L'origine dei poteri arcani

Le streghe traevano il loro potere fin dalla nascita e lo mantenevano, chiedendo aiuto al Maligno, con determinati rituali. Ma c’erano anche quelle che si erudivano da sole grazie a libri magici. Come si è detto erano molti, nelle nostre credenze popolari, i malefici attuati dalle streghe con la complicità del demonio.Era diffusa convinzione che Satana stesso le iniziasse al male attraverso oscene orge e altrettante terrificanti cerimonie. Chi partecipava per la prima volta a questi raduni, definiti sabbatici perché si diceva che così celebrassero “i perfidi Ebrei” la loro festività del sabato, doveva infatti rinnegare il Cristo, pisciare sulla croce, profanare i sacramenti e rendere omaggio al diavolo “baciandogli il sedere”. “Commesse queste e altre simili nefandezze e turpitudini esecrande.. i convitati si siedono poi – si legge a questo proposito nel “Compendium maleficarum” (Manuale delle streghe), scritto nel XVII secolo dal monaco agostiniano milanese Francesco Maria Giaccio – a delle mense imbandite e cominciano a consumare i cibi che lo stesso diavolo fornisce o quelli che loro stessi hanno preparato.
È cosa risaputa che coloro che sono degni di tale mensa partecipano a dei banchetti così sconci, sia che se ne guardino le sostanze impiegate sia che se ne percepiscano col naso gli odori, tanto da far venir la nausea anche allo stomaco più affamato. Ai banchetti seguono le danze collettive, che consistono in giri da compiersi sempre verso sinistra.
Queste danze, a differenza delle nostre che si conducono di solito per divertirsi, procurano soltanto fatiche, affanno e tormenti penosissimi.. a nessuno è lecito sottrarsi alla danza: se uno si rifiuta o si sottrae a questa fatica per età o stato di salute, subito viene percosso, preso a calci e a pugni.
Quando si avvicinano ai diavoli per venerarli, volgono loro le spalle e tornano sui propri passi a mò di gamberi; per supplicarli mettono dietro la schiena le mani rovesciate.
Quando devono parlare guardano a terra e questo modo di fare è lontanissimo dall’abitudine di tutti gli altri uomini. Talvolta danzano prima di mangiare, talaltra dopo.
Talvolta il diavolo siede accanto a ciascuna di loro, talaltra gli stregoni stanno da una parte e il proprio diavolo di fronte.
Né manca al loro banchetto la benedizione, degna di tanta riunione e che consiste sempre in parole blasfeme con le quali Belzebù viene dichiarato colui che crea, dà e conserva tutte le cose.
Dopo il banchetto ogni diavolo prende la discepola che ha in custodia e perché tutto quanto si faccia seguendo un rituale il più possibile assurdo, vicendevolmente girandosi le spalle tenendosi le mani in cerchio agitano il capo a mò di pazzi e danzano tenendo qualche volta in mano delle candele di cui esse si erano in precedenza servite per adorare il demonio.
Cantano in onore del diavolo oscenissimi canti, al ritmo e al fragore di un cembalo e di una zampogna suonati da uno appollaiato in un albero biforcuto e i diavoli e i loro amanti si mescolano sozzamente”.
In questi raduni, ci informa ancora il Giaccio, potevano celebrarsi anche dei matrimoni e il miglior dono di nozze che una strega poteva fare al proprio consorte era appunto quello di “in anum pronum ore sufflare” (di soffiargli nell’ano con la bocca).

