La fotografia paranormale

Fin dagli albori della fotografia sono emerse anomalie ottiche inspiegabili spesso confermate dalle analisi dei maggiori esperti di fotografia. Uno dei primi ad accorgersi del fenomeno fu William Mumler, un incisore di Boston che ne sfruttò le potenzialità commerciali aprendo uno studio specializzato in fotografie spiritiche. Tale attività gli procurò, però, una serie di accuse di frode e di guai giudiziari che lo costrinsero a trasferirsi a New York (1869). Qui divenne molto famoso, ma la notorietà gli portò anche altre grane giudiziarie. Fu portato in tribunale con l’accusa di truffa, tuttavia fu assolto non solo per mancanza di prove nei suoi confronti, ma anche per le testimonianze favorevoli di personalità eminenti. La più famosa di queste personalità fu la vedova del presidente Lincoln che si presentò ad una seduta sotto falso nome. La sua vera identità fu conosciuta solo quando, una volta sviluppata la foto, apparve la sagoma del suo defunto marito dietro di lei. La signora Lincoln, con grande imbarazzo di almeno un biografo, continuò a ritenere di origine spiritica la suddetta immagine.
Con Mumler nacque la professione del fotografo spiritico che riscosse molto successo, tanto da annoverare un consistente numero di professionisti tra le sue fila. Chiaramente la natura stessa dei fenomeni paranormali avrebbe reso improduttiva questa attività, essendo questi difficilmente replicabili a comando. E’ evidente che, dovendo sopperire alla mancanza di fenomeni realmente anomali, questi fotografi si attrezzarono per poterli simulare (foto n. 3/4/5). Si può affermare con certezza che la stragrande maggioranza delle immagini spiritiche di tali fotografi fu frutto di una frode, spesso talmente evidente da risultare quanto meno grottesca. Ciononostante si ottennero immagini le cui caratteristiche erano tali da essere difficilmente contestabili, come quelle di persone morte prima dell’avvento della fotografia. A questo punto è bene precisare che la “fotografia paranormale” non comprende solo la fotografia spiritica ma anche la scotografia e la psicografia. La scotografia è un tipo di fotografia ottenuta senza l’uso della macchina fotografica, ma utilizzando la sola pellicola in un ambiente buio o avvolta da involucri o da schermature su cui il sensitivo impone le mani o semplicemente si avvicina.
Ciò produce sulla pellicola: bagliori, macchie luminose o la stessa mano del sensitivo. Tale fenomeno farebbe pensare ad una sorta di irradiazione elettromagnetica diretta sensitivo-pellicola di tipo fisico, escludendo eventuali proiezioni PK della psiche. La psicografia è, invece, un tipo di fotografia ottenuta mediante l’influenza psichica di soggetti particolarmente dotati sull’emulsione chimica della pellicola fotografica; su tale supporto il sensitivo proietta delle immagini pensate. A questa categoria appartengono le fotografie prodotte dal famoso sensitivo Ted Serios (foto n. 6). Ma al di là di questa categorizzazione possiamo affermare, citando il noto esperto di fotografia paranormale Cyrill Permutt, che: “le fotografie paranormali possono essere distinte in due gruppi principali: quelle che registrano fenomeni paranormali visibili e quelle che sono il risultato dell’azione diretta di influenze paranormali sulla pellicola o sulla carta sensibile stessa. Ognuno di questi gruppi può essere a sua volta diviso in casi spontanei che avvengono senza l’intervento dell’osservatore e casi provocati, come esperimento, sotto controllo”. E’ nostra intenzione, in questo articolo, affrontare l’analisi di quelle immagini che hanno registrato delle anomalie non visibili al momento dello scatto (immagini extravisive). Tale interesse è dettato dal fatto che la maggior parte delle facoltà paranormali sono per definizione non fisiche e quindi non visibili. Ecco che la fotografia delle anomalie extravisibili può giocare un ruolo fondamentale nel campo di ricerca della parapsicologia: può cioè rendere palesi quelle forme energetiche che sono alla base della gran parte della fenomenica psi.

