Glossario Teosofico: U

U – Ventunesima lettera dell’alfabeto latino che non ha equivalente in quello Ebraico. Come numero comunque è considerato molto mistico sia dai Pitagorici che dai Cabalisti, poiché è il prodotto di 3 x 7. Questi ultimi lo considerano il più sacro dei numeri dispari, poiché 21 è la somma del valore numerico del Nome Divino aeie, anche eiea (letto al contrario, aheihe): he i he a 5 + 10 + 5 + 1 = 21 In Alchimia, simbolizza i ventuno giorni necessari alla trasmutazione dei metalli più vili in argento.
UASAR (Egiz.) – Uguale ad Osiride, essendo quest’ultimo un nome Greco: Uasar è descritto come il “Nato dall’Uovo”, simile a Brahma. “Egli è l’Eros sprigionato dal-l’uovo di Aristofane, la cui energia creativa porta tutte le cose in esistenza, il demiurgo che creò e che anima il mondo, un essere che è una sorta di personificazione di Amen, il dio invisibile, così come Dionisio è un legame tra l’umanità e Zeus Hypsistos. (Il Grande Mito Dionisiaco, di Brown). Iside è chiamata Uasi, poiché ella è la Shakti di Osiride, il suo aspetto femminile, in quanto entrambi simbolizzano le forze creative, energizzanti e vitali della natura nel suo aspetto di divinità maschile e femminile.
UCHCHAIH-SRAVAS (Sans.) – Il primo esemplare di cavallo; una delle quattordici cose preziose, o gioielli, prodotte dagli dei quando sbatterono l’Oceano di latte. Il cavallo bianco di Indra, chiamato Raja o sovrano dei cavalli.
UCHNICHA – (Sans.) – Anche Buddhochnicha. Spiegato come una “protuberanza sul cranio di Buddha, che forma una crocchia di capelli”. Questa curiosa descrizione è fornita dagli Orientalisti, variata poi da un’altra descrizione che afferma che Uchnicha era “originariamente una ciocca di capelli conica, o a forma di fiamma, sulla sommità della testa di un Buddha, in età successive rappresentata come un’escrescenza di carne sul cranio stesso”. Ciò andrebbe letto proprio all’incontrario; poiché la filosofia esoterica direbbe: All’origine una sfera contenente il terzo occhio, che in seguito degenerò nella razza umana, in una protuberanza di carne, per sparire gradatamente lasciando al suo posto soltanto un’aura occasionale colorata di fiamma, percepita solo con la chiaroveggenza e quando l’esuberanza dell’energia spirituale fa che il “terzo occhio” (ora nascosto), irradi il suo potere magnetico superfluo. A questo punto della nostra evoluzione razziale, è naturale che solo i “Buddha” e gli Iniziati godano della piena facoltà del “terzo occhio”, poiché esso è, più o meno, atrofizzato in chiunque altro.
UDANA (Sans.) – Prediche estemporanee; anche Sutra: in filosofia il termine si applica agli organi fisici del linguaggio, come la lingua, la bocca, la voce, etc.. Nella letteratura sacra in generale, è il nome di quei Sutra che contengono discorsi estemporanei, per distinguerli dai Sutra che contengono solo argomenti introdotti da domande fatte a Gautama il Buddha, e le sue risposte.
UDAYANA (Sans.) – La moderna Peshawar, “La classica terra della stregoneria, secondo Hiouen-Thsang.
UDAYANA RAJA (Sans.) – Un re di Kausambi, chiamato Vatsaraja, che fu il primo ad avere una statua di Buddha fatta prima della sua morte; in conseguenza di ciò, dicono i Cattolici Romani, che costruiscono statue di Madonne e Santi ad ogni angolo di strada, egli “divenne il fondatore dell’IDOLATRIA Buddista”.
UDRA RAMAPUTRA (Sans.) – Udra, figlio di Rama. Asceta Brahmano, che per alcuni anni fu il Guru di Gautama Buddha.
