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di Laura Archivi
Fa la magia tutto quel che vuoi tu: bid i bi bodibi bu-… Chi di voi non ricorda la strega buona, che pronunciava la fatidica formula, per aiutare Cenerentola, nel cartone della Disney? Anche se poi, quando è buona, viene, di solito, chiamata fata, perché la strega è, per definizione, associata a qualcosa di malvagio (tipo alla matrigna di Biancaneve). Comunque il prototipo è corredato di scopa per volare, tal volta bacchetta magica, pentolone per gli incantesimi ed è una figura ormai entrata a far parte di una sorta di infanzia collettiva da tempo immemore. Poi c’è anche il – tremate, tremate: le streghe son tornate- usato sia dalla propaganda femminista che antifemminista… ah, già: la strega è sempre una donna.
Ci voleva la nascita della società denominata Wicca, perché, in tempi molto recenti, questa figura cominciasse a reclamare il posto che le spettava e chiedesse che fosse fatta luce sul suo conto. Ma prima di allora se l’è vista brutta, basti pensare alla famosa caccia alle streghe del 1500/1600.
Dato che, proprio durante quest’ultima, sono stati codificati i caratteri della stregoneria occidentale e che, analizzandola, escono fuori molte altre cose interessanti, potremmo gettarvi uno sguardo retrospettivo… anche perché la storia, tristemente, ci mostra come certe situazioni non siano mai troppo vecchie per ripresentarsi, sotto altre forme, basta che si verifichino le condizioni adatte.
Nel primo periodo della storia dell’Europa moderna, all’incirca fra il 1450 e il 1750, migliaia di persone, per lo più donne, furono processate per il crimine di stregoneria. La metà furono condannate a morte, solitamente al rogo. Alcuni processi si svolsero davanti ai tribunali ecclesiastici, istituzioni che svolsero un ruolo importante nel disciplinare la vita morale e religiosa durante il Medioevo ed all’inizio dell’Età moderna, epoche in cui la religione aveva un forte potere sulle masse e praticamente ogni azione, anche una come il lavoro nei campi, ad esempio, era regolata da precetti religiosi, più o meno ortodossi (pensate al complesso intreccio fra vita umana e cosmica, rappresentato nella cosiddetta “Sala dei Mesi” del palazzo Schifano a Ferrara). Più comunemente, specie dopo il 1550, i processi si tennero davanti a tribunali secolari.
La distribuzione geografica dei processi fu estremamente irregolare, davanti ad alcune giurisdizioni se ne tennero pochissimi o nessuno, davanti ad altre centinaia o migliala. In generale, laddove la situazione sociale era difficile e quella politica divisa ci fu una maggiore diffusione, la Germania, politicamente divisa in stati e culturalmente soggetta allo scisma della riforma protestante, infatti, fu lo stato dove in assoluto ci fu la caccia più grande. Dove, invece, la situazione sociale e politica era compatta, come in Inghilterra, si ebbero pochissimi processi. La spiegazione è che, dove sussistevano condizioni difficili, come: guerre, mancanza di un potere centrale da cui sentirsi difesi, fame e malattie, facilmente le superstizioni e l’intolleranza per il diverso venivano ad esprimere l’angoscia delle persone, che non trovava sfogo in altro modo. In realtà, il fenomeno consistette di una serie di episodi distinti, ciascuno con la propria causa scatenante ed un differente sviluppo.
Irregolare fu anche la distribuzione cronologica: ad un graduale aumento dei processi durante il 400 seguì una leggera riduzione agli inizi del 500, periodo relativamente buono economicamente e socialmente; un grossissimo aumento si ebbe fra il 1570 ed i primi del 600; infine un graduale declino tra la fine del 600 e gli inizi del secolo successivo, con l’affermarsi del razionale pensiero illuministico.