LA RICERCA
Ad un’attenta analisi dell’arco evolutivo della fotografia psichica abbiamo potuto osservare come il periodo di tempo che va dal 1860 al 1920 fu particolarmente prolifico di immagini “insolite” e che il fenomeno è andato poi scemando sempre più negli anni successivi, fin quasi a scomparire. Ciò ci ha convinti, corroborati anche dal parere di eminenti studiosi, che la causa potesse risiedere nelle diverse caratteristiche tecniche dei materiali usati. Infatti sia le ottiche che le emulsioni fotografiche del passato presentano una sensibilità spettrale molto differente da quella degli apparati moderni. A tal proposito può essere utile fare una osservazione comparativa di alcune rappresentazioni grafiche: le figure A e B riportano i valori di sensibilità relativi ai vetri ed alle lastre d’epoca vittoriana, mentre le figure C e D quelli relativi ai moderni materiali. Risulta evidente la differenza sensitometrica e soprattutto la maggior purezza nella banda dell’ultravioletto dei materiali d’epoca. E’ chiaro quindi che la variabile in gioco da noi tanto ricercata fosse la eccezionale sensibilità all’ultravioletto.
Alle caratteristiche spettrali dianzi citate, relative ai materiali di quel tempo, si aggiungevano anche quelle della scarsa sensibilità alle frequenze più lunghe dello spettro visibile e l’uso frequente di illuminazione artificiale con sorgenti al magnesio, ricchissime di radiazioni UV. In pratica il progresso tecnologico nell’intento di migliorare le caratteristiche di sensibilità e risoluzione nella banda visibile dello spettro ha occluso quello spiraglio sull’ignoto che un tempo avevamo. Naturalmente l’ultravioletto non è l’unica variabile in gioco, anche se forse è da considerarsi la più importante; ciò è comprovato dal fatto che ancora oggi, seppur con minore intensità rispetto al passato, continuano a prodursi “anomalie” fotografiche. L’analisi del materiale fotografico e dei dati dei ricercatori che ci hanno preceduto, ha ulteriormente rafforzato in noi l’ipotesi che i campi energetici di natura psi espletano la loro azione in un range spettrale diverso da quello del visibile umano. Le caratteristiche delle ectoplasmie e delle radiazioni bioenergetiche nonché della loro interazione con i sistemi fisici, ci ha fatto intuire come tali energie abbiano una propria consistenza semimaterica con precise particolarità densitometriche. Spesso le cronache delle sedute spiritiche del passato segnalavano la presenza di nubi energetiche simili al vapore acqueo, anche se con caratteristiche differenti da quello naturale, come la presenza di luminescenza. La scienza, da parte sua, ha scoperto già da molti anni l’emissione luminosa di corpi vegetali ed animali: tale pulsazione ultradebole è stata definita “bioluminescenza”. Questa emissione elettromagnetica, pur essendo molto debole, pare essere di natura coerente come la luce laser e la sua intensità, espressa in colpi fotonici, varia dai 10 ai 1000 fotoni/secondo. Essa può aumentare considerevolmente in caso di morte biologica dell’essere vivente fino a cento o addirittura mille volte. Esperimenti estremamente interessanti condotti nella seconda metà degli anni ’60 a Novosibirsk (Siberia) da scienziati sovietici dimostrarono come delle cellule in coltura irradiassero informazioni sotto forma di raggi ultravioletti. Ciò confermava quanto emerso negli studi condotti dall’istologo Russo Alexander Gurvitch negli anni ’20 e ’30: le cellule viventi producono una radiazione invisibile. Tale radiazione fu da lui denominata radiazione mitogenica. In questo stesso periodo altri ricercatori (Cremonese, Protti, Timosetta, Popp, etc.) documentavano la presenza di radiazioni anche in frequenze ottiche ed infraottiche. Nell’ex Unione Sovietica alcuni scienziati sono riusciti a registrare le allucinazioni visive di alcuni soggetti psicotici posizionando con sistemi opportuni delle macchine fotografiche, il cui obbiettivo era collegato a semplici maschere da sub, a circa 30 cm dai loro volti. Queste ultime ricerche hanno consentito di fotografare delle immagini riproducenti le visioni oniriche o le allucinazioni psicotiche che i soggetti sottoposti all’esperimento dichiaravano di vedere, così da lasciar ipotizzare una qualche forma di radiazione emessa dai loro occhi. Anche il dottor Victor Inyushin, esperto in bioenergetica, ed i suoi colleghi dell’Università Statale del Kazachistan hanno esplorato le emanazioni ultraviolette dei sistemi viventi, in particolare quelle provenienti dagli occhi degli animali e degli esseri umani. Questo studioso è riuscito a fotografare tale effetto utilizzando pellicole sensibili all’ultravioletto e filtri capaci di isolare le radiazioni termiche. A conferma della realtà di questo fenomeno esistono oggigiorno diversi gruppi di ricerca che in tutto il mondo perseguono lo stesso intento: misurare tutte le radiazioni emesse dai sistemi viventi. Una delle ricerche più interessanti è in corso da alcuni anni presso la Nippon Medical School della Denki University di Tokyo. Qui gli studiosi del Bio-Emission Group partendo dalla constatazione che esistono individui che raggiungono particolari stati mentali durante la pratica del qigong, della meditazione o semplicemente della concentrazione, mostrando anomale funzioni somatiche, hanno deciso di misurarle. L’intenzione è quella di portare chiarezza sugli sconosciuti fenomeni provocati da tali soggetti, come le anomale irradiazioni termiche volontarie, utilizzando due tipi di misurazioni:

