Glossario Teosofico: N

N – 14a lettera sia dell’alfabeto Inglese che di quello Ebraico. In quest’ultima lingua la N è chiamata Nun ? e significa pesce. È il simbolo del principio femminile e del grembo. Nel sistema Cabalistico il suo valore è 50, ma i Peripatetici ne facevano l’equivalente di 900 e, con un trattino sopra, di 9000. Per gli Ebrei, comunque, la Nun finale valeva 700.
NAASSENI – La setta Gnostica Cristiana chiamata Naaseniana, o adoratori del serpente, che considerava la costellazione del Drago come simbolo del loro Logos, o Cristo.
NABATEI – Una setta le cui credenze erano quasi identiche a quelle dei Nazareni e dei Sabei, e che veneravano Giovanni Battista più di Gesù. Maimonide li identificava con gli Astrolatri. “Per quanto riguarda le credenze dei Sabei”, egli dice, “il libro più famoso è L’Agricoltura dei Nabatei”. Sappiamo, poi, che gli Ebioniti, i primi dei quali erano, in base alla tradizione, amici e parenti di Gesù, in altre parole erano i primi Cristiani, secondo Epifanio e Teodoro furono “seguaci e discepoli della setta dei Nazareni”. (Vedi Contro gli Ebioniti di Epifanio, ed anche “Galilei” e “Nazareni”).
NABHI (Sans.) – Il padre di Bharata, che dette il suo nome a Bharata Varsha o India.
NABIA (Ebr.) – Veggenza, divinazione. Nella Bibbia questo è il nome dato alla profezia, uno dei fenomeni mistici più antichi e rispettati, ed è, a giusto titolo, incluso fra i poteri spirituali quali la divinazione, le visioni chiaroveggenti, le condizioni di trance e gli oracoli. Ma mentre gli incantatori, i divinatori e gli stessi astrologi sono decisamente condannati nei libri di Mosè, la profezia, la veggenza ed il nabia sono visti come doni particolari del cielo. Nelle epoche più antiche erano chiamati Epoptai (veggenti), parola Greca per “Iniziati”. Erano anche definiti Nebim “plurale di Nebo, dio Babilonese della saggezza”. Il Cabalista fa una distinzione fra veggente e mago: l’uno è passivo, l’altro è attivo; il Nebirah è colui che vede nel futuro ed è chiaroveggente; il Nebi-poel è colui che possiede poteri magici. Osserviamo che Elia ed Apollonio ricorrevano agli stessi mezzi per isolarsi dalle influenze disturbatrici del mondo esterno : avvolgevano completamente la testa in un mantello di lana perché essa, si deve supporre, non conduce l’elettricità.
NABU (Cald.) – Anche Nebu o Nebo; il dio Caldeo della Saggezza Segreta, dal quale derivarono il nome Biblico ed il termine Ebraico Nabiim (profeta). Questo figlio di Anu e di Ishtar era adorato principalmente a Borsippa; ma aveva il suo tempio anche a Babilonia, situato sopra quello di Bel, consacrato ai sette pianeti. (Vedi “Nazareni” e “Nebo”).
NAGA (Sans.) – Letteralmente, “Serpente”. Nel Pantheon Indiano è il nome degli Spiriti- Serpenti o Spiriti-Draghi e degli abitanti di Patala, l’inferno. Ma siccome Patala significa gli antipodi ed era il nome dato all’America dagli antichi che conoscevano e visitavano questo continente prima che l’Europa ne avesse sentito parlare, il termine è probabilmente affine al Messicano Nagal, gli attuali uomini dediti alla stregoneria ed alla medicina. I Naga sono i Nat di Burma, gli dei-serpenti o “demoni draghi”. Nell’esoterismo, tuttavia, come già detto prima, questo è un soprannome per designare gli “uomini saggi” o gli adepti. In Cina e nel Tibet i “Draghi” sono considerati le divinità tutelari del mondo e di svariati posti della terra, e la parola è usata con il significato di adepti, yogi e narjol. Il termine si riferisce semplicemente alla loro grande saggezza e conoscenza. Ciò è dimostrato anche negli antichi Sutra e nelle biografie di Buddha. Il Naga, sia nell’America Meridionale che Centrale, in India come in Caldea, Nonché nell’antico Egitto, è sempre un uomo saggio, dotato di poteri magici straordinari. In Cina il “culto” dei Naga era molto diffuso, e lo divenne ancor più dopo che Nagarjuna (il “grande Naga”, letteralmente il “grande adepto”), il quattordicesimo patriarca Buddista, la visitò. I “naga” erano considerati nel Celeste impero “gli Spiriti tutelari o dei delle cinque regioni, o dei quattro punti della bussola e del suo centro, e come guardiani dei cinque laghi e dei quattro oceani” (Eitel). Questo portato alle sue origini e tradotto esotericamente significa che i cinque continenti e le loro cinque razze-radici sono sempre stati sotto la protezione delle “divinità terrestri”, cioè, dei Saggi Adepti. La tradizione narra che i Naga lavarono Gautama Buddha alla sua nascita, lo protessero e, alla sua morte, ne conservarono le reliquie del corpo. Questo dimostra che altro non sono che uomini saggi, degli Arhat e non dei mostri o Draghi. Ciò è avvalorato anche dagli innumerevoli racconti circa la conversione dei Naga al Buddismo. Il Naga di un lago nella foresta vicino a Rajagriha e molti altri “Draghi”, furono così convertiti da Buddha alla buona Legge.
