Glossario Teosofico: P

P – La 16a lettera sia dell’alfabeto Greco che di quello Inglese, e la 17a di quello Ebraico dove è chiamata pè o pay ed è simboleggiata dalla bocca che, come nell’alfabeto Greco, corrisponde al numero 80. I Pitagorici la facevano equivalere a 100, mentre con una linea sopra valeva 400.000. I Cabalisti la associavano al sacro nome Phodeh (Redentore), sebbene non ci sia una ragione valida per farlo.
P e CROCE – Generalmente chiamato Labarum di Costantino . Era, comunque, uno degli emblemi più antichi dell’Etruria, prima dell’Impero Romano. Ed era anche il segno di Osiride. Sia la croce lunga Latina che le croci pettorali Greche, sono Egiziane, trovandosi la prima molto spesso nella mano di Horo. “La croce del Calvario o allungata, così comune in Europa, si trova spesso sul petto delle mummie”. (Bonwick).
PACHACAMAC (Peruv.) – Il nome dato dai Peruviani al Creatore dell’Universo, raffigurato come una legione di creatori. Sul suo altare venivano deposti dai devoti solo primizie di frutta e fiori.
PADARTHAS (Sans.) – I predicati delle cose esistenti; così è detto nel Vaiseshika o sistema “atomico” della filosofia fondata da Kanada. Questa scuola è una delle sei Darshana.
PADMA (Sans.) – Il Loto; un nome di Lakshmi, la Venere Indù, che è la moglie, o l’aspetto femminile di Vishnu.
PADMA ASANA (Sans.) – Una posizione prescritta e assunta da alcuni Yogi per sviluppare la concentrazione.
PADMA KALPA (Sans.) – Il nome dell’ultimo Kalpa o del Manvantara precedente, che fu un anno di Brahma.
PADMA YONI (Sans.) – Un appellativo di Brahma (chiamato anche Abjayoni) o “il nato dal loto”.
PAGANI Dei – Si pensa erroneamente che il termine sia sinonimo di idoli. L’idea filosofica legata a questi dei non ha mai avuto alcunchè di oggettivo o di antropomorfico, ma si riferiva in ogni caso ad una potenza astratta, una virtù, una qualità in natura. Alcuni dei sono spiriti divini planetari (Dhyan Chohan) o Deva, fra i quali vi sono i nostri Ego. Fatta questa eccezione e specialmente quando sono rappresentati da un idolo o in forma antropomorfica, gli dei rappresentano simbolicamente, sia nel Pantheon Indù che in quello Egizio e Caldeo, delle Potenze spirituali senza forma del “Cosmo Invisibile”.
PAGANO (Lat.) – All’inizio non indicava nulla di peggio che abitante di campagna; una persona molto distante dai templi della città e, quindi, ignara della religione di stato e delle cerimonie. La parola “barbaro” aveva un significato analogo, poiché indicava colui che viveva nei villaggi. Ora, comunque, entrambi i termini significano idolatri.
PAHANS (Prakiti) – Sacerdoti di villaggio.
PAKSHAM (Sans.) – Un calcolo astronomico; mezzo mese lunare o 14 giorni; due paksham (o paccham) fanno un mese dei mortali, ma solo un giorno dei Pitar devata o degli “dei-padri”.
PALASA Albero (Sans.) – Chiamato anche Kanaka (butea frondosa), un albero con fiori rossi dalle proprietà molto occulte.
PALEOLITICO – Un termine coniato recentemente e che in geologia significa età della “pietra antica”, in contrapposizione al termine neolitico – età della pietra “più nuova” o più recente.
PALI – L’antica lingua di Magadha, che precedette il più raffinato Sanscrito. Le Scritture Buddiste sono tutte scritte in questa lingua.
PALINGENESI (Gr.) – Trasformazione o nuova nascita.
PAN (Gr.) – Il dio della natura, da cui Panteismo; il dio dei pastori, dei cacciatori, dei contadini, di chi abita in campagna. Omero lo presenta come figlio di Ermes e di Driope. Il suo nome significa TUTTO. Fu l’inventore dei flauti pandei e nessuna ninfa, nell’udire il loro suo no, avrebbe potuto resistere al fascino del grande Pan, nonostante il suo aspetto grottesco. Pan è collegato al capro di Mendes, ma solo perché quest’ultimo rappresenta, come un talismano di grande potenza occulta, la forza creativa della natura. Tutta la filosofia Ermetica si basa sui segreti della natura, e come Baphomet era indubbiamente un talismano Cabalistico, così il nome di Pan aveva una grande efficacia magica in ciò che Eliphas Levi chiamerebbe “Invocazione degli Elementali”. Esiste un famoso motto conosciuto nel mondo Cristiano fin dai tempi di Tiberio, il cui significato è “il grande Pan è morto”. Ma in questo ci si sbaglia enormemente: né la natura né qualcuna delle sue Forze può morire. Una parte di esse puo restare inutilizzata, ed essendo dimenticata può giacere dormiente per lunghi secoli. Ma non appena si creano le condizioni idonee, esse si risvegliano per agire nuovamente con un potere dieci volte superiore.
PANAENUS (Gr.) – Un filosofo Platonico della scuola Alessandrina dei Filaleti.
PANCHA KOSHA (Sans.) – Le cinque “guaine”. Secondo la filosofia Vedantica, Vijnanamaya Kosha, la quarta guaina, è composta da Buddhi, o è Buddhi. Si dice che le cinque guaine appartengano ai due principi superiori – Jivatma e Sakshi che rappresentano l’Upahita e l’An-upahita, rispettivamente lo spirito divino. Nell’insegnamento esoterico la divisione è diversa, poiché questo divide l’aspetto fisico-metafisico dell’uomo in sette principi.
PANCHA KRISHTAYA (Sans.) – Le cinque razze.
PANCHAKAMA (Sans.) – I cinque metodi di sensitività e di sensualità.
PANCHAKRITAM (Sans.) – Un elemento combinato con piccole parti degli altri quattro elementi.
PANCHAMA (Sans.) – Una delle cinque qualità del suono musicale, il quinto, mentre Nishada e Daivata completanto le sette; il SOL della scala diatonica.
PANCHANANA (Sans.) – “Dalle cinque facce”, un appellativo di Shiva; un’allusione alle cinque razze (fin dall’inizio della prima) che egli rappresenta come Kumara che si reincarna continuamente durante il Manvantara. Nella sesta razza-radice, sarà chiamato “quello dalle sei facce”.
PANCHASIKHA (Sans.) – Uno dei sette Kumara che, secondo l’allegoria, vennero a rendere culto a Vishnu nell’isola Swetadwipa.
PANCHEN RIMBOCHE (Tib.) – Letteralmente “il grande Oceano o Istruttore di Saggezza”. A Shigatzé è l’appellativo del Tashi Lama; un’incarnazione di Amitabha, il “padre” celeste di Chenresi il che vuol dire che egli è un Avatar di Tsonkapa (Vedi “Sonkhapa”). De jure il Teshu Lama è secondo dopo il Lama; de facto gli è superiore, poiché egli è il Dharma Rinchen, il successore di Tson-ka-pa al monastero dorato fondato da quest’ultimo Riformatore e costituito dalla setta Gelugpa (berretti gialli) che creò i Dalaï Lama a Lhasa e fu il primo della dinastia del “Panchen Rimpoche”. Mentre i primi (i Dalaï Lama) erano considerati “Gioielli di Maestà”, gli ultimi godono di un appellativo molto più alto, cioè, “Gioielli di Saggezza” – poiché sono alti Iniziati.
PANDAVA (Sans.) – I discendenti di Pandu.
PANDAVARANI (Sans.) -Letteralmente, la “Regina Pandava”; Kunti, la madre dei Pandava. (Tutti questi nomi, nella filosofia esoterica, sono simboli personificati molto importanti).
PANDORA (Gr.) – Una bella donna creata dagli dei per ordine di Zeus, per essere inviata ad Epimeteo, fratello di Prometeo; essa aveva uno scrigno nel quale erano racchiusi tutti i mali, le passioni e le piaghe che tormentano l’umanità. Pandora, spinta dalla curiosità, aprì questo scrigno, e così liberò tutti i mali che affliggono il genere umano.
PANDU (Sans.) – Letteralmente, “il Pallido”; il padre dei Principi Pandava, gli avversari dei Kurava nel Mahabharata.