Durante le ricerche si tentava di individuare chi fossero le streghe, più che dove si trovassero, e la caccia aveva analogia con quella che oggi si darebbe ai componenti di un movimento clandestino o di un organizzazione segreta con scopi politici. Agendo sulla base di accuse, denunce o anche semplicemente di voci, si procedeva all’arresto di persone i cui nominativi erano stati segnalati e le si interrogava fino ad indurle a confessare; spesso gli interrogatori e le indagini continuavano sino a costringere a rivelare il nome di complici, a quest’ultimo processo si fa oggi riferimento con il termine “caccia alle streghe”. Durante i processi, gli strumenti della presunta arte furono raramente presentati e, poiché la maggior parte delle presunte streghe erano analfabete, non possedevano libri di magia nera. La prova legale del loro crimine era la confessione e le deposizioni dei vicini, entrambi sospetti: le prime perché estorte con la tortura, le seconde perché dettate da motivi di ostilità. E’ interessante notare che, mentre nelle deposizioni l’accusa era di maleficia, solo dopo la tortura viene formulata, stavolta dai giudici o inquisitori, quella di satanismo, tanto che si può affermare che la tortura abbia creato l’idea di stregoneria diabolica.
Per combatterlo, la classe dominante doveva credere che il crimine avesse vastissima diffusione e finalità cospiratorie, che minacciasse sia la civiltà cristiana che quella laica, che esistesse una congiura segreta di maghi.
Minacciati dalla diffusione di eresie come quelle dei catari e valdesi, i monaci, rifacendosi a fonti medievali, costruirono deliberatamente l’immagine di una società eretica antiumana, per prevenire la crescita di tali movimenti ed incoraggiarne la repressione, facendo anche pressioni sullo Stato laico.
Nell’ultima fase si aveva la condanna dell’imputato, seguita dalla sua esecuzione, esilio o carcerazione.
La stregoneria
Quando gli europei all’inizio dell’età moderna usavano la parola “stregoneria”, si riferivano quasi sempre a due tipi di attività. La prima era la pratica della magia nera, o maligna, cioè l’attuazione di malefici (che andavano dalla morte alla malattia ad eventi catastrofici, tramite riti, incantesimi, voodoo) con il ricorso di poteri occulti o sovrannaturali. Tali atti venivano chiamati “maleficia” (witchcrafts) in latino e gli autori “malefici” o “maleficae”.
Nell’esecuzione dei maleficia la stregoneria europea richiama la stessa pratica nelle società primitive anche odierne. La caratteristica essenziale di questi atti è di essere più magici che religiosi e dannosi più che benefici.
La magia in senso stretto è un potere che viene attivato e controllato dall’uomo, il mago, che lo usa per produrre effetti pratici ad effetto immediato, in situazioni critiche e di solito agisce in segreto e individualmente. Il suo presupposto è che, se la sua arte verrà correttamente praticata, gli effetti desiderati si attueranno subito; in caso contrario concluderà di non aver usato la sua arte in modo appropriato. Nella pratica religiosa l’uomo non esercita lo stesso controllo sul potere cui fa ricorso; si limita a supplicare spiriti o divinità, che spera opereranno il risultato desiderato e, se non avviene, è perché le divinità non hanno soddisfatto la sua richiesta. Gli scopi perseguiti non hanno in generale carattere pratico ma soprannaturale (la vita dopo la morte ad esempio). La religione è inoltre un’attività più comunitaria ed organizzata della magia e la sua pratica non è circoscritta a situazioni critiche. A differenza della magia, la religione fa ricorso all’arte della persuasione per realizzare i suoi scopi e, trattando con esseri superiori, ha più la capacità di imporre all’uomo un senso di paura. Molte religioni si sono sviluppate per lenta evoluzione della magia o allontanamento da essa, altre sono degenerate in magia… tutte, a mio parere, sono i frammenti di un’epoca passata, in cui la via era una sola e non c’era distinzione fra magia e religione. Si hanno comunque compenetrazioni di una con l’altra: le simili preghiere e rituali del sacerdote e del mago, scopi religiosi spesso empirici, immediati e mondani, la magia che può invocare i poteri di divinità o spiriti (nell’antica Grecia e Roma gli stessi dei che si pregavano erano anche importanti nella pratica magica e la Chiesa cristiana delle origini riteneva che tutte le attività magiche implicassero i poteri di divinità pagane, considerate demoni). Questo mostra come i legami fra le due cose siano profondi e complessi, ma di questo parleremo una delle prossime volte. Potremmo immaginare un continuum che va dalla magia propriamente detta alla religione propriamente detta, passando per le vie di mezzo.