UDUMBARA (Sans.) – Un loto di dimensioni gigantesche, sacro a Buddha: il Nila Udumbara o “loto blu”, considerato come un presagio soprannaturale quando sboccia, poiché fiorisce solo ogni tremila anni. Uno di essi, si dice, sbocciò prima della nascita di Gautama; un altro, vicino ad un lago ai piedi dell’Himalaya, nel quattordicesimo secolo, proprio prima della nascita di Tsong-Kha-pa, etc.etc.. Lo stesso si dice dell’Albero Udumbara (ficus glomerata) poiché esso fiorisce ad intervalli di lunghi secoli, come pure fa un tipo di cactus, che sboccia solo ad altitudini straordinarie e si apre a mezzanotte.
ULLAMBANA (Sans.) – La festa di “tutte le anime”, il prototipo del Giorno dei Defunti nei paesi Cristiani. In Cina è celebrata annualmente alla settima luna, quando sia “i sacerdoti Buddisti che quelli Taoisti leggono messe, per liberare dal purgatorio le anime di coloro che sono morti in terra o per mare, spargono riso ai piedi dei Preta (trentasei classi di demoni sempre affamati e assetati)… consacrano i reliquari domestici degli antenati,… recitano i Tantra… accompagnati dal movimento magico delle dita (mudra) per confortare gli spiriti ancestrali di sette generazioni in Naraka (un tipo di purgatorio o Kama Loka). L’autore del Dizionario Sanscrito-Cinese pensa che questo sia l’antico rituale Tibetano (Bhon) “Il rituale Gtorma, impostosi sull’ancestrale culto Confuciano” dovuto a Dharmaraksha che tradusse l’Ullambana Sutra e lo introdusse in Cina. Il detto Sutra è certamente una falsificazione, poiché fonda questi riti sull’autorità di Sakyamuni Buddha, e “lo sostiene in base alle supposte esperienze dei suoi principali discepoli, poiché si dice che Ananda abbia placato i Preta con offerte di cibo”. Ma come correttamente affermato da Mr. Eitel, “l’intera teoria, con idee di intercessione di preghiere, litanie e requiem sacerdotali, e del culto degli antenati, è del tutto estranea all’antico Buddismo Meridionale”. E così è anche per il Buddismo Settentrionale, se escludiamo le sette del Bhutan e del Sikkim, dei Bhon o fede Dugpa, cioè i berretti rossi. Si sa, infatti, che le cerimonie del Giorno di Tutti i Santi, sono state introdotte in Cina nel terzo secolo (265-292), e siccome lo stesso rituale Cattolico Romano di cerimonie per i morti, celebrato il 2 Novembre, non esisteva nei primi periodi del Cristianesimo non è possibile quindi che i Cinesi abbiano copiato questo costume religioso dai Latini, ma piuttosto che siano stati questi ultimi ad aver imitato i Mongoli e i Cinesi.
ULLER (Scand.) – Il dio dell’arte del tiro con l’arco, che “viaggia, su pattini, per le ghiacciate vie d’argento”. È il patrono della caccia durante il periodo in cui il Sole passa attraverso la costellazione del Sagittario; e vive nella “Casa degli Elfi di Luce”, che sta sul Sole e fuori di Asgard.
ULOM (Fen.) – La divinità intelligibile. L’Universo oggettivo o materiale, nella teogonia di Mochus: Il riflesso della divinità sempre celata; il Pleroma degli Gnostici.
ULPHILAS (Scand.) – Un filosofo scolastico che creò nel quarto secolo un nuovo alfabeto per i Goti – un misto di lettere Greche con la forma dell’alfabeto runico, fino a quando le rune cominciarono ad estinguersi e il loro segreto fu gradualmente perduto (Vedi “Rune”). Egli tradusse in Gotico la Bibbia, conservata nel Codex Argenteus.