PANE E VINO – Il Battesimo e l’Eucaristia hanno origine direttamente dall’Egitto pagano. Lì furono usate le “acque della purificazione” (il fonte battesimale Mitraico fu preso in prestito dai Persiani dagli Egizi), così come lo furono il pane ed il vino. “Il vino, nel culto Dionisiaco come nella religione Cristiana, rappresenta quel sangue che sotto diversi aspetti è la vita del mondo” (Brown, in Il Mito Dionisiaco). Giustino Martire dice: “Ad imitazione del quale il diavolo fece la stessa cosa nei Misteri di Mitra, poiché sapete o dovreste sapere che prendono il pane ed una coppa d’acqua e pronunciano certe parole su di essi, durante i sacrifici di coloro che sono iniziati”. (Vedi “Acqua Santa”).
PANINI (Sans.) – Un celebre grammatico autore della famosa opera chiamata Paniniyama; un Rishi, che si suppone abbia ricevuto la sua opera dal dio Shiva. Ignorando l’epoca in cui visse, gli Orientalisti lo collocano fra il 600 a. C. ed il 300 d. C.
PANTACOLO (Gr.) – Identico a Pentalpha; il triplice triangolo di Pitagora o stella a cinque punte. Ebbe questo nome perché riproduce la lettera A (alfa), i suoi cinque lati nelle cinque diverse posizioni – il suo numero, inoltre, è composto dal primo dispari (3) e dal primo pari (2). È molto occulto. In Occultismo e nella Cabala esso sta per uomo, o il Microcosmo, l’ “Uomo Celeste”, come tale era un talismano tanto potente da tenere a bada gli spiriti malvagi e gli Elementali. Nella teologia Cristiana viene posto in relazione alle cinque ferite di Cristo. I suoi interpreti, comunque, sbagliano, quando aggiungono che queste “cinque ferite” simboleggiano il Microcosmo, o il “Piccolo Universo” o ancora l’Umanità poiché questo simbolo evidenzia la caduta del puro Spirito (Christos) nella materia (Iassous, “vita”, o uomo). Nella filosofia esoterica il Pentalpha, o stella a cinque punte, è il simbolo dell’EGO o Manas superiore. I Massoni lo usano riferendolo alla stella a cinque punte collegandolo con le loro fantasiose interpretazioni. (Vedi la parola “Pentacolo” per il suo significato diverso da “Pantacolo”).
PANTEISTA – Chi identifica Dio con la Natura, e viceversa. Il Panteismo è spesso contrastato dalla gente e considerato biasimevole. Ma come può un filosofo considerare la Divinità come infinita, onnipresente ed eterna, senza che la Natura non sia un aspetto di ESSA, ed ESSA non informi ogni atomo in Natura?
PANTHER (Ebr.) – Secondo uno dei cosiddetti vangeli ebraici apocrifi, il Sepher Toldosh Ieshu, Gesù era figlio di Ioseph Panther e di Maria, da cui Ben Panther. La tradizione fa di Panther un soldato romano. (w.w.w.).
PAPA-PURUSHA (Sans.) – Letteralmente, “Uomo di Peccato”; la personificazione in forma umana di ogni malvagità e peccato. Esotericamente, uno che è rinato o si è reincarnato dallo stato di Avitchi – per cui è detto “Senz’Anima”.
PAPI-MAGHI – Nella storia ce ne sono molti; per esempio, Papa Silvestro II°, l’artista che creò una “testa oracolare” simile a quella fatta da Alberto Magno, il dotto Vescovo di Ratisbona. Papa Silvestro era considerato dal Cardinale Benno un grande “mago e stregone” e la sua “testa”, poiché parlava troppo, fu ridotta in pezzi da Tommaso d’Aquino. Poi vi è Papa Benedetto IX°, Giovanni XX°, Gregorio VI° e VII°, tutti ritenuti maghi dai loro contemporanei. L’ultimo Gregorio fu il famoso Ildebrando. I Vescovi e gli alti Prelati che studiavano Occultismo e che divennero esperti nelle arti magiche, erano moltissimi.
PARA (Sans.) – In filosofia significa “infinito” e “supremo” – il limite ultimo. Param è il fine e lo scopo dell’esistenza; Parapara è il confine dei confini.
PARABRAHM (Sans.) – Letteralmente, “Al di là di Brahma”, il Brahma Supremo, Infinito, “Assoluto” – il senza attributi, la realtà senza un secondo. Il Principio impersonale, universale e senza nome.
PARACELSO – Il nome simbolico adottato dal più grande Occultista del medioevo – Philip Bombastes Aureolus Theophrastus von Hohenheim, nato nel Cantone di Zurigo nel 1493. Fu il medico più illustre del suo tempo ed il più rinomato nel curare quasi tutte le malattie con il potere dei talismani da lui stesso preparati. Non ebbe mai un amico, fu circondato solo da nemici, i più accaniti dei quali furono gli ecclesiastici e chi li appoggiava. È comprensibile che egli fosse accusato di essere in combutta con il diavolo, né c’è da meravigliarsi che alla fine fosse assassinato da alcuni nemici sconosciuti, alla precoce età di circa quarantotto anni. Morì a Salisburgo, lasciando numerose opere che sono state fino ad oggi tenute in grande considerazione da Cabalisti ed Occultisti. Molto di ciò che disse si è rivelato profetico. Era un chiaroveggente di grandi poteri, uno dei filosofi e dei mistici più dotti ed eruditi, nonché un famoso Alchimista. La fisica gli è debitrice per aver egli scoperto il gas nitrogeno, o Azoto.
PARADHA (Sans.) – Il periodo che comprende una metà della Età di Brahma.
PARAMA (Sans.) – “Il Supremo”.
PARAMAPADATMAVA (Sans.) – Al di là della condizione dello Spirito, “più supremo” dello Spirito, confinante con l’Assoluto.
PARAMAPADHA (Sans.) – Il luogo dove – secondo i Vedantini Visishtadwaita – coloro che raggiungono Moksha (Beatitudine), godono la beatitudine. Questo “luogo” non è materiale ma, come dice il loro Catechismo, consiste di “Suddhasatwa, l’essenza di cui è fatto il corpo di Iswara”, il signore.
PARAMAPAHA (Sans.) – Stato che è già esistenza condizionata.
PARAMARSHI (Sans.) – Composta di due parole: parama, il “supremo”, e rishi, “i Rishi” supremi, i Santi.
PARAMARTHA (Sans.) – L’esistenza assoluta.
PARAMARTHIKA (Sans.) – Secondo il Vedanta, l’unico vero stato di esistenza.
PARAMATMAN (Sans.) – La Suprema Anima dell’Universo.
PARANELLATONI – Nell’Astronomia antica il termine era applicato a certe stelle o costellazioni che sono fuori dello Zodiaco, trovandosi sopra e sotto le costellazioni dello Zodiaco; erano 36, assegnate ai Decani, o alle terze parti di ciascun segno. I paranellatoni ascendono o discendono alternativamente con i Decani, così, quando sorge lo Scorpione, Orione tramonta nel suo paranellatone, come pure l’Auriga. Questo diede origine alla favola dei cavalli di Fetonte, il Sole, che furono spaventati da uno Scorpione e fecero precipitare il Cocchiere nel fiume Po – che è la Costellazione del Fiume Eridano la quale si trova sotto la stella Auriga. (w.w.w.).
PARANIRVANA (Sans.) – L’assoluto Non-Essere, che è l’equivalente dell’assoluto Essere o “Esseità”, lo stato raggiunto dalla Monade umana alla fine del grande ciclo. (Vedi La Dottrina Segreta, vol. I°, pag. 167). Lo stesso che Paranishpanna.
PARASARA – Un Rishi Vedico, il narratore del Vishnu Purana.
PARASHAKTI (Sans.) – “La grande Forza” – una delle sei Forze di natura, quella della luce e del calore.
PARATANTRA (Sans) – Ciò che non ha esistenza di per sè, ma solo tramite connessione dipendente o causale.
PAROKSHA (Sans.) – L’apprendimento intellettuale della verità.