La seconda caratteristica dei maleficia è che essi sono per definizione malefici e non benefici, devono perciò essere contrastati con atti di magia bianca, il cui scopo è produrre benefici a sé o agli altri; la differenza fra magia nera e bianca tende spesso ad essere labile. La differenza fra maleficium e stregoneria è che la seconda è sempre una tecnica acquisita, e può essere malefica o benefica.
Tutta la magia, buona o cattiva, può classificarsi come alta o bassa. La prima richiede una certa cultura, comprende ad esempio: l’alchimia e la divinazione o spiritismo, l’astrologia e la negromanzia, facenti parte della magia bianca, cioè non negativa o neutra; la seconda richiede poca cultura e può essere appresa per via orale o con la pratica, assume spesso la forma semplice di magie o incantesimi. Molti dei maleficia attribuiti alle streghe rientrano nella magia bassa, sia perché la maggioranza delle streghe appartenevano agli strati più bassi della società, sia perché molta magia alta è bianca. E’ importante notare, però, che talora anche i praticanti di magia alta incorsero nell’accusa di stregoneria e che la pratica della divinazione fu proibita da molte leggi contro quel crimine.
La seconda attività contenuta nella definizione di stregoneria riguardava la relazione della strega con il diavolo. La strega aveva fatto un patto con il diavolo per acquisire i suoi poteri, quindi la stregoneria e la magia si assimilavano al satanismo; questo nesso derivava dagli scritti dei teologi che, dal IV sec, avevano sostenuto che la magia potesse essere praticata solo da potenze demoniache, e quest’idea si era poi sviluppata durante il medioevo.
Anche la credenza nel sabba, nelle pratiche sessuali “perverse” e lascive, compreso il coito con il demonio, nell’infanticidio e nel cannibalismo sono nate per opera dei teologi. E’ significativo che i maghi siano stati accomunati ai gruppi ereticali, come i catari, in quanto adoratori del demonio, questo perché entrambi erano eretici, in quanto avevano rifiutato la fede cristiana e deciso di servire il nemico di Dio. Di scelta consapevole si poteva parlare per i praticanti di magia alta, ma per i praticanti di magia bassa, quasi sempre facenti parte degli strati più bassi della società, si trattava spesso di unire pratiche superstiziose derivanti dalla tradizione popolare al sostrato cattolico.
La credenza nella magia, anche nera, esiste anche in tutte le società primitive; ciò che differenzia la stregoneria europea dalle altre, però, è proprio la credenza nel diavolo cristiano, così come è stata definita dai teologi medievali, che hanno creato un corpo di credenze, rimaste nella cultura europea, in un insieme organizzato unico nel suo genere. E’ da notare che il concetto di satanismo e stregoneria diabolica, rimase una elaborazione delle classi colte e le accuse di adorare il diavolo arrivarono sempre dai giudici e sacerdoti, mentre le classi basse, il popolo si preoccupava solo dei maleficia, che pensavano potessero nuocere concretamente e rimasero estranee al complesso corpus creato dai teologi. In Inghilterra, dove la situazione giuridica era tale che i giudici non potessero incriminare di propria iniziativa ma solo sulla base di denunce, che provenivano sempre dagli strati bassi, il crimine di stregoneria rimase quello di aver praticato la magia nera; in Francia, Germania ed Italia, ci fu spesso l’accusa di aver adorato il diavolo, sia per un differente ordine giuridico che per una forte penetrazione delle idee dei teologi, a causa dell’influsso cattolico o puritano.
