OBE: panoramica sul fenomeno – parte 3ª

LE TECNICHE
L’esperienza di molti ha mostrato che con l’applicazione di alcuni metodi è possibile indurre un’OBE volontaria.
Verrebbe da pensare che sia una meravigliosa occasione per molti scettici professionisti per sperimentarla personalmente: senonchè l’origine dello scetticismo a oltranza ha troppo spesso origine proprio da una profonda paura che sia tutto vero! Comunque sia, non sono poi molte le persone che decidono di sperimentare personalmente, anzichè leggerne o parlarne soltanto. Sta di fatto che le tecniche ci sono, e spesso (ma non sempre) funzionano. Vi presento molto succintamente i miei consigli, relativi all’induzione della proiezione dolce e di quella forzata.Voglio puntualizzare una cosa: qualcuno, specialmente dopo la lettura di esperienze sciamaniche (mi riferisco in particolare ai libri di Carlos Castaneda) potrebbe pensare di agevolarsi il compito assumendo sostanze psicotrope, magari solo marijuana o hashish. Lungi da me ogni moralismo, e non sarò io a negare che effettivamente la cosa possa a volte funzionare, ma vi garantisco che i danni che quasi sicuramente subirete nell’inconscio saranno importanti e prima o poi emergeranno. Quello che spesso non si comprende è che l’iniziazione ad esperienze sciamaniche avviene sotto una direzione competente e in un contesto mistico, il che di per sè orienta positivamente l’esperienza, quale che essa sia; fuori da questa modalità, soprattutto con le sostanze più energiche, c’è la concreta possibilità di un’esperienza molto molto brutta, ben diversa dalla piacevolezza propria dell’uso “normale” delle sostanze, per il fatto che ci si apre volontariamente ai livelli astrali più pesanti. Per inciso, la citata volontarietà dell’apertura ai livelli grevi fa cadere la protezione da interferenze esterne, anche da parte di entità non amichevoli, o addirittura ostili! Liberi di non crederci. Poi, lo ripeto ancora una volta, un’esperienza molto negativa “blocca” la possibilità di altre esperienze future, quindi decisamente non conviene. Naturalmente lo stesso discorso vale per l’alcool usato a tale scopo.

Ora però passiamo all’esposizione delle tecniche.
La Preparazione Generale
A) Non vi sembri una banalità se raccomando per prima cosa di informarsi leggendo il più possibile buoni libri sull’OBE: non certo per autosuggestionarsi e autoilludersi, bensì per il fatto che molti errori e blocchi psicologici possono essere evitati conoscendo prima l’argomento e le situazioni. Inoltre – e in questo senso l’autosuggestione è ricercata ed utile – familiarizzare piacevolmente con l’idea di fluttuare in aria e volare può agire attraverso l’inconscio sul corpo astrale, facilitandovi l’uscita.
B) Il giorno prima cercate di stancarvi fisicamente molto, senza riposare. Per tutto il giorno evitate l’assunzione di alcolici e caffè o tè, mangiate molto leggero e comunque non meno di quattro-cinque ore prima di coricarsi; se potete resistere però è meglio il digiuno.
C) L’ambiente, di solito la stanza da letto, è molto importante: vi deve essere silenzio assoluto, anche il ticchettìo di una sveglia potrebbe disturbare. Per questa ragione l’ora più adatta è a notte fonda. Se proprio non volete stare nel buio assoluto, potete lasciare accesa una debole luce diffusa; va benissimo uno di quei punti luce di sicurezza da inserire nelle prese (qualcuno riferisce che la luce può disturbare molto il doppio, personalmente ritengo di no, semmai la luce può disturbare il corpo fisico che cerca di rilassarsi!).
D) La posizione del corpo deve essere tale da non provocare costrizione alcuna in nessuna parte del corpo. E’ consigliabile sdraiarsi supini sul letto, con le braccia distese ai lati del corpo e le gambe leggermente divaricate, che non si tocchino tra loro. La testa dovrebbe appoggiare su un cuscino non troppo alto. Se la temperatura lo consente, è meglio restare scoperti, altrimenti usare una copertura molto leggera.
E) Rilassatevi, eliminando gradualmente tutte le tensioni muscolari. Fatelo, se possibile, col training autogeno. La tecnica del rilassamento, qualunque essa sia, non si impara in un attimo, perciò sarà meglio esercitarsiCome avrete capito, lo scopo delle indicazioni ai punti B, C, D e E è quello di avere il meno possibile di stimolazioni sensoriali, sia provenienti dall’esterno, che dall’interno del corpo.
Ricapitolando: siete in ambiente tranquillo, nella posizione giusta, e siete rilassati. La preparazione generale si arresta qui. Da questo momento siete pronti per scegliere se tentare di effettuare la proiezione dolce oppure quella forzata.