LE PROSTITUTE DEL DIAVOLO
Senza distinzione di sesso, di età, di condizione sociale si congiungevano, insomma sotto gli occhi di tutti con chi più preferivano.
I genitori con i figli, i fratelli con le sorelle. Si asseriva, inoltre, che questi demoni per espletare una duplice lussuria avessero dei lunghi membri biforcuti delle dimensioni di un braccio e di così prodigiosa potenza tanto da “guazzare” (eiaculare), confessa al Tribunale della Santa Inquisizione di Firenze Costanza da Libbiano, guaritrice e strega, nella sua “natura per sei o sette volte di seguito”.
Tra tutti i partecipanti al sabba gli eccessi più vergognosi erano comunque commessi da coloro che “turpiter agere contra naturam cum daemonibus in varis hominum et brutorum formis”( turpemente agivano contro natura con idemoni nelle più varie forme di uomini ed animali). Ogni momento di questi incontri, come nelle più antiche “falloforie” di pagana memoria, era insomma caratterizzato dall’infrazione di una regola attraverso cui il diavolo peccaminosamente imponeva ai suoi discepoli una vera e propria sorta di culto, religiosità e comportamenti sociali alla rovescia.
Il segno che tracciava con la sua unghia sulla fronte dell’inizianda aveva, infatti, come fine la cancellazione del Battesimo e della Cresima dalla Chiesa di Cristo ricevuti; l’ingestione dei cibi del tutto privi di sale, invece, il rifiuto della sapienza e dell’incorruttibilità dei corpi e dell’anima da questo alimento millenariamente simboleggiata.
Il cerchio tracciato a terra per evocarlo il riconoscimento del suo immenso potere sull’emisfero del mondo. L’orrendo sacrificio degli infanti l’esaltazione di una sessualità femminile libera da qualsiasi vincolo riproduttivo.
Con urina e feci i contaminavano le ostie consacrate per utilizzarle poi a fini malefici. Agli incensi odorosi si sostituivano qui fetide esalazioni di zolfo.
Le donne che volevano far parte di questa congrega dovevano, infine, recitare il cosiddetto “pater noster nero”, una lunga sequela di offese, ingiurie e bestemmie nei confronti del loro Creatore. Oppure in alternativa ripetere per tre volte di seguito il credo di Nicene con la variante di sostituire al nome di Dio quello del diavolo.
Per rovesciare l’ordine del mondo e ricondurre così l’universo al caos e all’anarchia, Satana aveva dunque bisogno di tutti questi riti, messe nere e preghiere. C’è da dire però che persino tra la categoria delle streghe esistevano rivalità e gerarchie di potere.
Non per niente le più pericolose venivano reputate quelle nate dall’unione di un diavolo con una donna.
Le virtù malefiche lasciate in eredità da Satana ad ognuna di queste sue figlie, come si apprende dalla tradizione popolare siciliana riportata da Giuseppe Bonomo nel suo famosissimo “Caccia alle streghe” erano sette in quanto ciascuna poteva:
Lu soli cu la luna…
Aggrissari, iri ppi l’aria comu va lu ventu,
mmiezzu li porti ciusi trapassari,
l’uomu cciù forti addivintari lientu,
maritti e mogghi sciarri ogni mumientu,
li amici stritti falli cutiddiari,
uomini e donni po’ fari ciunciari,
dulura forti e non aviri abbientu.
TRADUZIONE; Fare unire il sole con la luna, andare per l’aria come va il vento, fare passare attraverso le porte chiuse, far diventare lento l’uomo più forte, far prendere gli amici a coltellate, fare azzuffare marito e moglie, rendere storpi uomini e donne, far venire dolori che non danno tregua.

LA CONSEGNA DEI POTERI
Malefiche ammaliatrici e streghe si poteva diventare persino involontariamente.
In Abruzzo era sufficiente nascere allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre, poiché si credeva che venire al mondo nei giorni più sacri al Signore fossero anche quelli migliori per offenderlo e quindi per esserne puniti.
Altrettanto nefasto era essere la settima femmina di una famiglia senza maschi, partorita avvolta nella placenta al settimo mese di gravidanza.
In Toscana si credeva che si potesse diventare strega semplicemente accettando qualcosa o portando soccorso in punto di morte a qualsivoglia di queste megere. Chi lo faceva ne acquisiva la diabolica eredità.
Era voce comune che le streghe fossero condannate a una lunga e penosa agonia e l’unico modo che avevano per abbreviarla era appunto quello di passare al più presto in consegna, lasciandolo alla prima persona che le avesse toccate, lo spirito del male che le possedeva.

LE STREGHE FAI DA TE
C’è infine da ricordare che molte di queste donne si avviavano personalmente alla professione di strega semplicemente leggendo i cosiddetti “LIBRI DEL COMANDO”nei quali il diavolo in persona pareva avesse l’abitudine di registrare formule, prassi di invocazioni magiche per le più disparate forme di sortilegio.
Chiamati anche “GRIMOIRES” (grammatiche) vi si potevano indifferentemente trovare ricette su come curare le emorroidi, preziose indicazioni per camminare a lungo senza mai stancarsi, nonché dettagliate prescrizioni per rendersi irresistibili agli occhi della propria amata.
A questo scopo il metodo più sicuro e sperimentato era quello di far fuoriuscire un po’ del proprio sangue dal mignolo della mano sinistra e quindi “farlo toccare”, si legge in “LA CIVILTA’ DELLE STREGHE” di Eugenio e Giuseppina Battisti, “dalla mano o dal braccio della fanciulla mormorando: “Sangue io ti applico in nome di Satan di Belzebù, di Lucifero, madre di tutti i diavoli.
Tre volte ti prego, ti prego, ti prego di farmela cogliere come una foglia d’erba, un radicchio un fiore. “Dacunos lenus agihe agioc agiohect ” “…”
Ballando con lei in una riunione la indurrete a seguirvi ovunque.