ULÚPI (Sans.) – Figlia di Kauravya, Re dei Naga in Patala (il mondo inferiore, o, più correttamente, gli Antipodi, l’America). Exotericamente, era figlia di un re, o capo di una tribù aborigena dei Naga, o Nagal (antichi adepti) nell’America preistorica – il Messico, molto probabilmente, o l’Uruguay. Essa sposò Arjuna, discepolo di Krishna che, secondo ogni tradizione orale e scritta, viaggiò verso Patala (gli Antipodi) cinquemila anni fa. Il racconto Puranico si basa su un fatto storico. Inoltre Ulupî ha un accento messicano, come “Atlan”, “Aclo”, etc.
UMA-KANYA (Sans.) – Significa “Vergine di Luce”; appellativo che non si addiceva a chi lo possedeva, poiché si trattava di Durga Kali, la dea, o l’aspetto femminile di Shiva. Ogni autunno le era offerta carne umana, e, quale Durga, ella era patrona dei Thugs gli assassini dell’India, e dea speciale della stregoneria Tantrika. Ma nei tempi antichi non era così come oggi. La più antica menzione del titolo “Uma-Kania” si trova nel Kena-Upanishad, e in essa l’odierna Kalî assetata di sangue era una dea benevola, una creatura di luce e bontà, che portava riconciliazione tra Brahma‚ e gli dei. Ella è Saraswati ed è Vach. Nella simbologia esoterica, Kalî è la tipologia duale dell’anima duale la divina e l’umana, l’anima luminosa e l’anima oscura dell’uomo.
UMANITÀ – Occultamente, e Cabalisticamente, l’intera umanità è simboleggiata in India da Manu; da Vajrasattva o Dorjesempa, il capo dei Sette Dhyani, nel Buddismo Settentrionale; e da Adam Kadmon nella Cabala. Tutti questi rappresentano l’intera umanità la cui origine è in questo protoplasto (N. d. T. Primo essere di una specie) androgino, e la cui fine è nell’Assoluto, al di là di tutti questi simboli e miti di origine umana. L’Umanità è una grande Fratellanza in virtù dell’identità del materiale di cui è fatta, fisicamente e moralmente. Comunque, a meno che non diventi una Fratellanza anche intellettualmente, essa non è migliore di qualche specie superiore di animali.
UMBRA (Lat.) – L’ombra di uno spettro legato alla terra. Le antiche razze Latine dividevano l’uomo (negli insegnamenti esoterici) in sette principi, come faceva ogni vecchio sistema, e come fanno anche i Teosofi oggi. Essi credevano che dopo la morte l’Anima, la pura anima divina, ascendesse al cielo, luogo di beatitudine; Manes (il Kama Rupa) discendesse nell’Ade (Kama Loka); e l’Umbra (o doppio astrale, il Linga Sharira) rimanesse sulla terra librandosi vicino alla sua tomba, perché l’attrazione della materia fisica e oggettiva e l’affinità con il suo corpo terreno la trattenevano nei luoghi che quel corpo aveva impregnato con le sue emanazioni. Quindi, essi dicevano che, tranne l’immagine astrale del defunto, niente si potesse vedere sulla terra, e che anch’essa svanisse con la disintegrazione delle ultime particelle del corpo che era stato per così lungo tempo la sua dimora.
UNA (Sans.) – Qualcosa che sottostà; subordinata, secondaria e materiale.
UNDINES (Lat.) – Ninfe e fantasmi dell’acqua. Uno dei quattro principali tipi di spiriti elementali, che sono le Salamandre (fuoco), le Silfidi (aria), gli Gnomi (terra), e le Ondine (acqua).
UNIVERSO ARCHETIPO (Cab.) – L’universo ideale nel quale è stato costruito il mondo oggettivo. (w.w.w.)
UOMO INTERIORE – Termine occulto, usato per indicare la vera Entità immortale in noi, non la forma esteriore e mortale di argilla che chiamiamo il nostro corpo. Il termine si applica, strettamente parlando, solo all’Ego Superiore, poiché l’uomo astrale è l’appellativo del Doppio e del Kama Rupa (v.), o l’eidolon che sopravvive.