NAGADWIPA (Sans.) – Letteralmente, “l’isola dei Draghi”; secondo i Purana, una delle Sette Divisioni di Bharatavarsha, o dell’India moderna. Non esistono prove di chi fossero i Naga (certo un popolo storico); la teoria favorita è che fossero Sciti. Ma di ciò non esiste prova alcuna. Quando i Brahmani invasero l’India, “trovarono una razza di uomini saggi, metà dei e metà demoni”, dice la leggenda, uomini che erano gli istruttori di altre razze e che divennero istruttori anche degli Indiani e degli stessi Brahmani. Nagpur è ritenuta giustamente la sopravvissuta vestigia di Nagadwîpa. Attalmente Nagpur è nel Rajputana, vicino ad Udaipur, ad Ajmer, ecc. E non è forse noto che ci fu un tempo in cui i Brahmani andavano ad istruirsi Nella Saggezza Segreta dai Rajput? Inoltre, una tradizione riporta che Apollonio da Tiana fu istruito alla magia dai Naga del Kashmir.
NAGAL – Il nome del capo Stregone o “uomo della medicina” in alcune tribù di Indiani del Messico. Essi tengono sempre un daimon, o dio, sotto forma di un serpente – e a volte di qualche altro animale sacro – che si dice li ispiri.
NAGARAJA (Sans.) – Il nome abituale dato ai supposti “Spiriti guardiani” dei laghi e dei fiumi, che letteralmente significa “Re Draghi”. Nelle cronache Buddiste sono indicati come esseri che sono stati convertiti alla vita monastica buddista, cioè esseri che, da Yogi, quali erano prima, sono diventati degli Arhat.
NAGARJUNA (Sans.) – Un Arhat, un eremita nativo dell’India Occidentale convertito al Buddismo da Kapimala, e diventato 14o Patriarca, considerato ora come un Bodhisattva-Nirmanakaya. Era famoso per la sua sottile dialettica nelle discussioni metafisiche; fu il primo istruttore sulle dottrine Amitabha e rappresentante della Scuola Mahayana. Considerato come il più grande filosofo Buddista, ci si riferiva a lui come ad “uno dei quattro soli che illuminano il mondo”. Nacque nel 223 a. C.; dopo la sua conversione andò in Cina dove, a sua volta, convertì l’intero paese al Buddismo.
NAGKON WAT (Siam.) – Imponenti rovine, se rovine si possono chiamare, nella provincia di Siamrap (Siam Orientale). Un edificio abbandonato di dimensioni gigantesche, le cui vestigia, assieme a quelle del grande tempio di Angkortham, sono le reliquie del passato meglio conservate in tutta l’Asia. Dopo le Piramidi, è l’edificio più occulto del mondo intero. Di forma oblunga, è lungo 262 metri e largo 194; è interamente costruito in pietra, tetto compreso, ma senza cemento e, come nelle piramidi di Gizah, le pietre combaciano così esattamente che ancor oggi i punti di congiunzione sono appena percepibili. Ha una pagoda centrale alta circa 83 metri dal pavimento e quattro pagode più piccole ai quattro angoli, ognuna alta circa 58 metri. Secondo le parole di un viaggiatore (Frank Vincent, La Terra dell’elefante bianco, pag. 209): “… per stile e bellezza della sua architettura, per solidità di costruzione, per la magnificenza delle elaborate incisioni e sculture, il grande Nagkon Wat non ha nulla che lo superi e certamente, ai giorni nostri, nessuna costruzione può rivaleggiare con esso”. (v. Iside Svelata, vol. I°, pag. 559).
NAHASH (Ebr.) – “L’Emarginato”; Il Maligno, il Serpente, secondo i Cabalisti Occidentali.
NAHASCHIM (Cab.) – “Le opere del serpente”. È un nome dato alla Luce Astrale, “il grande serpente ingannatore” (Maya), durante alcune opere di magia pratica. (Vedi Dottrina Segreta, vol. V°, pag. 226).
NAHBKOON (Egiz.) – Il dio che unisce i “doppi”; termine mistico che si riferisce ai “principi” umani disincarnati.
