Sensitivi? È possibile.

Non è facile discutere su un argomento complesso e vario come si presenta quello di questo mese: non è la stessa cosa parlare di coloro che si dichiarano santoni, o veggenti o sensitivi; per farlo servono diversi criteri di valutazione.
Come giornalisti bisognerebbe stare ben lontani da eventi straordinari o effimeri che riempiono i giornali e le notizie del giorno ma che toccano sempre il mistero.
Forse è più semplice partire dalla sensitività, per comprendere meglio anche gli altri fenomeni.
I veri sensitivi esistono, hanno doti differenti dalle comuni persone a causa di loro predisposizioni genetiche o addirittura per come si sono evoluti nella vita fetale: presentano caratteristiche studiate e provate anche dalla scienza ufficiale.
Entrano facilmente in trance (anche se all’esterno non si nota) con visioni che altri non hanno, con l’udire voci che altri non odono, con fenomeni di chiaroveggenza o di telepatia, con la possibilità di andare avanti o indietro nel tempo con la mente: tutto questo accade realmente e non c’è trucco. Negli stati modificati di coscienza si accede di solito quando al soggetto vengono forniti pochi stimoli sensoriali (es. durante la meditazione, la concentrazione su un punto visivo, la preghiera prolungata) oppure, al contrario, per sovraccarico sensoriale (particolari tipi di musica, una predica imperativa, effetti ottici): tutti possono perciò accedere, in determinate condizioni, a questi livelli di coscienza, anche se è dimostrato che vi entrano più facilmente coloro che hanno sviluppato particolarmente il cosiddetto sistema emozionale; tutti infatti abbiamo provato qualche volta fenomeni di precognizione (sapere in anticipo quello che sta per succedere e che poi si avvera realmente) o di telepatia (pensare alla stessa cosa che sta pensando un’altra persona).
Alcuni personaggi riescono, per doni naturali, o attraverso tecniche suggestive, a ripetere a piacimento queste modalità di rapporto con la realtà e diventano così “sensitivi”.
Nella Chiesa, come dappertutto, vi sono persone che hanno questi doni e che possono metterli a disposizione della comunità. L’attenzione da porre nel ben valutare queste persone deve però essere sempre grande e soprattutto bisogna avere qualche criterio di discernimento sulla verità di un dono di sensitività o su ciò che dono non è, ma è truffa o autoesaltazione.
Il vero sensitivo è una persona che non specula sulle proprie qualità e quasi se ne vergogna, perché NON CONTROLLA quello che gli succede spontaneamente. A volte però riesce a mettere a disposizione degli altri i suoi doni per portare persone scettiche a veri cammini di fede e di apertura al disegno di Dio. Inoltre, coloro che davvero hanno queste possibilità e le mettono a servizio della Chiesa, SI SOTTOMETTONO con tranquillità e semplicità AL DISCERNIMENTO DELL’AUTORITÀ ECCLESIASTICA E DELLA SCIENZA UFFICIALE. Bisogna quindi diffidare di tutti coloro che si “professano” sensitivi dichiarando di avere grandi poteri, che non sanno rinunciare ai loro poteri per suggestionare o manipolare le coscienze e le menti delle persone o addirittura che usano questi mezzi per crearsi un seguito di persone.
Entriamo quindi nel concetto di santone (che naturalmente deriva dal termine santità). Questo soggetto può avere davvero la possibilità di entrare in stati alterati di coscienza e di usarli a proprio piacimento per attirare persone e renderle schiave: diciamo però che per la maggior parte sono le persone stesse, che si mettono in ricerca di tutti questi fatti o personaggi straordinari, ad avere problemi psicologici o spirituali tali da consacrarsi nelle mani di chiunque offra loro risposte preconfezionate e suggestive, senza porre in atto la mente critica di cui tutti sono dotati e trovandosi in breve tempo alla completa mercé di personaggi senza scrupoli (quali sono la maggior parte dei cosiddetti santoni o carismatici) che troppo spesso riempiono le cronache locali (anche quelle nere, sic!) e che hanno al loro attivo beni immobili e economici (sempre frutto di donazioni disinteressate), si circondano di guardie del corpo (che bisogno ne hanno se “il Signore è il nostro scudo”?) o girano in lussuose macchine, chiedendo elargizioni per opere buone.
È questo il concetto di santità che la Scrittura e la pratica cristiana ci propongono? “Mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santità” Rm. 6, 19, “Osserverete dunque i miei comandamenti e li metterete in pratica, Io sono il Signore… Io sono il Signore che vi santifico” Lv. 22, 31-33. Se poi i santoni accompagnano la loro figura a presunti miracoli sarebbe bene ricordare che Cristo ci mise in guardia con un “Beati piuttosto coloro che crederanno pur senza aver visto!”
A maggior ragione bisogna porre attenzione critica a tutti i fenomeni di visioni mistiche, di sanguinamenti di statue, di stimmate o altro, senza etichettarli immediatamente come soprannaturali o preternaturali, soprattutto quando la Chiesa palesa la sua perplessità e non ne afferma l’autenticità.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva de Saint Exupéry nel Piccolo Principe e troppo spesso ci dimentichiamo che la realtà più vera e profonda è invisibile agli occhi, all’apparenza, a ciò che fa notizia o è sensazionale. 

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