PAROLA PERDUTA (Mass.) – Dovrebbe stare per “parole perdute” e in generale, segreti perduti, poiché quello che è definito “Parola perduta” non è affatto una parola, come nel caso del Nome Ineffabile (v.). Il Grado dell’Arco Reale in Massoneria “l’ha sempre cercata” fin da quando fu fondato. Ma i “morti” – specialmente quelli assassinati – non parlano; e se perfino “il Figlio della Vedova” tornasse in vita “per materializzazione”, difficilmente potrebbe rivelare ciò che non è mai esistito nella forma in cui oggi è insegnato. Lo SHEMHAMPHORASH (il nome separato, tramite il cui potere Jeshu Ben Pandira, secondo i suoi detrattori, avrebbe compiuto, a quanto si dice, i suoi miracoli, dopo averlo rubato dal Tempio) – sia che derivi dalla “sostanza autoesistente” del Tetragrammaton o no, non può mai essere un sostitutivo per il LOGOS perduto della magia divina.
PARSI – Nome dei seguaci di Zoroastro. Questo è il nome dato alle vestigia di ciò che resta della nazione Iraniana, un tempo potente, che rimase fedele alla religione dei suoi avi – gli adoratori del fuoco. Questi discendenti dimorano ora in India, sono circa 50.000 e vivono per la maggior parte a Bombay e nel Gujarat.
PASA (Sans.) – Il cappio di crocifissione di Shiva, il nodo scorsoio che, in alcune delle sue raffigurazioni, è posto nella sua mano destra.
PASCHALIS Martinez – Un dotto, mistico ed occultista, nato verso il 1700 in Portogallo. Viaggiò a lungo acquisendo conoscenza ovunque potette trovarla, in Oriente, Turchia, Palestina, Arabia ed Asia Centrale. Fu grande Cabalista e istruttore e Iniziatore del Marchese di St. Martin fondatore delle Scuole e delle Logge mistiche Martiniste. A quanto si dice Paschalis morì a San Domingo verso il 1779. Lasciò molte opere eccellenti.
PASHT (Egiz.) – La dea dalla testa di gatto, la Luna, chiamata anche Sekhet. Le sue statue e le sue raffigurazioni si possono vedere in gran numero al British Museum. È la moglie, o l’aspetto femminile, di Ptah (il figlio di Kneph), il principio creativo o il Demiurgo Egiziano. È chiamata anche Beset o Bubastis, ovvero il principio che riunisce e quello che separa. Il suo motto è “Punisci il colpevole e sopprimi la corruzione”, ed uno dei suoi emblemi è il gatto. Secondo il Visconte Rougé il suo è un culto molto antico (3000 a. C.), ed essa è la madre della razza Asiatica che si stabilì nell’Egitto Settentrionale. Come tale è chiamata Ouato.
PASHUT (Ebr.) – “Interpretazione letterale”. Uno dei quattro modi usati dagli Ebrei per interpretare la Bibbia.
PASHYANTI (Sans.) – La seconda delle quattro tonalità (Para, Pashyanti, Madhyama e Vaikharî) nelle quali si divide il suono, a seconda delle sue differenziazioni.
PASQUA – È evidente che la parola (inglese Easter) deriva da Ostara, dea Scandinava della primavera. Era il simbolo della resurrezione di tutta la natura, ed era venerata all’inizio della primavera. Era abitudine dei pagani Norvegesi scambiarsi in quel periodo uova colorate chiamate uova di Ostara. Queste adesso sono diventate le Uova di Pasqua. In Asgard e gli Dei è detto: “La Cristianità aggiunse un altro significato all’antica tradizione, ponendola in relazione con la Resurrezione del Salvatore che, come la vita nascosta nell’uovo, dormì nel sepolcro per tre giorni prima di risvegliarsi a nuova vita”. Ciò era più che naturale, dato che il Cristo fu identificato con quello stesso Sole di Primavera che si risveglia in tutta la sua gloria, dopo la triste e lunga morte dell’inverno. (v. “Uova”).
PASSAGGIO DEL FIUME (Cab.) – È una frase che si può incontrare nelle opere di magia medioevale; all’inizio era il nome dato ad un alfabeto cifrato usato dai Rabbini Cabalisti; il fiume cui si allude è il Chebar – nome che si trova anche negli autori latini come Literae Transitus. (w.w.w.). (N. d. T. Passaggio in quanto trasformazione della lettera).
PASTOPHORI (Gr.) – Una classe particolare di candidati all’iniziazione, quelli che portavano, nelle pubbliche processioni (ed anche nei templi), la bara sacra o letto funebre degli dei Solari – uccisi e risorti, di Osiride, di Tammuz (o Adone), di Attis e di altri. I Cristiani adottarono le loro bare dai pagani dell’antichità.
PASTORALE – Una delle insegne dei Vescovi, che proviene dallo scettro sacerdotale degli Auguri Etruschi. Lo si ritrova anche in mano a parecchi dei.
PATALA (Sans.) – Il mondo inferiore, gli antipodi. Da qui, nella superstizione popolare, le regioni infernali e, filosoficamente, le due Americhe che sono gli antipodi dell’India. Significa anche il Polo Sud che sta in opposizione a Meru, il Polo Nord.
PATALIPUTRA (Sans.) – L’antica capitale di Magadha, un regno dell’India Orientale, ora identificata con Patna.
PATANJALA (Sans.) – La filosofia Yoga; una dei sei Darshana o Scuole dell’India.
PATANJALI (Sans.) – Il fondatore della filosofia Yoga. La data assegnatagli dagli Orientalisti è il 200 a. C., mentre per gli Occultisti essa sarebbe più verso il 700 a. C. che non il 600. Ad ogni modo, era contemporaneo di Panini.
PAVAKA (Sans.) – Una dei tre fuochi personificati – i figli più vecchi di Abhimanim o Agni, che aveva quarantacinque figli; questi, con il figlio originale di Brahma, il loro padre Agni, e i suoi tre discendenti costituiscono i 49 fuochi mistici. Pavaka è il fuoco elettrico.
PAVAMANA (Sans.) – Un altro dei tre fuochi (vedi sopra), il fuoco per frizione.
PAVANA (Sans.) – Il dio del vento; il presunto padre del dio-scimmia Hanuman (Vedi “Ramayana”).
PEANA (Gr.) – Un inno di gioia ed una preghiera in onore del dio-sole Apollo o Elios.
PELING (Tib.) – Il nome dato nel Tibet a tutti gli stranieri, specialmente agli Europei.
PENTACOLO (Gr.) – Qualsiasi figura geometrica, particolarmente quella conosciuta come il doppio triangolo equilatero, la stella a sei punte (come il pentacolo teosofico); chiamato anche il sigillo di Salomone e, prima ancora, “il segno di Vishnu”; usato da tutti i mistici, astrologi, ecc.
PENTACOLO PITAGORICO – La stella Cabalistica a sei punte, con un’aquila all’apice ed un toro ed un leone sotto il viso di un uomo posto al centro; un simbolo mistico adottato dai Cristiani Cattolici ed Ortodossi, che pongono questi animali accanto ai quattro Evangelisti.
PENTAGONO (Gr.) – Da pente, cinque, e gonia, angolo; in geometria, una figura piana con cinque angoli.
PER-M-RHU (Egiz.) – È la pronuncia attualmente accettata dell’antico titolo della collezione di scritti mistici chiamata “Il Libro dei Morti”. Di essa sono stati trovati parecchi papiri quasi completi, ed esistono numerose copie di parti dell’opera. (w.w.w.).
PERIODO GEONICO – L’era di Geonim si può trovare citata nelle opere che trattano di Cabala; si riferisce al nono secolo d. C. (w.w.w.).
PERSONALITÀ – Nell’Occultismo – che divide l’uomo in sette principi, considerandolo sotto tre aspetti quali (1) l’uomo divino, (2) lo uomo pensante o razionale, e (3) l’uomo animale, – è il quaternario inferiore, o l’essere puramente eterico-fisico. Per Individualità, invece, si intende la Triade Superiore, considerata quale unità. Così la Personalità include tutte le caratteristiche e le memorie di una sola vita fisica, mentre l’Individualità è l’Ego imperituro che si reincarna e si riveste di una personalità dopo l’altra.
PESH-HUN (Tib.) – Dal Sanscrito pesuna, “spia”; un epiteto dato a Narada, il Rishi sollevatore di problemi.
PHALA (Sans.) – Retribuzione, il frutto o risultato delle cause.
PHALGUNA (Sans.) – Un nome di Arjuna; è anche un mese.
PHO (Cin.) – L’Anima animale.
PHTA-RA (Egiz.) – Uno dei 49 Fuochi mistici (occulti).
PHTAH (Egiz.) – Dio della morte simile a Shiva, il distruttore. Nella mitologia Egiziana posteriore è un dio solare. Nella filosofia esoterica, è il seggio o sede del Sole, e del suo Genio o Reggente occulto.