IL POSSESSO DEI LIBRI
Erano vari, invece, i modi con cui le streghe entravano in possesso di questi manuali.
Potevano riceverli direttamente in dono dal diavolo, in eredità da un proprio congiunto oppure crearli ex novo come avveniva, per esempio, a Norcia nella cosiddetta “Grotta della Sibilla”. Qui, si legge, in un antico manoscritto conservato nella Biblioteca Comunale di Foligno, si danno convegno “uomini diabolici da vicine e lontane parti, e qui fanno altari con tre circoli e collocandosi con un salto nel terzo circolo, chiamano per nome quel demone che essi vogliono , leggendo il libro che deve essere consacrato al diavolo.
Il quale venendo con grande strepito e clamore chiede: “Perché mi chiami?” E quelli rispondono: “Voglio consacrare questo libro, cioè voglio che tu faccia tutte quelle cose che in esso sono scritte, ogni qual volta io t’invocherò: per la tua fatica ti darò la mia anima.”
E così concluso il patto, il diavolo prende il libro, vi segna certi suoi caratteri; e da quel momento è pronto a fare ogni male quando altri lo leggono”.
L’aspetto più interessante di questi volumi magici era che spesso le streghe vi trascrivevano di loro pugno metodi, esperienze, ricette e veleni rivelatisi particolarmente efficaci in modo di avere sempre a loro disposizione le più aggiornate ed efficienti tecniche di maleficio.

A PROPOSITO DEL DIAVOLO
Senza alcuna ombra di dubbio sia che si volesse divenire, riconfermarsi o molto più semplicemente morire da streghe era sempre indispensabile una qualche complicità col Maligno.
A lui, infatti, si rivolgevano per compiere scelleratezza,per ricevere aiuto e protezione, per rendere operanti, “sacri” i loro riti.
Credere però che la figura del demonio così come ce la descrivono le streghe, e cioè una creatura orribile e deforme a metà strada tra l’umano e il bestiale, abbia avuto la sua prima caratterizzazione estetica nell’ambito della cultura cristiana delle origini è sicuramente un errore. Esso, difatti, in questa sua più terroristica forma iniziò a farsi strada intorno all’anno Mille per poi cominciare a funzionare a pieno ritmo non prima della seconda metà del XII secolo.
Nell’Europa di quel tempo, come già ho avuto modo di precisare in un mio articolo su questo argomento, non si parlava che del diavolo, non si temeva che il diavolo, non si desiderava altro che neutralizzarne la malevola influenza.
Lo si sentiva operare vicino a sé ovunque e sotto le forme più strane e diverse. Nel sapere “vano ed orgoglioso” della nuova cultura laica e cittadina , nelle eresie tendenti a denunciare i cattivi costumi del clero “simoniaco e concubinario”, nei feudatari ribelli e ambiziosi che mal ne sopportavano lo strapotere.
Quanto più la società medioevale si svincolava da schemi, credenze e modelli di pensiero tradizionali tanto più il diavolo prendeva stabilmente posto. Gli uomini per scrollarselo di dosso vi dovevano ingaggiare delle vere e proprie battaglie.
La Chiesa, d’altra parte, impegnata a difendersi da critiche e attacchi che minavano autorità e prestigio, avvalorò così tanto simili credenze fino a farne un vero e proprio strumento di controllo sociale, >> giacchè- puntualizza l’illustre storico positivista A. Graf- ciò che gli uomini non facevano per amore di Dio o per spirito d’obbedienza facevano per paura del diavolo.
Tuttavia le astuzie del demonio per trarre a perdizione gli uomini erano quanto mai varie ed imprevedibili.
Dove non gli era concesso di usare le sue più congeniali armi della violenza e della follia si mostrava oltremodo pratico e operativo. Firmava contratti, si assumeva obblighi, formalizzava i suoi impegni.
Cercava cioè di comprare al prezzo più vantaggioso ciò che altrimenti gli sarebbe stato negato: l’anima. In questo tipo di contrattazione era prevista la clausola che il diavolo, prima di richiedere quanto gli era dovuto, si dovesse impegnare ad assicurare ai propri clienti per un certo numero di anni, di solito sette, il godimento di tutti quei piaceri terreni proibiti dall’etica e dalle normative sociali dominanti.
Tentatore attento, inesorabile, pertinace, il diavolo nel Medioevo poteva celarsi indifferentemente nella natura, nella storia e negli uomini.
E questo ogni qual volta che la visione cristiana del mondo si doveva confrontare con una delle sue più inspiegabili contraddizioni: come poteva un Dio buono essere allo stesso tempo considerato un despota spietato, inevitabilmente responsabile quindi anche di tutto il male del mondo?
Per preservarlo da questa colpa bisognava che un altro se ne addossasse in pieno la responsabilità: il diavolo appunto. 

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