NAIMITTIKA (Sans.) – Occasionale, o incidentale; usato per uno dei quattro tipi di Pralaya. (Vedi “Pralaya”).
NAIN (Scand.) – Lo “Gnomo della Morte”.
NAJO (Hind.) – Una strega; una maga.
NAKSHATRA (Sans.) – Gli asterismi lunari.
NAMAH (Sans.) – Namo in Pali. La prima parola di una invocazione quotidiana fra i Buddisti che vuol dire: “Umilmente mi affido, o adoro, o riconosco” il Signore; come in “Namo tasso Bhagavato Arahato” ecc. , indirizzato al Signore Buddha. I sacerdoti Buddisti e Taoisti sono chiamati “Maestri di Namah” perché questa parola è usata nella liturgia e nella preghiera, Nell’invocazione del Triratna (v.) e, con una piccola variazione, negli incantesimi occulti ai Bodhisattva ed ai Nirmanakaya.
NANDA (Sans.) – Re di Magada (la cui dinastia fu rovesciata da Chandragupta (v.).
NANDI (Sans.) – Il sacro toro bianco di Shiva ed il suo Vahan (Veicolo).
NANNA (Scand.) – La bella sposa di Baldur, che lottò con il cieco Hodur (“colui che regna sulle tenebre”) e che fu uccisa dalle arti magiche di quest’ultimo. Baldur è la personificazione del Giorno, Hodur della Notte e la bella Nanna – dell’Aurora.
NANNAK (Cald.) – Anche Nanar e Sin. Un nome della luna; nella mitologia più recente, si dice che esso sia il figlio di Mulil, l’antico Bel ed il Sole. Ma nella mitologia più antica la Luna è molto più vecchia del Sole.
NARA (Sans.) – “Uomo”; l’uomo originale, eterno.
NARA (Sans.) Le acque dello Spazio o il Grande Abisso, da cui deriva il nome Narayana o Vishnu.
NARA SIMHA (Sans.) – Significa “Uomo-leone”; un Avatar di Vishnu.
NARADA (Sans.) – Uno dei Sette grandi Rishi, un Figlio di Brahma. Questo “Progenitore” è uno dei personaggi più misteriosi nella simbologia sacra Brahmanica. Esotericamente, Narada è il Governatore degli eventi durante i vari cicli Karmici ed è, in un certo senso, la personificazione del grande ciclo umano; un Dhyan Chohan. Egli gioca un grande ruolo nel Brahmanesimo che gli attribuisce alcuni degli inni più occulti del Rig Veda, opera sacra nella quale lo si descrive appartenente alla “famiglia dei Kanwa”. È chiamato Deva-Brahma, come tale, ha un carattere distinto da quello che assume sulla terra – o Patala. Daksha lo maledice per la sua interferenza nella condotta dei suoi 5.000 e 10.000 figli che egli convinse a rimanere Yogi e celibi e a rinascere moltissime volte su questa terra (Mahabharata). Ma questa è un’allegoria. Egli fu l’inventore della Vina, una specie di liuto, e fu un grande “legislatore”. La sua storia è troppo lunga per essere narrata qui.
NARAKA (Sans.) – Nella concezione popolare è un inferno, “una prigione sotterranea”. Gli inferni caldi e freddi, sempre in numero di otto, sono semplicemente emblemi dei globi della nostra catena settenaria, con in più “l’ottava sfera”, che si suppone sia collocata nella luna. Questo è un schermo trasparente poiché questi “inferni” sono chiamati inferni vivificanti dato che, come viene spiegato, ogni essere che muore in uno di essi nasce immediatamente Nel secondo, poi nel terzo, e così via; in ognuno, la vita ha una durata di 500 anni (questo è un velo sul numero dei cicli e delle reincarnazioni). Siccome questi inferni costituiscono uno delle sei gati (condizioni di esistenza senziente) e siccome si dice che le persone rinascono in uno o in altro di esse secondo i loro meriti o demeriti Karmici, lo schermo o velo diventa autoesplicativo. Comunque, questi Naraka sono più dei purgatori che degli inferni, poiché è possibile liberarsi da ognuno di essi grazie alle preghiere ed alle intercessioni dei preti dietro pagamento; esattamente come nella Chiesa Cattolica Romana che sembra aver copiato abbastanza accuratamente il ritualismo Cinese. Come già detto, la filosofia esoterica identifica ogni inferno con la vita sulla terra, in una forma o l’altra dell’esistenza senziente.
NARAYANA (Sans.) – “Colui che si muove sulle Acque” dello spazio; un appellativo di Vishnu nel suo aspetto di Spirito Santo che si muove sulle Acque della Creazione (Vedi Manu, Libro II°). Nella simbologia esoterica sta per la manifestazione primordiale del principio vitale che si propaga nello Spazio infinito.