PIANO – Dal latino planus (livello, piatto). Un’estensione di spazio o di qualcosa che esso contiene, tanto in senso fisico che metafisico; ad esempio, un “piano di coscienza”. In Occultismo viene usato per denotare lo spazio, o l’estensione di qualche stato di coscienza, o il potere percettivo di un determinato gruppo di sensi, o l’azione di una forza particolare, o lo stato di materia corrispondente ad una delle cose sopra citate.
PICO Giovanni Conte della Mirandola – Cabalista ed Alchimista famoso, autore di un trattato “sull’oro” e di altre opere Cabalistiche. Col suo tentativo di provare la divina verità Cristiana nello Zohar, sfidò Roma e l’Europa. Nacque nel 1463 e morì nel 1494.
PIETRA BIANCA – Il segno di iniziazione menzionato da San Giovanni nell’Apo-calisse. Vi era incisa la parola premio ed era il simbolo dato al neofita che, durante la sua iniziazione, aveva superato con successo tutte le prove dei MISTERI. Era la potente corniola bianca dei Rosacroce medioevali, che la ricavarono dagli Gnostici. “A colui che vincerà, darò da mangiare la manna segreta (la conoscenza occulta che discende come saggezza divina dal cielo); e gli darò una pietra bianca; e su di essa sarà scritto un nome nuovo (il “nome misterico” dell’uomo interiore, o l’EGO del nuovo iniziato), che nessun uomo conosce – se non chi lo riceve”. (Apocalisse, 2, 17).
PIETRA FILOSOFALE – Chiamata anche “Polvere di Proiezione”. È il Magnum Opus degli Alchimisti, un oggetto che essi volevano ottenere a qualsiasi costo, una sostanza che possedeva il potere di trasmutare i metalli più vili in oro puro. Misticamente, però, la Pietra Filosofale simboleggia la trasmutazione della natura animale inferiore dell’uomo in quella elevata e divina.
PIGMALIONE – Un celebre scultore dell’isola di Cipro che si innamorò di una statua da lui scolpita. La Dea della bellezza, presa da pietà per lui, trasformò la statua in una donna vivente (Ovidio, Metamorfosi). È un’allegoria dell’Anima. COLONNE Le due – Jachin e Boaz. Erano collocate all’ingresso del Tempio di Salomone, la prima sulla destra, la seconda sulla sinistra. Il loro simbolismo è sviluppato nei rituali Massonici.
PILASTRI I tre – Quando i dieci Sephiroti sono collocati nell’Albero della Vita, due linee verticali li separano in tre Pilastri, cioè: il Pilastro della Severità, il Pilastro della Misericordia ed il Pilastro centrale della Mitezza. Il primo è formato da Binah, Geburah ed Hod; il centrale da Kether, Tipheret Jesod e Malkut; il Pilastro della Misericordia è formato da Chokmah, Chesed e Netzach. (w.w.w.).
PILASTRI O STELI DI HERMES – Come i “pilastri di Seth” (con cui sono identificati), servivano per la commemorazione di eventi occulti e vari segreti esoterici erano incisi su di essi in modo simbolico. Questa pratica era universale, anche di Enoch si dice che costruì dei pilastri.
PILLALOO CODI (Tamil) – Nell’astrologia popolare è un soprannome dato alle Pleiadi, e significa “le gallinelle”. Abbastanza stranamente anche i Francesi chiamano questa costellazione “Poussinière” (incubatrice di pulcini).
PIMANDRO (Gr.) – Il “pensiero divino”. Il Prometeo Egizio ed il Nous personificato, o la luce divina che, in un’opera ermetica chiamata “Pimandro”, appare ad Ermete Trismegisto e lo istruisce.
PINGALA (Sans.) – La grande autorità Vedica sulla Prosodia e sui chanda dei Veda. Visse parecchi secoli a. C.
PIPPALA (Sans.) – L’albero della conoscenza. Il frutto mistico di quell’albero “sul quale vengono gli Spiriti che amano la Scienza”. Tutto questo è allegorico ed occulto.
PIPPALADA (Sans.) Una scuola di magia fondata da un Adepto con questo nome, dove è spiegato l’Atharva Veda.
PIRRA (Gr.) – Figlia di Epimeteo e di Pandora che sposò Deucalione. Dopo un diluvio che annientò quasi tutta la umanità, Pirra e Deucalione crearono uomini e donne da pietre che gettavano dietro di loro.
PIRRONISMO (Gr.) – La dottrina dello scetticismo insegnata da Pirrone, malgrado il suo sistema sia più filosofico della vuota negazione dei nostri pirronisti moderni.
PISACHA (Sans.) – Nei Purana sono i folletti ed i demoni creati da Brahma. Nel folclore dell’India Meridionale sono fantasmi, demoni, larve e vampiri – generalmente femminili – che ossessionano gli uomini. I resti in disfacimento dell’essere umano in Kamaloka, come ad esempio gusci ed Elementari.
PISTIS SOPHIA (Sans.) – “Conoscenza, Saggezza”. Libro sacro dei primi Gnostici o dei Cristiani primitivi.
PITAGORA – Il più famoso dei filosofi mistici, nato a Samo verso il 586 a. C. Sembra che avesse viaggiato in tutto il mondo, mettendo assieme la sua filosofia dai vari sistemi a cui era stato introdotto. Così, studiò le scienze esoteriche con i Brahmani dell’India, e l’astrologia e l’astronomia in Caldea ed in Egitto. Ancora oggi è conosciuto in India sotto il nome di Yavanacharya (“istruttore Ionico”). Dopo il suo ritorno si stabilì a Crotone, nella Magna Grecia, dove fondò una Scuola alla quale ben presto aderirono tutti i migliori intelletti dei centri civilizzati. Suo padre era un certo Mnesarco di Samo, uomo colto e di nobili origini. Pitagora fu anche il primo ad insegnare il sistema eliocentrico e fu il più grande esperto del suo secolo in geometria. Fu lui a creare la parola “filosofo”, composta da due termini che significano un “amante della saggezza” – philo-sophos. Pitagora, come il più grande matematico, geometra ed astronomo della storia antica, ed anche come il più elevato fra i metafisici e gli eruditi, ha lasciato una fama intramontabile. Insegnò la reincarnazione così com’era professata in India, e molte altre cose della Saggezza Segreta.
PITAR DEVATA (Sans.) – Gli “Dei-Padri”, gli antenati lunari dell’umanità.
PITARA (Sans.) – Padri, antenati. I Progenitori delle razze umane.
PITONE (Gr.) – Identico ad Ob – un’influenza diabolica, demoniaca; l’ob mediante il quale si dice lavorino gli stregoni.
PITRI (Sans.) – Gli antenati, o creatori dell’umanità. Sono raggruppati in sette classi, di cui tre sono incorporee o arupa e quattro corporee. Nella teologia popolare si dice che siano stati creati da un fianco di Brahma. La loro genealogia è diversificata, ma nella filosofia esoterica essi sono ciò che è spiegato nella Dottrina Segreta. In Iside Svelata si dice di loro: “Generalmente si crede che questo termine indiano significhi gli spiriti dei nostri antenati, delle persone disincarnate, dal che deriva l’argomentazione di alcuni Spiritisti che i fachiri (e gli Yogi) ed altri operatori Orientali di prodigi, siano dei medium. Questo è errato sotto diversi aspetti. I Pitri non sono gli antenati dell’uomo vivente di oggi, ma del genere umano, delle razze Adamitiche; in altre parole, sono gli spiriti delle razze umane che, sulla grande scala dell’evoluzione discendente, precedettero le nostre razze di uomini, e che erano fisicamente e spiritualmente molto superiori ai nostri moderni pigmei. Nel Manava Dharma Shastra sono chiamati gli Antenati lunari. La Dottrina Segreta ha ora spiegato ciò che era stato accennato con cautela nei primi libri Teosofici.
PIYADASI (Pali) – “Il bello”, un appellativo del Re Chandragupta (il “Sandracottus” dei Greci) e di Asoka, re Buddista, suo nipote. Regnarono entrambi nell’India Centrale tra il IV° ed il V° secolo a. C. Erano chiamati anche Devanampiya, “gli amati dagli dei”.