UOVA di Pasqua – Le uova sono simboliche fin dai primi tempi; vi era l’”Uovo del Mondo”, in cui avvenne la gestazione di Brahma, l’Hiranya-Gharba degli Indiani, e l’Uovo del Mondo degli Egiziani, che procede dalla bocca della “divinità eterna e senza origine”, Kneph, e che è l’emblema della potere generatore. Poi l’Uovo di Babilonia, da cui nacque Ishtar, e che si diceva fosse caduto dal cielo nell’Eufrate. Delle uova colorate erano usate ogni anno durante la primavera in quasi ogni paese, e in Egitto erano scambiate come simboli sacri nel periodo della primavera, che era, è e sarà sempre l’emblema della nascita, o rinascita, cosmica ed umana, celeste e terrestre. Esse venivano appese nei templi Egiziani e sono sospese anche oggi nelle moschee Maomettane.
UPADANA (Sans.) – Causa materiale; come la fibra di lino è la causa della tela di lino.
UPADANA KARANAM (Sans.) – La causa materiale di un effetto.
UPADHI (Sans.) – Base; veicolo, supporto o portatore di qualcosa meno materiale di se stesso: il corpo umano è l’upadhi del suo spirito, l’etere l’upadhi della luce, etc., un modello; una sostanza che definisce o limita.
UPADHI MAYAVICO (Sans.) – Il rivestimento illusorio, l’apparizione fenomenica.
UPADVIPAS (Sans.) – La radice (che giace sotto) alle isole; la terra asciutta.
UPANISHAD (Sans.) – Tradotte come “dottrina esoterica”, o interpretazione dei Veda con i metodi Vedanta. La terza divisione dei Veda aggiunta ai Brahmana e considerata come parte della Sruti, o parola “rivelata”. Esse sono, comunque, come trascrizioni, molto più antiche dei Brahmana ad eccezione delle due, ancor oggi esistenti, che sono state allegate ai Rig-Veda degli Aitareyin. Il termine Upanishad è spiegato dai pundit Indiani come “ciò che distrugge l’ignoranza, e così produce la liberazione” dello spirito, tramite la conoscenza della suprema, eppur nascosta, verità; la stessa, quindi, cui accennava Gesù, quando gli vien fatto dire: “E conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi” (Giovanni, VIII, 32). È da questi trattati delle Upanishad essi stessi eco della primordiale Religione-Saggezza che si è sviluppato il sistema di filosofia Vedanta (v.). Tuttavia, per quanto antiche possano essere le Upanishad, gli Orientalisti non assegnano alla più antica di esse che un’antichità di 600 anni a. C.. Il numero accettato di questi trattati è 150, sebbene attualmente siano considerati inalterati non più di 20 all’incirca. Affrontano problemi molto astrusi e metafisici, come l’origine dell’Universo; la natura e l’essenza della Divinità Immanifesta e degli dei manifestati; la connessione, primitiva e finale, di spirito e materia; l’universalità della mente e la natura dell’anima umana e dell’Ego. Le Upanishad devono essere molto più antiche del tempo del buddismo, perché non mostrano preferenze, né affermano la superiorità di casta dei Brahmani. Al contrario è l’attuale seconda casta, la Kshatriya o classe dei guerrieri, che è esaltata nelle più antiche Upanishad. Come è affermato dal Prof. Cowell nella Storia dell’India di Elphinstone “… esse spirano una libertà di spirito sconosciuta a qualsiasi opera precedente tranne i Rig-Veda… I grandi istruttori della conoscenza superiore e i Brahmani sono continuamente rappresentati mentre vanno dai Re Kshatriya per diventare loro allievi”. I “Re Kshatriya” erano nei tempi antichi, come i Re-Ierofanti dell’Egitto, i ricettacoli della conoscenza e della saggezza divina superiore, gli Eletti, e le incarnazioni dei primordiali Istruttori divini, i Dhyani Buddha o Kumara. Vi fu un tempo, eoni prima che i Brahmani diventassero una casta, o addiritttura prima che le Upanishad fossero scritte, in cui sulla terra non vi era che una sola “lingua”, una sola religione e una sola scienza, e cioè, il linguaggio degli dei, la Religione- Saggezza e la Verità. Ciò accadeva prima che i rigogliosi campi di quest’ultima, invasi da varie nazioni, diventassero pieni della gramigna della falsità intenzionale, e i credo nazionali inventati dall’ambizione, dalla crudeltà e dall’egoismo, frantumassero l’unica sacra Verità in migliaia di frammenti.