Onde cerebraliInfrarosso
CardiogrammaBiofotoni
PulsazioniCampo magnetico
EsalazioniCampo elettrico
 Onde radio
 Onde sonore

Anche noi abbiamo effettuato esperimenti nel campo della biofotonica utilizzando una vasta gamma di apparecchiature. Tali strumenti, dalle caratteristiche tecniche più varie, ci hanno consentito di monitorare, studiare ed analizzare il “biocampo” di un buon numero di soggetti (sensitivi e non). Le apparecchiature usate sono le seguenti:
1. macchine fotografiche tradizionali con normali pellicole, con o senza l’illuminazione flash;
2. macchine fotografiche speciali con obbiettivi al quarzo e speciali emulsioni filtranti per le bande dell’ultravioletto e dell’infrarosso, con o senza l’illuminazione flash;
3. filtri ad alta discriminazione elettromagnetica (per l’analisi di una specifica frequenza), accompagnati da sorgenti luminose prodotte da speciali lampade ad arco, al neon o ai vapori di mercurio;
4. fotomoltiplicatori (amplificatori ottici dotati di un fotocatodo al cui interno si eccitano le particelle luminose amplificando la loro intensità da 10.000 a 90.000 volte);
5. sistemi per la ripresa video a tubo catodico e a CCD;
6. sensori CCD raffreddati termoelettricamente per lunghe esposizioni con correnti di buio inferiori a 0,1 elettroni/sec per pixel;
7. Unità di visualizzazione ad immagine termica (TI) con sensore FPA di tipo matriciale e a focalizzazione diretta di seconda generazione (matrice di 320 x 240) con valori di sensibilità, rispetto al rumore di fondo, di appena 10 milliKelvin con raffreddamento termoelettrico e operante nella finestra spettrale tra gli 8 e i 14 micron.
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto sin qui esposto, risulta chiaro come in questo specifico settore della ricerca psichica l’arma vincente ha un solo nome: tecnologia. E’ innegabile, infatti, che i progressi tecnici e i costi più contenuti degli apparati elettronici consentono ad un nutrito gruppo di ricercatori di acquisire dati fondamentali per la comprensione dei fenomeni; addirittura possiamo affermare che alcuni settori non potrebbero nemmeno esistere, ad esempio quello della transcomunicazione che utilizza strumenti quali il registratore audio, il videoregistratore, la televisione, il telefono e ora anche il computer. Quindi la tecnologia ha aperto spiragli impensabili fino a pochi decenni fa, per cui è realistico prevedere per i prossimi decenni sviluppi eclatanti. In un articolo intitolato Midnight Watch apparso Sul giornale scientifico “New Scientist” il ricercatore americano Randy Liebeck ha affermato: “Ci sono stati più progressi negli ultimi due decenni che negli ultimi 200 anni”. Ora è infatti possibile non solo fotografare, ma anche analizzare scientificamente le cosiddette “presenze”. Inoltre l’altissima diffusione di macchine fotografiche e videocamere sta consentendo di raccogliere un numero sempre più crescente di immagini anomale, apportando un maggiore contributo alle conoscenze che oggi abbiamo di tali manifestazioni. Onde evitare facili entusiasmi, è comunque doveroso precisare che la complessità e la multiforme struttura del fenomeno richiederanno ancora molti anni perché ci si possa fare un quadro reale dello stesso. Ciò che è fin qui è emerso ha infatti consentito di tracciare i contorni, seppur vaghi, di un vero e proprio universo “polifenomenico” composto dalle più disparate strutture energetiche. Si dovranno quindi classificare le varie forme di energia e studiare le elusive dinamiche che sottendono la emergenza delle stesse. Il nostro spazio-tempo è probabilmente intersecato da tali energie parafisiche. Possiamo, con metafora pascaliana, sostenere che si caratterizza per avere “il centro dappertutto e la circonferenza da nessuna parte”. Riuscirà l’uomo a squarciare gli spazi infiniti e ad interrompere gli eterni silenzi che lo separano da una verità sin troppo evidente? 

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