PIZIA (Gr.) – O Pitonessa. I dizionari moderni ci informano che il termine indica chi pronunciava gli oracoli nel tempio di Delfo, nonché “qualsiasi femmina che si supponesse avesse in lei lo spirito della divinazione – una strega”. (Webster). Questo non è vero o, quanto meno, non è esatto. Una Pizia, stando all’autorità di Giamblico, di Plutarco e di altri, era una sacerdotessa scelta fra le sensitive delle classi più povere e posta in un tempio dove si esercitavano i poteri profetici. Lì essa stava in una stanza preclusa a tutti, tranne che al capo Ierofante e Veggente, e una volta ammessa era, come una monaca, morta per il mondo. Stava seduta accanto ad un tripode di bronzo collocato su di una fessura del terreno da cui esalavano certi vapori; queste esalazioni provenienti dalle profondità della terra, penetrando in tutto il suo organismo, producevano la mania profetica ed essa, in questo stato anormale, pronunciava degli oracoli. In “Vaestas”, I., reg. 28, Aristofane chiama la Pizia ventriloquia vates, ossia la “profetessa ventriloqua”, a causa della sua voce che sembrava provenisse dallo stomaco. Gli antichi ponevano l’anima dell’uomo (il Manas inferiore) o la propria personale coscienza di sé nella cavità dello stomaco. Il quarto verso del Secondo Inno Nabhanedishta dei Brahmani, dice: “Ascoltate, o figli degli dei, uno che parla tramite il suo nome (nabha), poiché egli vi chiama nelle vostre dimore!”. Questo è un fenomeno di moderno sonnambulismo. Anticamente l’ombelico era considerato “il cerchio del sole”, la sede della divina luce interiore. Perciò l’oracolo di Apollo era posto a Delphi, la città di Delphus – ventre o addome, mentre la sede del tempio era chiamata l’om-phalos, l’ombelico. Come è noto, alcuni soggetti mesmerizzati possono leggere lettere, udire e vedere attraverso questa parte del loro corpo, l’ombelico. In India (come pure fra i Parsi), esiste ancor oggi la credenza che gli adepti abbiano nei loro ombelichi delle fiamme che illuminano per essi tutte le oscurità e svelano il mondo spirituale. Dagli Zoroastriani è chiamato la lampada di Deshtur o “l’Alto Sacerdote” e dagli indiani, la luce o la radiosità del Dikshita (dell’iniziato).
PLAKSHA (Sans.) – Una delle sette Dwipa (continenti o isole) nel Pantheon Indiano e nei Purana.
PLATONE – Un Iniziato ai Misteri ed il più grande dei filosofi Greci, i cui scritti sono conosciuti in tutto il mondo. Fu discepolo di Socrate e maestro di Aristotele. Visse circa 400 anni prima della nostra era.
PLEROMA (Gr.) – “Pienezza”. Un termine Gnostico adoperato per indicare il mondo divino o l’Anima Universale. Lo Spazio, che poi si sviluppa e si divide in una serie di eoni. La sede superiore degli dei invisibili. Si suddivide in tre livelli.
PLOTINO – Il più elevato, nobile e grande di tutti i Neoplatonici dopo il fondatore di questa scuola, Ammonio Sacca. Fu il più entusiasta dei Filaleti, “gli amanti della verità”, il cui scopo era quello di trovare una religione basata su un sistema di astrazione intellettuale che è la vera Teosofia, o l’intera sostanza del Neoplatonismo. Se dobbiamo credere a Porfirio, Plotino non ha mai rivelato il suo luogo di nascita, né la sua famiglia, né la terra di origine della sua stirpe. Fino a ventotto anni egli non trovò un insegnante o un insegnamento che lo soddisfacessero o che rispondessero alle sue aspirazioni. Gli accadde poi di ascoltare Ammonio Sacca, e da quel giorno continuò a frequentare la sua scuola. A trentanove anni accompagnò l’imperatore Gordiano in Persia ed in India, con lo scopo di apprendere la filosofia di questi paesi. Morì a sessantasei anni, dopo aver scritto cinquantaquattro libri di filosofia. Era tanto modesto che di lui si diceva che “si vergognava al pensiero che egli avesse un corpo”. Raggiunse il Samadhi (lo stato più elevato di estasi o “riunificazione con Dio”, l’Ego divino), parecchie volte durante la vita. Come fu detto da un biografo, “era tanto il suo disprezzo per i propri organi corporali che rifiutò di usare una medicina per curarsi, considerando cosa indegna di un uomo usare mezzi di tal genere”. Leggiamo ancora: “Quando morì, un drago (o serpente) che era sempre stato sotto il suo letto, scivolò attraverso un buco nel muro e scomparve” – episodio significativo per gli studiosi di simbolismo. Plotino insegnò una dottrina identica a quella dei Vedantini, cioè che l’Anima Spirito che emana dall’Unico deifico Principio, dopo il suo pellegrinaggio, si riunisce ad Esso.
POPUL VUH – I Libri Sacri dei Guatemaltechi. Il manoscritto Quichè scoperto da Brasseur de Bourbourg.
PORFIRO – O Porfirio. Un Neoplatonico molto famoso, secondo solo a Plotino come istruttore e filosofo. Nacque prima della metà del terzo secolo d. C. a Tiro, per tale motivo egli si definiva un Tiriano, e si pensa provenisse da una famiglia Ebrea. Sebbene fosse completamente Ellenizzato e Pagano, il suo nome, Melek (un re), sembra indicare che abbia avuto sangue Semitico nelle vene. I critici moderni lo considerano molto giustamente il più esperto ed il più equilibrato di tutti i filosofi Neoplatonici. Scrittore rinomato, era particolarmente famoso per la sua controversia con Giamblico riguardo ai mali derivanti dalla pratica della Teurgia. Comunque, alla fine accettò i punti di vista del suo oppositore. Mistico naturale nato, seguì, come aveva già fatto il suo maestro Plotino, l’allenamento del puro Raja Yoga Indiano, che porta all’unione dell’Anima con la Superanima, il Sè Superiore (Buddhi-Manas). Egli lamenta, comunque, che nonostante tutti i suoi sforzi, non raggiunse lo stato di estasi prima dei sessant’anni, cosa di cui fu capace Plotino. Ciò avvenne, probabilmente, perché il suo istruttore disdegnava del tutto la vita fisica ed il corpo, limitando la ricerca filosofica a quella regione in cui la vita ed il pensiero diventano eterni e divini; mentre Porfirio dedicò tutto il suo tempo a pensare come portare la filosofia nella vita pratica. “Lo scopo della filosofia è per lui la moralità”, dice un biografo, “o, piuttosto, la santità” – la guarigione dalle infermità dell’uomo, infondendogli una vita più pura e vigorosa. La semplice conoscenza, anche se vera, non è di per sè sufficiente; la conoscenza ha per scopo una vita in accordo con il Nous – “la ragione”, traduce il biografo. Però, come lo interpretiamo noi, il Nous non è la ragione, bensì la mente (Manas), l’Ego divino ed eterno nell’uomo; dobbiamo, quindi, tradurre l’idea in modo esoterico e poter leggere: “La conoscenza occulta o segreta ha per scopo la vita terrestre in accordo con il Nous, il nostro Ego che eternamente si reincarna” – il che sarebbe più consono all’idea di Porfirio, in quanto coincide con la filosofia esoterica. (Vedi Sull’Astinenza di Porfirio, I, 29). Di tutti i Neoplatonici, Porfirio è quello che più si avvicinò alla vera Teosofia, così come ora è insegnata nella scuola segreta dell’Oriente. Ciò è evidenziato da tutti i nostri critici moderni e dagli scrittori che parlano della scuola Alessandrina, poiché “egli riteneva che l’Anima dovrebbe liberarsi dai ceppi della materia il più presto possibile ed essere pronta ad eliminare l’intero corpo” (Ad Marcellam, 34). Raccomandò la pratica dell’astinenza, dicendo che “saremmo come gli dei, se potessimo astenerci dai cibi vegetali ed animali”. Egli accetta con riluttanza la teurgia e l’incantesimo mistico, in quanto sono “privi di potere per purificare il principio noetico (manasico) dell’anima”: la teurgia può solo “ripulire la parte inferiore, o psichica, e renderla atta a percepire gli esseri inferiori come spiriti, angeli e dei” (Agostino, De Civitate Dei, X, 9), proprio come insegna la Teosofia. “Non profanare la divinità” egli aggiunge, “con le vuote immagini degli uomini; non devi ingiuriare ciò che è per sempre benedetto (Buddhi-Manas), o resterai cieco alla percezione delle verità più grandi e vitali” (A Marcella, 18). “Se vogliamo essere liberi dagli assalti degli spiriti malvagi, dobbiamo mantenere noi stessi sgombri di quelle cose sulle quali gli spiriti malvagi hanno potere; poiché essi non attaccano l’anima pura che non ha alcuna affinità con loro” (De Abstin. II°, 43). Questo è anche il nostro insegnamento. I Padri della Chiesa consideravano Porfirio il peggiore dei nemici, il più irriducibile alla Cristianità. Infine, e ancora una volta come nella Teosofia moderna, Porfirio – come tutti i Neoplatonici, secondo Sant’Agostino – “Tesseva le lodi di Cristo mentre essi screditavano la Cristianità”; lo stesso Gesù, essi affermavano, come lo affermiamo noi, “non disse nulla contro le divinità pagane, ma operò prodigi con il loro aiuto. Essi non potevano chiamarlo come fecero i suoi discepoli, Dio, ma lo adorarono come uno degli uomini migliori e più saggi” (De Civ. Dei, XIX, 23). Tuttavia, “anche nella tumulto della controversia, sembra che non si sia potuto dire nulla contro la vita privata di Porfirio. Il suo sistema prescriveva la purezza… ed egli la praticò”. (Vedi Dizionario di biografie Cristiane, Vol. IV°, “Porfirio”).