Un aspetto della stregoneria diabolica è l’invocazione, con cui si evoca il diavolo, o più comunemente uno dei demoni inferiori per ottenere istruzione o assistenza, essa era solitamente parte di un rituale o cerimonia, in cui si cercava di operare qualche tipo di magia, solitamente la divinazione (guarda caso uno dei divieti più forti della Chiesa: non si può cercare di conoscere il futuro, perché solo Dio lo conosce e ne dispone per noi, che dobbiamo prendere quello che viene.). Il patto, dopo che il diavolo era apparso, si concludeva con una cerimonia formale: la strega acconsentiva a rigettare la fede cristiana, spesso calpestando simbolicamente la croce (pratica, quest’ultima, imputata anche ai templari ed ai catari… ma entrambi si sono sempre professati cristiani, quindi perché avrebbero dovuto farlo? Già, perché?), e ad essere ribattezzata dal diavolo, poi gli rendeva omaggio inginocchiandosi davanti a lui (spesso di schiena) o baciandogli il sedere; in segno di sottomissione il diavolo imprimeva un segno in un punto, solitamente nascosto, del corpo della strega, poi le impartiva istruzioni sul modo di fare i malefici per ottenere potere o ricchezza, in cambio della cessione dell’anima dopo la morte e sottomissione in vita. Una delle cause delle azioni della strega poteva essere, appunto, la possessione diabolica. Le streghe ed i maghi, rendendo omaggio al diavolo, si macchiavano di idolatria, di adorare falsi dei e rinnegare la fede cristiana, calpestando la croce, quindi erano allo stesso tempo maghi malefici ed adoratori del diavolo, quindi eretici, perché non riconoscevano a Dio la posizione esclusiva nell’universo che le dottrine cattolica e puritana sostenevano che egli avesse.
La credenza che un essere umano potesse fare un patto con il diavolo si trovava già in S. Agostino ma si diffuse nel IX sec, quando furono tradotte in latino varie leggende che ne facevano menzione, e divenne esplicita nel XII e XIII sec, quando, con la traduzione di testi magici islamici e greci, aumentò la pratica di quest’arte. Spesso fu praticata la negromanzia (invocazione di demoni o spiriti defunti), principalmente alle corti dei monarchi europei e del papa; coloro che la praticavano avevano più in comune con i maghi dotti antichi e rinascimentali, che con le streghe. Nel 500 e nel 600 i maghi rituali, praticanti quasi sempre magia alta non venivano generalmente qualificati come le streghe, in relazione al crimine di satanismo, ma in alcuni casi venivano perseguiti come tali; già dal 500, comunque, la figura del mago ha cominciato ed essere fusa in quella della strega, fino a confondercisi. Nel condannare quelle pratiche, i teologi (sostenuti da parte del papato ed inquisitori papali) dovevano rispondere all’obiezione che i praticanti perseguissero propositi positivi, come la conoscenza, e impartissero ordini, invece di prestare servizio ai demoni che evocavano. La risposta fu l’argomentazione logica (cioè della logica scolastica, la filosofia che dominò nel Medioevo) che i demoni non fornivano servigi senza chiedere qualcosa in cambio.
Il signore della notte
Probabilmente alcune donne avranno fatto o creduto di fare davvero patti con il demonio, per altre si sarà semplicemente trattato di seguire pratiche superstiziose, altre avranno conosciuto rimedi naturali e forse posseduto poteri sviluppati… ma questo è tutto ciò che si può dire.
L’antropoioga Margaret Murray sostiene che le streghe fossero mèmbri di un antico culto precristiano della fertilità, i cui benefici riti furono fraintesi; questa teoria è suffragata anche dal friulano Carlo Ginzburg, che scoprì un certo numero di streghe nella regione del Friuli, fra la fine del 500 e l’inizio del 600, facenti effettivamente parte di un culto della fertilità, le “signore della notte”.
Tutt’oggi nelle campagne del sud Italia, fra i contadini, sopravvive la credenza in benefiche figure femminili, chiamate proprio nella stessa maniera.