UPANITA (Sans.) – Uno che è investito con il filo Brahmanico; significa, “portato ad un istruttore spirituale, o Guru”.
UPARATI (Sans.) – Assenza di desideri verso l’esterno; uno stato dello Yoga.
UPASAKA (Sans.) – Chela maschi o, meglio, devoti. Quelli che, senza entrare nel sacerdozio, fanno voto di osservare i principali comandamenti.
UPASIKA (Sans.) – Chela femmine, o devote.
UPASRUTI (Sans.) – Secondo gli Orientalisti una “voce soprannaturale che si ode la notte e che rivela i segreti del futuro”. Secondo la spiegazione dell’Occultismo, la voce di qualsiasi persona distante generalmente versata nei misteri degli insegnamenti esoterici, o adepto – che sia dotato del dono di proiettare sia la sua voce che l’immagine astrale ad un’altra qualsiasi persona, indipendentemente dalla distanza. L’Upasruti può “rivelare i segreti del futuro”, o può solo informare la persona alla quale si rivolge su qualche prosaico fatto del presente; tuttavia esso sarà ancora un Upasruti – il “doppio” o l’eco della voce di un uomo o di una donna vivente.
UPEKSHA (Sans.) – Letteralmente, Rinuncia. Nello Yoga è uno stato di indifferenza assoluta ottenuta con l’autocontrollo, la padronanza completa sui propri sentimenti, mentali e fisici, e sulle sensazioni.
UR (Cald.) – La sede principale del culto lunare; la città Babilonese in cui la luna era la maggiore divinità, da dove Abramo portò il dio Ebraico, che è inestricabilmente connesso alla luna quale divinità creativa e generatrice.
URAEUS (Gr.) – In egiziano Urhek, un serpente e un simbolo sacro. Alcuni vedono in esso un cobra, mentre altri dicono che sia un’aspide. Cooper spiega che “l’aspide non è un ‘uraeus’, ma un ‘cerastes’, o un tipo di vipera, cioè quella fornita di corna. È il serpente reale, che indossa il pschent… il naya haje”. L’uraeus è “attorno al disco di Horus e forma l’ornamento del copricapo di Osiride, oltre a sovrastare la fronte di altre divinità” (Bonwick). L’Occultismo spiega che l’uraeus è il simbolo dell’iniziazione e anche della saggezza segreta che il serpente ha sempre rappresentato. Gli dei erano patroni degli ierofanti e loro istruttori.