PORTE 50 della saggezza (Cab.) – Il numero è uno schermo, e in realtà vi sono 49 cancelli perché Mosè, il più alto adepto del mondo Ebraico, secondo i Cabalisti raggiunse e passò solo il 49°. Questi “porte” simbolizzano i differenti piani dell’Essere, o Ens. Esse sono perciò “porte” di Vita e “porte” di comprensione, o gradi della conoscenza occulta. Questi 49 (o 50) cancelli corrispondono ai sette cancelli nelle sette grotte dell’Iniziazione dei Misteri Mitriaci (Vedi Celso e Kircher). La divisione dei 50 in 5 cancelli principali ognuno dei quali ne include dieci, è ancora uno schermo. La chiave del loro significato sta nascosta nel quarto di questi 5 cancelli principali dal quale comincia, finendo nel decimo, il mondo dei Pianeti, ricavando così i sette che corrispondono ai sette Sefiroti inferiori. Essi sono anche chiamati “porte di Binah” o di comprensione.
POSEIDONE (Gr.) – Gli ultimi resti del grande Continente Atlantideo. L’isola Atlantide di Platone si riferiva ad un termine equivalente nella Filosofia Esoterica.
POSTEL Guillame – Un Adepto Francese nato nel 1510 in Normandia. Il suo sapere lo fece notare da Francesco I°, che lo inviò alla ricerca di manoscritti occulti in Oriente, dove egli fu accolto ed iniziato da una Fraternità Orientale. Tornato in Francia, divenne famoso. Fu perseguitato dal Clero ed infine imprigionato dall’Inquisizione, ma fu poi liberato dalla prigione sotterranea, dai suoi fratelli Orientali. La sua opera Clavis Absconditorum, chiave alle cose segrete e dimenticate, è molto celebre.
POT-AMUN – Vien detto che sia un termine Copto. Il nome di un prete e ierofante Egizio che visse sotto la prima dinastia Tolemaica. Diogene Laerzio dice che esso significa una persona consacrata ad “Amun”, dio della saggezza e della conoscenza segreta che equivale ad Hermes, a Toth, ed al Nebo dei Caldei. Dev’essere proprio così, poiché in Caldea, i sacerdoti consacrati a Nebo ne portavano il nome ed erano chiamati i Neboim o, in alcune opere Cabalistihe Ebree, “Abba Nebu”. I sacerdoti prendevano di solito il nome dei loro dei. Si tramanda che Pot-Amun sia stato il primo ad insegnare la Teosofia, o le linee guida della Religione Saggezza Segreta, ai non iniziati.
PRABHAVAPYAYA (Sans.) – Quello da cui tutto ha origine ed in cui tutte le cose si dissolvono alla fine del ciclo di vita.
PRACHETA (Sans.) – Un appellativo di Varuna, il dio dell’acqua o, esotericamente, il suo princìpio.
PRACHETASA (Sans.) – Vedi La Dottrina Segreta, IV°, pag. 218 e seg. Daksha è il figlio dei Prachetasa, i dieci figli di Prachinavahis. Nei Purana sono gli uomini dotati di poteri magici che, mentre praticavano le austerità religiose, rimanevano immersi nel fondo del mare per 10.000 anni. È anche il nome di Daksha, chiamato Prachetasa.
PRADHANA (Sans.) – La sostanza indifferenziata chiamata altrove ed in altre scuole Akasa, e dai Vedantini Mùlaprakriti, la Radice della Materia. In breve, la Materia Primordiale.
PRAGNA (Sans.) – O Prajna. Sinonimo di Mahat, la Mente Universale. Capacità di percezione (Dottrina Segreta, I°, pag. 170). Coscienza.
PRAHLADA (Sans.) – Figlio di Hiranyakashipu, Re degli Asura. Poiché Prahlada era devoto a Vishnu del quale suo padre era il più grande nemico, fu sottoposto, di con-seguenza, a numerose torture e punizioni. Vishnu, per salvare il suo devoto da tutto ciò, assunse la forma di Nara-Sinha (l’uomo leone, il suo quarto Avatar), e ne uccise il padre.
PRAJAPATI (Sans.) – I Progenitori; i datori di vita a tutto ciò che è su questa Terra. Essi sono sette e poi dieci – e corrispondono ai sette ed ai dieci Sefiroth Cabalistici, agli Amesha Spentas Mazdei, ecc. Brahma, il creatore, è chiamato Prajapati, quale sintesi dei Signori dell’Essere.
PRAKRITA (Sans.) – Uno dei dialetti provinciali del Sanscrito – “il linguaggio degli dei”, e, quindi, la sua materializzazione.
PRAKRITI (Sans.) – La natura in generale, natura in quanto opposta a Purusha – la natura spirituale e lo Spirito, che insieme sono i “due aspetti primordiali dell’Unica Sconosciuta Divinità” (La Dottrina Segreta, Cosmogenesi, pag. 98).
PRAKRITIKA PRALAYA (Sans.) – Il Pralaya che succede all’Età (o Giorno) di Brahma, quando ogni cosa che esiste si dissolve nella sua essenza primordiale (o Prakriti).
PRALAYA (Sans.) – Un periodo di oscuramento o di riposo – planetario, cosmico o universale -. L’opposto di Manvantara (Dottrina Segreta, Cosmogenesi pag. 468).
PRAM-GIMA – Letteralmente, “Maestro di tutto”, titolo della divinità.
PRAMANTHA (Sans.) – Uno strumento per generare il fuoco sacro per attrito. Il bastoncino usato dai Brahmani per produrre il fuoco per frizione.
PRAMEYA (Sans.) – Cose che vanno provate; oggetti di Pramana o prova.
PRAMLOCHA (Sans.) – Un’Apsara femmina; una ninfa dell’acqua che ingannò Kandu. (Vedi “Kandu”).
PRANA (Sans.) – Principio di vita; il soffio della Vita.
PRANAMAYA KOSHA (Sans.) – Il veicolo di Prana, vita, o Linga Sharira, un termine Vedantino.
PRANATMAN (Sans.) – Identico a Sutratma, l’eterno filo sul quale sono infilate, come perle, le vite personali dell’Ego.
PRANAVA (Sans.) – Una parola sacra, sininimo di AUM.
PRANAYAMA (Sans.) – Nella pratica Yoga è l’arresto e la regolamentazione del respiro.
PRANIDHANA (Sans.) – La quinta osservanza degli Yogi; devozione incessante. (Vedi Yoga Shastra, II°, 32).
PRAPTI (Sans.) – Da Prap, raggiungere. Uno degli otto Siddhi (poteri) del Raja-Yoga. Il potere di trasportare se stessi da un luogo all’altro, all’istante, con la pura forza della volontà; le facoltà della divinazione, di guarire e di profetizzare, sono anch’esse un potere Yoga.
PRASANGA MADHYAMIKA (Sans.) – Una scuola di filosofia Buddista nel Tibet. Segue, come il sistema Yogacharya, il Mahayana, o i precetti dei “Grande Veicolo”, ma essendo stata fondata molto tempo dopo lo Yogacharya, non è altrettanto rigida e severa. È un sistema semi-exoterico e molto popolare fra i letterati ed i laici.