In ogni caso il culto collettivo non è mai stato provato; la paura di questo può essere derivata dall’effettiva esistenza di riunioni segrete di altri gruppi eretici e non è un caso che la pena di morte sul rogo fosse la stessa riservata, appunto, agli eretici, i catari in primis. L’accusa di essere anche loro tali, esponeva maghi e streghe a tutte le accuse che venivano formulate nel tardo medioevo contro gli eretici, e potevano essere processati da inquisitori papali; e non è un caso che i primi processi si svolgessero in zone in cui si processavano anche i valdesi, anzi, molti storici sostengono che la caccia ai valdesi diede il via a quella alle streghe.
Secondo quanto tramandato dalle fonti ufficiali, i catari erano dualisti, quindi accentuavano i poteri del diavolo sul mondo materiale. Lo scopo della cristianità, secondo la loro dottrina, era insegnare agli uomini a liberare la loro anima, che era spirituale, dal male in cui erano stati imprigionati.
Cristo, che era puro spirito, aveva fornito agli uomini i mezzi per realizzare tutto ciò (e se fosse tutta un’allegoria sulle possibilità e realtà della materia e dello spirito o della mente, che anche i maghi ed alcune streghe ben conoscevano?). Quindi, anche se il catarismo fu enfaticamente antidemonico, l’importanza data al potere del diavolo nell’universo e la sua elevazione a una posizione di quasi parità con Dio, condusse i difensori dell’ortodossia a ritenerli adoratori del diavolo.
Analogamente, il loro disprezzo per la procreazione, ritenuta opera del diavolo, poteva esperii all’accusa di praticare l’aborto e alimentare fantasie sull’infanticidio cannibalistico.
E’ da notare che, mentre le streghe, per la loro bassa cultura magica e sociale, erano considerate le serve e schiave del diavolo, i maghi e negromanti ne erano considerati i padroni. Venne data a questa figura una posizione predominante che non ha mai avuto nei rituali magici. Da un punto di vista sociale, ogni cultura ha sempre prodotto miti su persone con peculiari poteri o caratteristiche fisiche particolari, che sovvertirebbero le norme morali e religiose della società, appresentandone una minaccia. La loro esistenza è necessaria per definire e rafforzare le norme accettate. I valori sovvertiti variano in ciascuna società ma, poiché tutte hanno in comune valori morali simili, gli incubi prodotti possiedono aspetti comuni. Quindi l’infanticidio cannibalistico è sempre presente, come anche il ballare nudi o il darsi a pratiche sessuali licenziose, attività queste ultime che, fino ad epoca recente, molti hanno ritenuto tabù, e rispecchia la chiusura della chiesa verso il sesso.
La maggioranza delle streghe provenivano dalla classe contadina, quindi più povera ed ignorante, dove più forti erano le superstizioni popolari ed erano quasi tutte, appunto, donne, questo per varie ragioni: in quanto ritenute moralmente più deboli, sin dai primi tempi della cristianità, e più legate alla sensualità carnale (mentre è interessante notare come, dal 700, si svilupperà l’idea opposta, cioè deila passività sessuale della donnaangelo), secondo anche gli antichi pregiudizi della Chiesa. Inoltre il potere magico suppliva, in loro difesa, alla mancanza di potere sociale, ma spesso si trattava solo di accuse che i vicini rivolgevano per rancori personali. L’età era in maggioranza superiore ai 50 anni, quindi per l’epoca erano considerate persone anziane; di solito i rancori erano covati per anni, prima di denunciare. Alcune di loro erano davvero delle sagge guaritrici, quindi con un’esperienza acquisita grazie all’età, infine con la senilità, alcune manifestavano comportamenti antisociali o irrazionali, che davano adito a rancori e sospetti. Le donne di cinquant’anni, spesso vedove o nubili ed in ogni caso ormai prive di figli piccoli da crescere, suscitavano timore negli uomini, perché sessualmente indipendenti ed esperte e non soggette all’autorità maschile, mentre le ragazze, oltre ad essere più inesperte, dopo il matrimonio erano subordinate al marito; inoltre c’era la convinzione che nella senilità gli uomini potessero essere meno prestanti di loro. Solo la magia amorosa era imputata a donne giovani, di 20 o 30 anni. Il numero di uomini accusati era maggiore in caso di eresia o stregoneria a fini politici.