Per tentare la proiezione dolce:
La proiezione cosiddetta dolce è quella più comune e conosciuta, e si può raggiungere anche dal sonno: generalmente mentre si sogna “ci si ricorda” dapprima che si è in un sogno (sogno lucido), poi la grande concretezza degli ambienti e dei nostri pensieri ci fa capire di vivere un’OBE. Essa può essere un evento sporadico e inatteso, spesso unico in una vita. Ma a noi siamo qui interessati a ricercare attivamente il fenomeno, pertanto ne darò qui la tecnica essenziale. Prima di tutto è necessario essere capaci di rilassarsi veramente, e non è proprio così facile, perciò esercitatevi prima. Poi, è bene darsi un bersaglio, a breve o lungo raggio: una persona cara da “visitare”, un luogo interessante, ecc., o anche un oggetto fortemente desiderato. In tal senso qualche trucco che sfrutti gli automatismi psichici può aiutare: se per esempio restate senza bere per qualche tempo, e predisponete un bicchiere d’acqua sul tavolo della cucina, nel sonno il vostro inconscio lavorerà per voi con una forte motivazione a spingervi fuori dal letto e dal corpo, verso il bicchiere! Ora dovreste ricreare la sensazione di uscire dal corpo galleggiando dolcemente, senza peso. Aiutatevi visualizzandovi mentre siete sdraiati supini sul fondo di un ascensore che sale (o in una mongolfiera…), e cercate di immaginare mentalmente la sensazione di salita.
Il momento più adatto per fare questo è quando si sente il caratteristico torpore che indica che il corpo sta per cadere preda del sonno: allora è il momento per tentare di prolungare la coscienza e usare la visualizzazione. Il torpore indicato arriva ciclicamente più volte per notte, è necessario allenarsi a riconoscerlo.

Per tentare la proiezione forzata:
Ho già detto perchè sarebbe meglio evitarla, può essere molto sgradevole; se tuttavia coi metodi normali proprio non riuscite, tenete presente che gli inconvenienti – almeno per i principianti – sono in due momenti: dove andrete a finire se riuscite, e come rientrerete;
Dove andrete: Uscendo in modo forzato sarete troppo densi: è molto probabile che rientrerete immediatamente perchè il corpo fisico è rimasto comunque troppo sveglio; se invece non rientrate subito inevitabilmente vi accorgerete di essere finiti nel cosiddetto “basso astrale” dove – semprechè vi restiate abbastanza – farete generalmente veri incontri sgradevoli, comunque innocui (l’atmosfera potrebbe sembrare facilmente come quella di un incubo).
Come rientrerete:Uscendo in modo forzato quasi sempre si rientra in modo forzato; si “precipita” cioè letteralmente nel corpo, subendo la “ripercussione”, ovvero la violenta ricaduta nel corpo, seguita da un fastidioso formicolìo con torpore, con qualche disturbo per un pò di tempo: per rimettere tutto a posto basta un sonnellino.
Tutto qui, siete avvisati! (…ma cosa non si farebbe, pur di avere l’esperienza…)
Ecco cosa fare, in tre punti:
1) Predisporre le cose in modo da avere sempre le condizioni facilitanti generiche (digiuno, stanchezza fisica, buio, silenzio, ecc). Logicamente, l’ora migliore è a notte fonda, ma c’è anche un momento migliore per il corpo, che sopraggiunge all’incirca ogni ora e mezza, riconoscibile da una lieve onda di torpore che invade il corpo.
2) Esercitarsi per qualche giorno a percepire e a “spostare” l’energia sottile nel corpo: quando si è adempiuto al punto 1, chiudere gli occhi, rilassarsi, poi senza nessuna tensione muscolare cercare di spingere se stessi da dentro il corpo dapprima in avanti, come cercando di muoversi “oltre la pelle”, poi nello stesso modo all’indietro, poi a sinistra, a destra, in alto e in basso, più volte. Con questa procedura in qualche modo il legame fra i corpi fisico e astrale si allenta
3) Quando si è pronti, e sistemati secondo il punto 1, visualizzare il proprio “Io” al centro della testa, dietro gli occhi, richiamare in quel punto tutta l’attenzione e l’energia del corpo, poi cercare di “spingere” la consapevolezza fuori dal vertice del cranio; non occorre uno sforzo eccessivo (che potrebbe anche risultare pericoloso) quanto invece mantenere a lungo la tensione, per poi mollare quando si è stanchi; dopodichè bisogna percepire l’energia che si ridistribuisce regolarmente nel corpo, sotto forma di formicolìo che torna verso gli arti; ripetere il tutto più e più volte, con convinzione e continuità; è necessario insistere, stancarsi; il successo è vicino quando si comincia a percepire una sorta di “vertigine” ogni volta dopo aver mollato… Il “momento X”: la proiezione forzata dovrebbe arrivare all’improvviso, proprio quando si è davvero troppo stanchi per proseguire, si è magari convinti di aver solo perso tempo, e si “crolla” dal sonno! Prima o poi funziona quasi con tutti, ma bisogna perseverare.

