Venti di guerra dall'Iran alla Turchia

di Luciano Sampietro
In questo mese hanno avuto luogo in Iran le cruciali elezioni per il rinnovo del parlamento, che da quelle parti viene chiamato Majlis. I risultati ufficiali non sono ancora stati resi noti, ma si sa che fin qui i conservatori hanno ottenuto 135 seggi su 290 e i progressisti o assimilati 65. Si può fin da ora affermare, comunque, che quando sarà stato completato il secondo turno. Il partito di Khamenei e Rafsnjani, cioè quello degli ultraconservatori, avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e non è casuale che nel distretto di Theran il primo degli eletti sia risultato il genero di Khamenei Adel Haddad ed il secondo l’ex presidente del parlamento Mehdi Karroubi, che ha di recente abbandonato i progressisti per entrare nelle file dei conservatori.
Com’è noto, il risultato è frutto dell’esclusione dalle elezioni di circa 2.000 candidati da parte del Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione, organo costituzionale sotto il diretto controllo del capo religioso supremo Khamenei e, tre l’altro, appunto deputato ad ammettere alla competizione elettorale solo candidati di provata fede islamica. Il Paese è stato percorso in questi giorni da un sussulto di ribellione, che ha determinato l’uccisione da parte delle forze dell’ordine di numerosi dimostranti e l’impiccagione di due di loro sulla pubblica piazza.
I progressisti, indignati per la decisione del Consiglio dei Guardiani, hanno disertato in massa le urne (ha votato solo il 50%), così commettendo un clamoroso errore: avrebbero dovuto rapidamente proporre altri candidati, pur di contrastare la manovra conservatrice e mantenere il controllo del parlamento. Dal canto suo il presidente Katami ha ancora una volta dimostrato tutta la sua debolezza sia politica sia caratteriale, limitandosi a una sommessa protesta per l’esclusione dei candidati del partito che lo sosteneva, ma alla fine subendo il sopruso, così confermando il suo definitivo tramonto politico.
La presa del parlamento da parte dei conservatori avrà come conseguenze il ricompattamento di tutti gli organi del potere nelle man di Khamenei o meglio, del vero padrone dell’Iran, Hashemi Rafsanjani ed è da prevedere che alle prossime elezioni presidenziali il debole Katami non si ricandiderà.
E’ dunque da prevedere per l’imminente futuro la restaurazione di un Iran integralista e anti occidentale e non sarà cosa da poco: si tratta di un Paese di oltre 70 milioni di abitanti dei quali oltre la metà compresa tra i diciotto e i trent’anni, con un esercito bene armato ed equipaggiato grazie alla Russia, che ha registrato uno scoppio demografico tale da avere un tasso di disoccupazione di oltre il 50%, elemento questo, come la storia insegna, idoneo ad innescare una guerra di espansione.
Avverrà dunque questo in un prossimo futuro? A leggere le Centurie sembrerebbe proprio di si:

Fuoco ed armi vicino al Nero Mare,
verrà la Persia ad occupar Tresibonda,
Paro, Mitilene e Malta tremare,
di sangue arabo greve d’Adria l’onda”.

Ma l’espansione non si fermerà alla Turchia che, secondo Nostradamus, finirà per allearsi con il fronte islamico, ma giungerà all’Europa.
Quando tutto ciò dovrebbe accadere? Secondo la cronologia che ritengo di aver individuato, dovrebbe essere molto più presto di quanto si possa immaginare. Non trascuriamo dunque di seguire le vicende di quel cruciale scacchiere internazionale. 

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