L’infanticidio cannibalistico e l’incesto sono stati già attribuiti dai Romani ai cristiani delle origini, visti come organizzazione segreta, perché si incontravano in effetti in segreto e perché il rito dell’eucarestia si prestava ad essere frainteso come cannibalismo.
Il sabba europeo è stato molto influenzato dalle concezioni del cristianesimo medievale. E’ interessante notare l’attribuzione alle streghe di celebrare una messa cattolica al rovescio, o parodia della messa, durante il sabba, accusa rivolta anche ad altri gruppi ereticali, prima ancora che ai satanisti. In realtà, se alcune streghe di adesso, in effetti, celebrano l’eucarestia sul corpo nudo di una donna, all’epoca questo non è mai avvenuto veramente.
La credenza che le streghe potessero volare aveva origini più popolari di quella associata al diavolo o alla società segreta. Esistevano in origine due credenze alla base di questa idea. La prima era quella di epoca classica che le donne potessero trasformarsi in gufi volanti o strigae che mangiavano i bambini. E’ interessante come nelle regioni del nord Italia tuttora sopravviva una tradizione, di origine longobarda forse, espressa in racconti di donne / streghe, che vivevano all’unisono con la natura ed avevano anche il potere di trasformarsi in animali. Questa credenza nelle streghe notturne è stata condivisa da numerose culture, comprese molte di quelle primitive odierne, e fu dominante presso le popolazioni germaniche anche in epoca antecedente l’influenza romana. Le strigae erano anche chiamate lamiae, con riferimento al mito greco di Lamia, mitica regina di Libia, amata da Zeus, che succhiava il sangue dei bambini per vendicarsi dell’uccisione dei suoi figli ad opera di Era.
La seconda credenza era che le donne partecipassero a cavalcate notturne in compagnia di Diana, dea della fertilità, associata alla luna ed alla notte e spesso identificata con Ecate, dea del mondo sotterraneo e della magia. La chiesa considerava Diana e le divinità pagane, specialmente ctonie e della fertilità, demoni. La scopa (in realtà si trattava del manico, non della scopa tutta intera, sono stati i pittori a dar corpo a questa immagine)come mezzo più comunemente utilizzato per volare, può avere tré significati: uno importantissimo, perché utilizzata nei riti di fertilità, suggerendo così un nesso con antiche divinità pagane, come ipotizzato dalla Murray; è un simbolo fallico, e si addice alle accuse di comportamenti sessuali lascivi; è anche un simbolo prettamente femminile e sottolinea la preponderanza femminile nei sabba.
Tutto il corpus di credenze sulla stregoneria, intorno alla metà del 400, aveva acquisito i suoi elementi fondamentali; furono scritti moltissimi trattati in merito, il più famoso dei quali è sicuramente il “Malleus Malleficarum”, scritto nel 1486 ad opera di due inquisitori domenicani. Il Rinascimento, iniziato in Italia alla fine del 300 e inizio 400 e diffusosi nel nord Europa nel 400 e 500, portò una critica alla cultura medievale ed al concetto di magia satanica; il neoplatonismo non attribuiva al diavolo fatti apparentemente magici ma sosteneva che l’uomo stesso poteva praticare la magia, sfruttando le forze naturali dell’universo. Molti umanisti rinascimentali praticavano la magia naturale, basata per lo più su testi classici riscoperti, affermavano che molte delle streghe medievali praticavano forme di superstizione contadina, e cercavano di dare alla loro arte una dignità intellettuale e morale che la Chiesa continuò a negarle. Ma il neoplatonismo non giunse mai ad una posizione predominante presso i circoli intellettuali europei; inoltre, anche se i suoi demoni erano molto diversi dal diavolo medievale, facilmente potevano esservi confusi.
Fu solo verso la metà del 600, quindi agli albori dell’epoca dei lumi o illuminismo, che gli intellettuali europei manifestarono uno scetticismo ancora più forte verso il complesso medievale e ne avviarono la revisione.
