I 500 anni del re delle profezie

di Luciano Sampietro
Domani (14 dicembre) si compiranno 500 anni dalla nascita di Nostradamus, che venne alla luce il 14 dicembre 1503 a Saint Remy de Provence. Ritengo doveroso per una volta accantonare l’analisi di quartine, sestine e presagi alla ricerca del tempo futuro e ricordare questo illuminato del Rinascimento, da molti visto, per superficiale conoscenza, come un personaggio negativo e maligno. Molti non sanno che Nostradamus svolse la professione di medico, con risultati eccezionali soprattutto nella cura della peste. E va detto che a questa negativa opinione sull’uomo hanno contribuito migliaia di sedicenti interpreti, consolidando il convincimento che quanto da lui scritto era inattendibile. Eppure, basta leggere le Centurie per rendersi conto che i versi trasudano cultura enciclopedica. Che abbraccia ogni campo dello scibile, dalla mitologia alla storia, dall’astrologia all’astronomia, dalla filosofia alla medicina. Nostradamus usa questo suo sapere per vestire le sue profezie. Perché Nostradamus non va interpretato, ma risolto, come succede per i rebus o le sciarade, che hanno una e una sola soluzione. E la profezia che ne esce risulta netta.
Ma non dovrebbe essere lontano il tempo in cui tutti potranno toccare cum manu le capacità divinatorie del Veggente, perché egli, prima di criptare le sue previsioni aveva scritto tutto quanto “in chiaro”, o meglio, come lui stesso dice, “in soluta oratione” e il manoscritto della storia futura dell’umanità fino al 02 giugno 2025 (data della fine delle sue profezie da me individuata), è prossimo a rivedere la luce, estratto dal nascondiglio che lo ha custodito per quasi quattrocento e cinquant’anni, così come prevede la quartina VIII, 66:

Quand l’escripture D.M. trouvee,
Et cave antique a lampe descouverte,
Loy, Roy & Prince Ulpian esprouvee,
Papillon Royne et Duc sous la couverte.

La quartina chiarisce che quando sarà trovata la scrittura D.M. sarà stata aperta alla luce un’antica cavità…ma non voglio aggiungere altro, se non che sulla sigla D.M. si sono date le più disparate interpretazioni. Sarebbe bastato ragionare sul fatto che essa deve celare parole che abbiano sillabe sufficienti per obbedire alla regola dell’endecasillabo francese, per scartare tutte le soluzioni. Il ritrovamento dell’opera in chiaro, costituirà uno degli eventi più importanti di questo nostro turbolento inizio millennio. 

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