Chi erano le streghe

La maggior parte delle persone accusate di stregoneria era di sesso femminile
L’idea che le donne fossero più facilmente soggette a cedere alla tentazione del Maligno deriva dalla profonda misoginia insita nella cultura medievale, che si riflette in opere come il Malleus maleficarum (Il martello delle streghe). Nel Malleus si arriva a concludere che “la stregoneria deriva dalla lussuria della carne, che nelle donne è insaziabile”. Tale convinzione non è però patrimonio solo degli ambienti clericali, ma anche di quelli laici, come testimoniano le affermazioni di Bodin e Boguet.
Quali donne incorrevano nell’accusa di stregoneria?

Da una pagina del Compendium maleficarum, di Francesco Maria Guazzo.
Erano particolarmente esposte all’accusa le levatrici, le bambinaie, le cuoche e le guaritrici, donne che in genere potevano avere competenze e conoscenze particolari, quali l’uso delle erbe per la preparazione di unguenti e rimedi. Queste conoscenze venivano ritenute facilmente trasferibili in un contesto di magia nera. Levatrici e bambinaie subivano l’accusa perchè professionalmente a contatto con i bambini in un’epoca di elevatissima mortalità infantile e neonatale. Poichè le streghe venivano considerate avide di bambini non battezzati da sacrificare al Diavolo per cibarsene durante il Sabba, queste professioni esponevano al rischio di accusa di stregoneria in misura notevole.
Dai documenti processuali l’età media delle streghe elevata e il loro stato civile era più frequentemente quello di vedove o non coniugate, come risulta dalle tabelle sotto riportate (1). Le vecchie venivano ritenute sessualmente avide e quindi facile preda del Maligno che si presentava loro come un partner sessuale giovane e attraente.
Questa convinzione è facilmente spiegabile con la paura maschile nei confronti di una donna sessualmente libera ed esperta.

RegioneAnniConiugateVedoveNubili% Coniugate
Città di Toul1584-16231729736
Basilea1571-1670110601161
Montbéliard1555-166131251150
Contea di Essex16452221843
Contea di Kent1560-170011241925
Scozia1560-172724567770
Salem1692-169368224052
Svezia1668-167649193249
Ginevra1537-1662104815044
Venezia1550-1560170713262

Storia della stregoneria
Con il termine “stregoneria” si possono intendere due tipi di attività: la pratica della magia nera e la pratica della magia bianca. La prima attua malefici: recitare incantesimi per provocare malattie, bruciare sostanze magiche per causare la caduta della grandine e quindi la distruzione dei raccolti, annodare strisce di cuoio per provocare l’impotenza in un uomo, causare la morte di qualcuno trafiggendo pupazzi o bambole di cera. La seconda consiste in atti divinatori per predire il futuro o ritrovare oggetti smarriti o in pratiche magiche di guarigione. Inoltre, per certi autori, in tutte le forme di magia si distinguono una magia “alta”, che si declina come alchimia o come divinazione negromantica e necessita un insieme di conoscenze sofisticate, ed una magia “bassa”, che si limita alla formulazione di incantesimi.
La pratica del maleficio, non è però l’unico atto attribuito alle streghe: l’altro è la loro relazione con il Diavolo. Questo comportamento diabolico è il carattere distintivo del concetto europeo di stregoneria all’inizio dell’Età Moderna da quello delle società primitive.
La cumulazione della pratica del maleficio con il satanismo si definisce completamente intorno alla seconda metà del ‘400. Il motivo per cui, fino al ‘600, resistettero le idee relative a questo concetto cumulativo di stregoneria è probabilmente da ricercarsi nella convinzione che il Diavolo avesse uno smisurato potere nell’influenzare le vicende umane, convinzione suffragata da eventi calamitosi quali la peste, le guerre, le carestie, attribuite all’attività del Maligno. Con l’avvento del pensiero cartesiano, la credenza nei sistemi filosofici e religiosi sui quali tali credenze si fondavano cominciò a vacillare. La nuova mentalità meccanicistica portò ad una visione del mondo che escludeva demoni e spiriti dai fenomeni naturali e quindi all’abbandono di credenze basare sul pensiero aristotelico-scolastico.
Alla fine del XVIII° secolo la caccia alle streghe appartiene definitivamente al passato. In Germania l’ultimo processo è datato 1728. Le credenze popolari nella stregoneria sopravvissero però più a lungo e talora condussero al delitto nei confronti di persone sospettate di pratiche malefiche anche dopo molto tempo che le esecuzioni legali erano cessate. La stregoneria è ancora un fatto attuale. Alcune streghe moderne sostengono che le loro precorritrici fossero donne dedite ad un antico culto della fertilità e non adoratrici del Diavolo. Un’analogia con il passato risulta però discutibile e complessa.
La caccia alle streghe
La caccia alle streghe iniziò nel ‘400, si intensificò nella seconda metà del ‘500 e declinò a partire dalla fine del ‘600. Ebbe significative specificità regionali tanto che ogni singolo episodio meriterebbe una discussione propria. Si verificarono piccole e grandi cacce, intendendo per queste ultime quelle che provocarono da 10 a 100 e più vittime.
La maggior parte delle condanne per stregoneria fu la conseguenza di processi condotti in modo legale. Le autorità avversarono sempre, per quel che ci è dato sapere, ogni forma di giustizia sommaria.
I processi alle streghe riflettono le innovazioni giuridiche introdotte tra il XIII° e il XIV° secolo, quali per esempio l’uso della tortura. Prima del 1200, un’azione penale si articolava in due fasi: l’accusa formulata sotto giuramento da un soggetto privato e la condanna o l’assoluzione da parte del giudice in base all’ammissione della colpa da parte dell’accusato o di prove convincenti fornite dall’accusatore.
In casi dubbi si ricorreva all’ordalia, cioè la richiesta a Dio di un segno della colpevolezza o dell’innocenza dell’accusato. Un’altra modalità per risolvere le questioni dubbie era quella del duello tra accusato e accusatore. Dopo il Concilio del 1215, per una serie di motivi, la Chiesa proibì agli ecclesiastici di partecipare alle ordalie. I processi cominciarono allora a basarsi sul sistema inquisitorio, secondo il quale i membri di una comunità o un magistrato potevano citare in giudizio una persona sulla base di informazioni o di voci. I giudici assunsero il compito di investigare i fatti, procedendo agli interrogatori e documentandoli per iscritto. Mentre con l’ordalia si richiedeva l’intervento divino, con il metodo inquisitorio era necessaria l’acquisizione di prove decisive. Tali prove erano la testimonianza di almeno due testimoni o la confessione dell’imputato. Appare allora chiaro come, in assenza di testimonianze decisive come spesso accadeva in merito a crimini occulti quali stregoneria ed eresia, i giudici dovessero basarsi sulla confessione e ricorressero alla tortura per estorcerla. 

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