La paura delle streghe
In quali condizioni si potè generare la paura delle streghe? Le numerose calamità della fine del 300, in particolare la peste, detta anche la “morte nera”, la profonda crisi economica degli inizi dell’età moderna, il trauma della riforma protestante (gli storici concordano nel dire che l’età moderna inizia proprio con questa premessa religiosa: riconosciuta, in fine, la legittimità della fede protestante, si sancì il principio del “cuius regio eius religio”, secondo il quale ogni popolo avrebbe seguito la religione del proprio rè, uno dei motivi forti che portarono alla nascita di stati nazionali indipendenti come quelli di oggi) e le frequenti guerre e pestilenze crearono uno stato d’ansietà nelle popolazioni, che sfociò nella messa al bando di ogni comportamento che esulasse dalla moralità comune. La povertà portò ad un’ondata di ribellione sociale alla fine del 300 e la paura della ribellione, sedizione e disordini ossessionò in quell’epoca i mèmbri delle classi superiori. L’era della grande caccia alle streghe fu l’epoca delle grandi rivolte popolari nella storia d’Europa, guerre contadine, guerre civili e religiose, rivoluzioni nazionali e cambiamenti sociali, nonché di un tale aumento di popolazione che portò ad un’inflazione senza precedenti.
Forse alcune streghe portarono avanti, magari inconsapevolmente, parti di un culto e di una cultura più antichi, a tutt’oggi tramandati, in maniera consapevole o nella cultura popolare, e che, insieme a pezzi di altre dottrine potrebbero costituire una parte di un insieme più grande.
Trovo anche interessante il fatto che alle streghe venissero attribuite molte delle accuse e delle pratiche imputate ai catari e che nei primi processi per stregoneria, quando ancora era vivo il ricordo di quelli al gruppo ereticale, l’accusa fosse sempre solo di eresia, senza tutto l’impianto venuto dopo…
Tant’è che i primi processi avvennero nelle montagne del sud della Francia, dove si erano rifugiati i valdesi per sfuggire alle persecuzioni nei loro confronti e le prime streghe innanzitutto erano ritenute eretiche valdesi; molti storici concordano nel dire che la conseguenza ingigantita di quella caccia fu la caccia alle streghe propriamente detta. La caccia alle streghe nell’Europa moderna è diventata una forma di giustizia popolare, che le autorità hanno cercato di evitare. Per analogie con forma di persecuzione attuale, si possono considerare le varie forme di terrore giudiziario, a cui i governi sottopongono i dissidenti politici ed i devianti sociali; uno degli aspetti più tristi del XX secolo è la ripresa della tortura a fini processuali,come denunciato anche da Amnesty International.
L’episodio più recente, solitamente associato con le antiche cacce alle streghe, comunque, è l’interrogatorio di centinaia di americani, con cui, nei primi anni Cinquanta, comitati di Congresso cercarono di accertare la presenza di comunisti all’interno di governo, forze armate, industria e spettacolo. Uno degli “indagati”, Arthur Miller, scrisse il dramma “II Crogiuolo”, per denunciare le analogie fra le udienze di quella commissione ed i processi nella Salem del 1692. In entrambi i casi i cacciatori di streghe ed i giudici erano noti esponenti politici, la minaccia era percepita come interna ed esterna, la figura della strega / comunista scomparì nel corso della caccia, dopo che vi furono implicati ufficiali dell’esercito, favorendo un crescente scetticismo. Nella procedura penale, di là si ebbe un tribunale speciale, di qua due appositi comitati del Congresso, con poteri speciali; le accuse erano basate, spesso, sulla sola presunzione di colpa; vennero fatte enormi pressioni sui testimoni per indurii a fare nomi e, se non venne usata la tortura fisica, non furono risparmiate le altre forme di coercizione morale. E poi gli omosessuali, gli immigrati, i fumatori (no, io non fumo, ma persone appena ritornate da New York assicurano che il fenomeno ha raggiunto la nevrosi … per il fumo delle auto però no!)…
Esempi piccoli, esempi grandi ma l’ammonimento che presentano è sempre lo stesso…