PRASHRAYA (Sans.) – O Vinaya. “Progenitrice affettuosa”, un appellativo dato all’Aditi Vedica, la “Madre degli Dei”.
PRATIBHASIKA (Sans.) – La vita apparente o illusoria.
PRATISAMVID (Sans.) – Le quattro “forme illimitate di saggezza” raggiunte da un Arhat, l’ultima delle quali è la conoscenza assoluta ed il potere di controllo sui dodici Nidana (Vedi “Nidana”).
PRATYABHAVA (Sans.) – Lo stato dell’Ego sotto l’obbligo o necessità di ripetute rinascite.
PRATYAGATMA (Sans.) – Jivatma, o l’Anima Universale vivente – Alaya.
PRATYAHARA (Sans.) – Lo stesso che “Mahapralaya”.
PRATYAHARANA (Sans.) – L’allenamento preliminare del Raja-Yoga pratico.
PRATYAKSHA (Sans.) – Percezione spirituale per mezzo dei sensi.
PRATYASARGA (Sans.) – Nella filosofia Sankhya è “l’evoluzione intellettuale dell’Universo”; nei Purana, l’ottava creazione.
PRATYEKA BUDDHA (Sans.) – Lo stesso che “Pasi-Buddha”. Il Pratyeka Buddha è un livello che appartiene esclusivamente alla scuola Yogacharya, eppure è solo uno sviluppo intellettuale, anzichè vera spiritualità. È la lettera morta delle regole Yoga, in cui l’intelletto e la comprensione rappresentano la parte più importante, assieme alla rigorosa effettuazione delle pratiche di sviluppo interiore. È uno dei tre sentieri che portano al Nirvana, ma il più basso, in cui uno Yogi – “senza istruttore e senza salvare altri” – semplicemente con la forza della volontà o delle tecniche, giunge individualmente ad una sorta di Buddità nominale; senza essere utile a nessuno, ma lavorando egoisticamente solo per se stesso e alla propria salvezza. I Pratyeka sono esteriormente rispettati ma sono intimamente disprezzati da quelli di alta capacità discriminativa. Un Pratyeka è generalmente paragonato ad un “Khadga” o rinoceronte solitario, e chiamato Ekashringa Rishi, un Rishi (o santo) solitario ed egoista. “Come chi attraversa il Samsara (“l’oceano della nascita e della morte”, o la serie delle reincarnazioni) eliminando gli errori, eppure non giunge alla perfezione assoluta, così il Pratyeka Buddha è paragonato ad un cavallo che attraversa un fiume nuotando, senza toccare terra”. (Dizion. Sanscrito-Cinese). Egli è molto al di sotto di un “Buddha di Compassione”. Lotta solo per il raggiungimento del Nirvana.
PRE-ESISTENZA – Il termine è usato per indicare che siamo vissuti prima. Nel passato era lo stesso che reincarnazione. L’idea è derisa da alcuni, respinta da altri, detta assurda ed inconsistente da altri ancora: eppure è la credenza più antica e più universalmente accettata da tempo immemorabile. E se questa credenza era universalmente accettata dalle più sottili menti filosofiche del mondo pre-cristiano, non è sbagliato pretendere che alcuni uomini intellettuali di oggi possano credere nella reincarnazione, o quanto meno dare a questa dottrina il beneficio del dubbio. Perfino la Bibbia vi allude più volte, quando considera San Giovanni Battista la reincarnazione di Elia, e quando i Discepoli chiedono se l’uomo cieco sia nato cieco a causa dei suoi peccati – il che equivale a dire che egli era vissuto ed aveva peccato prima di essere nato cieco. Come giustamente dice Bonwick: consisteva “nell’opera di progresso spirituale e di disciplina dell’anima. L’epicureo vizioso ritornava quale accattone; l’orgoglioso oppressore, quale schiavo; la dama dai modi altezzosi, da sarta. Ogni girare della ruota porgeva l’occasione per sviluppare l’intelligenza e i sentimenti trascurati o di cui si era fatto cattivo uso, donde la popolarità della reincarnazione sotto tutti i climi ed in tutti i tempi… In tal modo si compiva con certezza lo sradicamento del male”. In verità, “un atto cattivo segue un uomo, passando attraverso centomila trasmigrazioni” (Panchatantra). “Tutte le anime hanno un veicolo sottile, immagine del corpo, che trasporta l’anima da una dimora materiale ad un’altra”, dice Kapila; mentre Basnage spiega, in relazione agli Ebrei: “Ma questa seconda morte non è considerata l’inferno, ma ciò che accade quando un’anima ha animato per la seconda volta un corpo”. Erodoto dice che gli Egizi “sono i primi ad aver parlato di questa dottrina, secondo la quale l’anima dell’uomo è immortale, e dopo la morte del corpo entra in un essere nuovamente nato. Quando, essi dicono, l’anima è passata attraverso tutti gli animali della terra e del mare, e tutti gli uccelli, rientrerà nel corpo di un uomo neonato”. Questa è la pre-esistenza. Deveria mostrò che i libri funebri degli Egiziani dicono chiaramente che “la resurrezione altro non era, realmente, che un rinnovamento che porta ad una nuova infanzia ed a una nuova giovinezza”. (Vedi “Reincarnazione”).
PRETA (Sans.) – Nel folklore popolare sono i “demoni affamati”. “Gusci” di uomini avari ed egoisti dopo la morte; secondo gli insegnamenti esoterici, gli “Elementari” rinati come Preta nel Kama-loka.
PRIMO PUNTO – Metafisicamente è il primo punto della manifestazione, il germe della differenziazione primordiale, o il punto all’interno del Cerchio infinito, “il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo”. Il Punto è il Logos.
PRINCIPI – Gli Elementi o essenze originali, le differenziazioni di base sulle quali e tramite le quali tutte le cose sono costruite. Noi usiamo questo termine per indicare i sette aspetti individuali e fondamentali della Realtà Universale Unica, nel Cosmo e nell’uomo. Ne derivano anche i sette aspetti nella loro manifestazione nell’essere umano – divino, spirituale, psichico, astrale, fisiologico e semplicemente fisico.
PRIYAVRATA (Sans.) – Nell’Induismo exoterico è il nome del figlio del Manu Swayambhuva. In Occultismo è la designazione occulta di una delle razze primordiali.
PROCLO – Scrittore e filosofo mistico Greco, conosciuto quale commentatore di Platone e soprannominato il Diadoco. Visse nel quinto secolo e morì all’età di 75 anni ad Atene nel 485 d. c. Il suo ultimo ardente discepolo e seguace, traduttore delle sue opere, fu Thomas Taylor di Norwich che, dice il Fratello Kenneth Mackenzie, “fu un mistico moderno che adottò la fede pagana quale unica vera fede, e che sacrificava realmente colombe a Venere, il capro a Bacco e … avrebbe voluto immolare un toro a Giove”, se non gli fosse stato proibito dalla proprietaria di casa.
PROMETEO – Il logos Greco; colui che, portando sulla terra il fuoco divino (in-telligenza e coscienza) dotò gli uomini di ragione e di mente. Prometeo è il prototipo Greco dei nostri Kumara o Ego, coloro che, incarnandosi negli uomini, li resero degli Dei latenti invece che animali. Gli dei (o Elohim) erano contrari a che gli uomini diventassero “come uno di noi” (Genesi, III, 22) e conoscessero “il bene ed il male”. Per questo vediamo in ogni leggenda religiosa questi dei che puniscono l’uomo per il suo desiderio di conoscere. Come racconta il mito Greco, Prometeo, per aver rubato il fuoco ed averlo portato agli uomini dal Cielo, fu incatenato per ordine di Zeus ad una roccia delle Montagne del Caucaso.
PROPATOR (Gr.) – Termine Gnostico. L’ “Abisso” di Bythos, o En-Aiôr, la luce insondabile. È quest’ultima la sola Auto-Esistente ed Eterna – Propator è solo periodico.
PROTILE (Gr.) – Una parola recente coniata in chimica per designare la prima sostanza omogenea, primordiale.
PROTO-ILOS (Gr.) – La prima materia primordiale.
PROTOGONO (Gr.) – Il “primogenito”; usato per tutti gli dei manifesti e per il Sole del nostro sistema.
PROTOLOGOI (Gr.) – Le prime sette Forze creative primordiali quando sono antropomorfizzate negli Arcangeli o Logoi.