Ecco l’ esperienza di un soggetto alla prima proiezione forzata con la tecnica appena descritta: ” Erano gli anni ’80, e avendo letto in testi sciamanici della possibilità di provocare l’OBE in modo forzato (ma senza droghe), facevo i miei esperimenti, sebbene fosse un metodo molto sconsigliato da più autori. Quindi cercavo nottetempo più volte di “spingere” letteralmente la mia consapevolezza e la mia energia vitale “fuori dalla sommità del cranio”. Una notte, dopo averlo fatto per almeno un’ora senza risultato, mi sono arreso. Nel momento stesso in cui ho cessato la tensione, sono stato inaspettatamente “sparato fuori” dal corpo – frontalmente, e non dal vertice del capo come io mi sarei aspettato – ad una velocità enorme, in un buio assoluto, e subito, altrettanto velocemente, sono “ripiombato” nel corpo fisico con uno scossone che mi ha lasciato impaurito, stordito e “formicolante” per qualche minuto. E’ stata una sensazione violenta, rapidissima, come essere sparati da un cannone. Nel tragitto ho “trapassato” uno scaffale di libri e un muro, e l’impressione della distanza percorsa è stata intorno ai cinque o dieci metri al massimo. La sensazione derivante da quel tipo di movimento è stata, a dir poco, poderosa, anche successivamente, e mi fa considerare impossibile attribuire il tutto ad autosuggestione. Credo sia degno di nota il fatto che io fossi rivolto verso una parete esterna, al 5° piano di un edificio il quale, affacciandosi su di una scarpata, era come se fosse stato ad una altezza equivalente a circa il 12° piano dal suolo: ebbene, io soffro di vertigini, e mai e poi mai avrei scelto deliberatamente quella direzione per proiettarmi! Anzi, credo che la subitaneità del rientro, sebbene sia riportata come tipica delle OBE forzate, sia stata accresciuta dal pensiero fulmineo che mi è involontariamente balenato in mente al vertice della traiettoria, e che a parole potrei riportare così: “Accidenti, mi sono sbagliato e sono uscito nel vuoto, sto per precipitare, devo rientrare immediatamente!”.
Di solito i ricercatori asettici tendono a considerare tutte le OBE – e perfino i sogni lucidi! – come fenomeni blandi e indefinibili, il prodotto della libera immaginazione onirica. Anch’io nutrivo inizialmente delle riserve sulla vera natura del fenomeno, però ho scoperto che non sempre è possibile dubitarne. Alcune OBE hanno una pregnanza oserei dire definitiva su chi la vive, e quelle di tipo violento fanno proprio questo effetto. Io ne ho avute di questo tipo: vi garantisco che restano ben pochi dubbi! Ma forse solo chi ha avuto un’OBE così, può comprendere davvero cosa intendo dire…
CONCLUSIONE
Una trattazione, per quanto modesta, dovrebbe chiudersi con un riepilogo, ma francamente le possibili diverse posizioni che si possono prendere su questo tema sono così variegate che non saprei cosa dire. Preferisco quindi che ognuno tragga liberamente le sue conclusioni. Invece, mi preme una raccomandazione: l’argomento è decisamente affascinante, tanto che per alcuni, magari delusi dal grigiore quotidiano, la cosa potrebbe portare ad eccessi. Le letture sulle esperienze di pre-morte potrebbero indurre qualcuno a cercare di confermare la vita dopo la morte usando le OBE come “prova”: laicamente voglio ribadire ancora che l’equivalenza “OBE uguale sopravvivenza” non è automatica. Poi, arrivare a trascurare la famiglia, gli amici, il lavoro – in una parola, la vita – per gettarsi a capofitto nelle avventure notturne, è il peggior servizio che possiamo fare a noi stessi e agli altri: quando verrà il nostro momento, inevitabilmente, sapremo come stanno le cose sulla sopravvivenza! Se avete tendenze del genere, pensateci. Fate che le OBE non divengano una mania. 

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