l’immagine stessa è stata preparata. Spesso un atto materiale compie la sintesi realizzatrice. Altre volte si ricorre invece al potere espressivo contenuto nello scongiuro, nell’imprecazione o nell’imposizione; ovvero si congiunge l’una cosa all’altra. Ci si possono proporre anche degli effetti fisici precisi, come risoluzione o creazione di una data malattia ‘ od anche cose come stigmate, piccole ferite, che si segnano sulla statuetta. Quando si tratta soltanto di trasfondere sentimenti o passioni, si desta in sé, per prima cosa, il sentimento o la passione, lo si ama e lo si accresce, e lo si fissa nel proprio cuore. Dopo di ciò, si può operare con la “magia dell’immagine”.  

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