PSCHENT (Egiz.) – Un simbolo a forma di doppia corona, che significa la presenza della Divinità nella morte come nella vita, sulla terra come in cielo. Questo Pschent o corona è portata solo da alcuni dei.
PSICHE (Gr.) – L’Anima animale, terrestre; il Manas inferiore.
PSICHISMO – Dal Greco psiche. Un termine ora usato per denotare molto vagamente ogni genere di fenomeni connessi con la mente, cioè, la medianità e la sensitività più elevata, la ricettività ipnotica e l’ispirazione profetica, la semplice chiaroveggenza nella luce astrale e la reale veggenza divina; in breve, la parola copre ogni fase ed ogni manifestazione dei poteri e della potenza dell’Anima umana e di quella divina.
PSICOFOBIA – Letteralmente, “Paura dell’Anima”, applicata ai materialisti ed agli atei che vengono come colpiti dalla pazzia al solo nominare lo Spirito e l’Anima.
PSICOGRAFIA – Una parola usata per la prima volta dai teosofi; significa scrivere sotto dettatura e sotto l’influenza di una “forza dell’Anima”; sebbene gli Spiritisti abbiano adottato il termine per indicare lo scritto prodotto dai loro medium sotto la guida di “Spiriti” che ritornano sulla terra.
PSICOLOGIA – Nei tempi antichi era la Scienza dell’Anima; una Scienza che serviva come base inevitabile della fisiologia. Al contrario, oggi, è la psicologia che è basata (dai nostri grandi scienziati) sulla fisiologia.
PSICOMETRIA – Letteralmente, “Misurare con l’Anima”, leggendo o scorgendo non con gli occhi fisici, ma con l’anima o la Vista interiore.
PSYLLI (Gr.) – Incantatore di serpenti dell’Africa o dell’Egitto.
PTAH (Egiz.) – O Pthah. Nel Pantheon Egiziano è il figlio di Kneph. È il Principio della Luce e della Vita attraverso il quale ebbe luogo la “creazione” o meglio, l’evoluzione. Il Logos e Creatore Egiziano, il Demiurgo. È una divinità molto antica perché, secondo Erodoto, ebbe eretto un tempio in suo onore da Menes, primo re d’Egitto. È il “datore di vita”, e l’autogenerato, nonché padre di Api, il toro sacro concepito tramite un raggio proiettato dal Sole. Ptah è così il prototipo di Osiride, una divinità successiva. Erodoto fa di lui il padre dei Kabiri, gli dei del mistero; ed il Targum di Gerusalemme dice: “Gli Egiziani chiamavano Ptah la saggezza del Primo Intelletto”. Quindi egli è Mahat, la “saggezza divina”; sebbene sotto un altro aspetto sia anche Swabhavat, la sostanza autocreata, come dice una preghiera indirizzata a lui nel Rituale dei Morti, che chiama Ptah “padre dei padri e di tutti gli dei, generatore di tutti gli uomini, prodotti dalla sua sostanza” : “Tu sei senza padre, essendo generato dalla tua stessa volontà, tu sei senza madre, essendo nato dal rinnovamento della tua propria essenza da cui procede la sostanza”.
PÚJA (Sans.) – Un’offerta; preghiere e onori offerti ad un idolo o a qualcosa di sacro.
PULASTYA (Sans.) – Uno dei sette “figli nati dalla mente” di Brahma; è ritenuto padre dei Naga (serpenti, ed anche Iniziati) e di altre creature simboliche.
PUMS (Sans.) – Lo Spirito, il supremo Purusha, l’Uomo.
PUNARJANMA (Sans.) – Il potere di evolvere delle manifestazioni oggettive; moto di forme; anche rinascita.
PUNDARIK-AKSHA (Sans.) – Letteralmente, “dagli occhi di loto”, un appellativo di Vishnu. “Gloria suprema ed imperitura”, come viene tradotto da qualche Orientalista.
PUNTI MASORETICI o Vocali (Ebr.) – Questo sistema oggi è chiamato Masóra, da Massoreh o Massoreth, “tradizione”, e Masar, “tramandare”. I Rabbini che si occupavano di Masorah, e perciò chiamati i Masoreti, furono anche gli inventori dei punti Masoretici, che si pensa forniscano la pronuncia esatta delle parole senza vocali delle Scritture, mediante l’aggiunta di punti che rappresentano le vocali fra le consonanti. Questa fu l’invenzione dei Rabbini dotti ed astuti della Scuola di Tiberias (nel nono secolo della nostra era) i quali, facendo così, hanno dato un significato completamente nuovo alle parole ed ai nomi principali del Libro di Mosè, ed hanno in tal modo reso la confusione ancora più confusa. La verità è che questo schema ha solo aggiunto uno schermo addizionale a quelli già esistenti nel Pentateuco ed in altri libri.
PUNTO entro il Cerchio – Nel suo significato esoterico, è il primo logos non manifesto che appare sulla distesa infinita e senza rive dello Spazio, rappresentato dal Cerchio. È il piano dell’Infinito e dell’Assolutezza. Questo è solo uno dei numerosi ed occulti significati di tale simbolo, che è il più importante fra tutte le figure geometriche usate nella emblematologia metafisica. Quanto ai Massoni, essi hanno fatto del punto “un fratello individuale” il cui dovere verso Dio e verso l’uomo è delimitato dal cerchio; poi hanno messo Giovanni Battista e Giovanni Evangelista a far compagnia al “fratello”, raffigurandoli quali due linee perpendicolari parallele.
PÚRAKA (Sans.) – Processo di inspirazione; un modo di respirare regolato secondo le norme prescritte dall’Hata-Yoga.
PURANA (Sans.) – Letteralmente, “Antico”. Raccolta di scritti simbolici ed allegorici – ora diciotto – che si suppone siano stati composti da Vyasa, l’autore del Mahabharata.
PUROHITA (Sans.) – Sacerdote di famiglia; Brahmani.
PURURAVA (Sans.) – Il figlio di Budha, il figlio di Soma (la luna) e di Ila; famoso per essere stato il primo a produrre il fuoco per frizione di due pezzi di legno ed a farlo (il fuoco) triplice. Un emblema occulto.
PURUSHA (Sans.) – L’ “Uomo”, l’uomo celeste. lo Spirito; sotto un altro aspetto è identico a Narayana, “il Sè Spirituale”.
PURUSHA NARAYANA (Sans.) – Il maschio primordiale – Brahma.
PURUSHOTTAMA (Sans.) – Significa “il meglio dell’uomo”; metafisicamente, comunque, è lo spirito, l’Anima Suprema dell’universo; un appellativo di Vishnu.
PÚRVAJA (Sans.) – “Pregenetico”, lo stesso che il Protologos Orfico (vedi La Dottrina Segreta Antropogenesi pag. 120); nome di Vishnu.
PURVASHADA (Sans.) – Un asterismo.
PÚSHAN (Sans.) – Una divinità Vedica, il cui significato reale rimane sconosciuto agli Orientalisti. È qualificato come il “Nutritore”, il nutritore di tutti gli esseri (indifesi). La filosofia esoterica ne spiega il significato. Il Taittiriya Brahmana parlando di essa dice: “Quando Prajapati formò gli esseri viventi, Pùshan li nutrì”. Questa, allora, è la stessa forza misteriosa che nutre per Osmosi il feto ed il bambino non ancora nato e che è chiamata “la nutrice atmosferica (o Akasica)” nonché il “padre nutritore”. Quando i Pitri lunari evolsero l’uomo, questi rimase privo di sensi ed indifeso e fu “Pushan che nutrì l’uomo primordiale”. È anche un nome del Sole.
PUSHKALA (Sans.) – O Puskola. Foglia di palma preparata per poterci scrivere sopra, usata a Ceylon. Tutti i libri antichi furono scritti su tali foglie, e durano per secoli.
PUSHKARA (Sans.) – Un loto blu; la settima Dwîpa, o zona, di Bharatavarsha (India). Famoso lago nei pressi di Ajmer. È anche il nome proprio di parecchie persone.
PÚTO (Sans.) – Isola della Cina, dove Kwan-Shai-Yin e Kwan-Yin hanno un certo numero di templi e monasteri.
PUTRA (Sans.) – Un figlio.
PU-TSI K’IUN-LING (Cin.) – Letteralmente, “il Salvatore Universale di tutti gli esseri”. Nome di Avalokiteswara ed anche di Buddha.

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