URAGA (Sans.) – I Naga (serpenti) che dimorano in Patala, l’altro mondo o l’inferno, secondo il pensiero popolare; gli Adepti, i Supremi Sacerdoti e gli Iniziati dell’America Centrale e Meridionale, conosciuti dagli antichi Ariani; dove Arjuna sposò la figlia del re dei Naga-Ulupi. Il Nagalismo o culto del Naga, sopravvive oggi a Cuba e ad Haiti; e il Woodoo, la sua principale derivazione, è passato a New Orleans. Nel Messico gli “stregoni” più importanti gli “uomini della medicina”, ancora oggi sono chiamati Nagual; proprio come migliaia di anni fa i Supremi Sacerdoti Caldei ed Assiri erano chiamati Nargal, essendo i capi dei Magi (Rab- Mag), carica ricoperta per un periodo dal profeta Daniele. Il termine Naga, “saggio serpente”, è diventato universale, perché è una delle poche parole che sono sopravvissute alla distruzione del primo linguaggio universale. Nell’America del Sud, come pure in quella Centrale, gli aborigeni usano questa parola dallo stretto di Bering giù fino all’Uruguay, dove essa significa “capo”, “istruttore”, e “serpente”. La parola Uraga può aver raggiunto l’India ed esservi stata adottata attraverso i suoi collegamenti in tempi preistorici, con l’America del Sud e lo stesso Uruguay, poiché il nome appartiene al dialetto Indiano dell’America. L’origine degli Uraga, per quanto ne sanno gli Orientalisti, può essere stato l’Uruguay, poiché lì esistono su di essi delle leggende che pongono i loro antenati, i Naga, in Patala, gli Antipodi o America.
URANIDES (Gr.) – Uno dei nomi dei divini Titani, coloro che si ribellarono contro Kronos, i prototipi degli angeli “caduti” dei Cristiani.
URIM (Ebr.) – Vedi “Thummin”. Gli “Urim e Thummin” erano originari dell’Egitto, e simboleggiavano le Due Verità, essendo le due figure di Ra e Thmei incise sul pettorale dello Jerofante, da lui indossato durante le cerimomie di iniziazione. Diodoro aggiunge che questa collana d’oro e di pietre preziose era indossata dall’Alto Sacerdote quando emetteva qualche giudizio. Thme (plurale Thmin) in Ebraico significava “Verità”. “I Settanta traducono thummin come Verità” (Bonwick). Recentemente Mr. Proctor, l’astronomo, mostra che l’idea Ebraica “derivava direttamente dagli Egiziani”. Ma Filone Ebreo afferma che Urim e Thummin erano “le due piccole immagini della Rivelazione e della Verità, poste fra i due strati del pettorale”, e sorvola su quest’ultimo, con le sue dodici pietre che simbolizzano i dodici segni dello Zodiaco, senza dare spiegazione.
URLAK (Scand.) – Identico a “Orlog” (v.). Fato; un potere impersonale che conferisce “ciecamente” i doni ai mortali; una specie di Nemesi.
URVASI (Sans.) – Ninfa divina, menzionata nei Rig-Veda, la cui bellezza fece risplendere l’intero cielo. Maledetta dagli dei, ella scese sulla terra e vi si stabilì. Gli amori di Pururavas (il Vikrama) con la ninfa Urvasî sono l’argomento del dramma di fama mondiale di Kalidasa Vikramorvasi (L’eroe e la Ninfa N. d. T.).
USANAS (Sans.) – Il pianeta Venere o Sukra; o meglio ancora, il reggente e governatore di quel pianeta.
USHAS (Sans.) – L’aurora, la figlia del cielo; identica all’Aurora dei Latini e a ºèj dei Greci. È menzionata per la prima volta nei Veda, dove il suo nome è anche Ahana e Dyotana (l’illuminatore), ed è un’immagine molto poetica e affascinante. È l’amica sempre fedele degli uomini, del ricco e del povero, anche se si crede preferisca quest’ultimo. Ella sorride dall’alto e visita la dimora di ogni essere mortale. È la vergine immortale, eternamente giovane, luce del povero e distruttrice delle tenebre.
UTTARA MIMANSA (sans.) . La seconda delle due Mimansa la prima essendo la Purva (prima) Mîmansa, che formano rispettivamente la quinta e la sesta scuola di filosofia, o Darshana. Le Mîmansa sono incluse sotto il nome generico di Vedanta, sebbene sia la Uttara (di Vyasa) il vero Vedanta.
UZZA (Ebr.) – Il nome dell’angelo che, insieme ad Azrael, si oppose, come insegna lo Zohar, alla creazione dell’uomo da parte degli Elohim, per cui questi ultimi li annientarono entrambi.

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