NARGAL (Cald.) – I capi Caldei ed Assiri dei Magi (Rab-Mag).
NARJOL (Tib.) – Un Santo; un Adepto glorificato.
NAROS (Ebr.) – O Neros. Un ciclo, che gli Orientalisti descrivono consistere di 600 anni. Ma di quali anni? Vi erano tre tipi di Naros: il più grande, il medio ed il più piccolo. È solo quest’ultimo ciclo che aveva una durata di 600 anni. (Vedi “Neros”).
NASTIKA (Sans.) – Ateo o, piuttosto, chi non adora né riconosce dei ed idoli.
NATH (Sans.) – Un Signore: usato per gli dei e per gli uomini; un titolo aggiunto al primo Nome degli uomini o delle cose, come Badrinath (signore della montagna), famoso luogo di pellegrinaggio; Gopinath (signore delle pastorelle), usato per Krishna.
NAVA NIDHI (Sans.) – Letteralmente, “i nove Gioielli”; nel misticismo, il completamento dello sviluppo spirituale.
NAZAR (Ebr.) – Uno che è “separato, consacrato”; un tipo di celibi temporaneamente monaci di cui si parla nel Vecchio Testamento, che durante il periodo del loro voto non si sposavano, Né facevano uso di vino, e che portavano i capelli lunghi tagliandoli solo al momento dell’iniziazione. Paolo dev’essere appartenuto a questa categoria di Iniziati, poiché egli stesso dice ai Galati (I, 15) che fu separato o “messo da parte” fin dal momento della sua nascita; e che ebbe tagliati i suoi lunghi capelli a Cesarea perché “aveva fatto un voto” (Atti, XVIII, 18), cioè era stato iniziato al Nazireato, dopo di che diventò un “saggio architetto” (Ia ai Corinzi, III, 10). Giuseppe è stato chiamato un Nazar (Genesi, XLIX); Sansone e Samuele, e molti altri, erano anch’essi dei Nazar.
NAZARENI (Ebr.) – Identici ai Cristiani di San Giovanni, chiamati Mandei e Sabei. Erano quei Nazareni che lasciarono la Galilea diverse centinaia di anni prima e si stabilirono in Siria ad Est del Monte Libano; si chiamavano anche Galilei, sebbene definissero il Cristo “un falso Messia” e riconoscessero solo San Giovanni il Battista, che chiamavano il “Grande Nazar”. I Nabatei aderivano, solo con piccole differenze, alle stesse credenze dei Nazareni e dei Sabei. Per di più gli Ebioniti, che come Renan dimostra annoveravano tra loro tutti i parenti ancora in vita di Gesù, sembra siano stati i seguaci della stessa setta, se dobbiamo credere a San Girolamo che scrive: “Ricevetti il permesso dai Nazareni che a Beraea di Siria usano questo (Vangelo di Matteo scritto in Ebraico) di tradurlo… L’Evangelo che i Nazareni e gli Ebioniti usano che recentemente ho tradotto dall’Ebraico in Greco”. (Hieronimus, Commentario a Matteo, Libro II°, cap. XII e Hieronimus, De Viris Illust., cap. 3). Ora questo presunto Vangelo di Matteo, da chiunque sia stato scritto, “mostra un contenuto”, come lamenta Gerolamo (op. cit.), “non per l’edificazione, ma per la distruzione” (del Cristianesimo). Ma il fatto che gli Ebioniti, i genuini Cristiani primitivi, “respingevano tutti gli altri scritti apostolici, e facevano uso solo di questo Vangelo” (di Matteo in ebraico) (Adv. aer., I, 26), è molto indicativo. Perché, come dichiara Epifanio, gli Ebioniti credevano fermamente, come i Nazareni, che Gesù era solo un uomo, nato dal “seme di un uomo” (Epifanio, Contra Ebionites). Inoltre sappiamo dal Codex dei Nazareni, di cui il “Vangelo secondo Matteo” era una parte, che questi Gnostici, Galilei, Nazareni o Gentili che fossero, nel loro odio per l’astrolatria e secondo il loro Codex, chiamavano Gesù Naboo-Meschiha o “Mercurio”. (Vedi “Mandei”). Tutto ciò Non mostra molta Cristianità ortodossa sia nei Nazareni che negli Ebioniti, sembra provare al contrario che il Cristianesimo dei primi secoli e la teologia Cristiana moderna sono due cose completamente opposte.
NEBBAN (Cin.) – O Neibban. L’equivalente di Nirvana; nel Tibet, Nippang.
NEBO (Cald.) – Lo stesso che il Budha Indiano, figlio di Soma, la Luna, e di Mercurio, il pianeta. (Vedi “Nabu”).
NECROMANZIA (Gr.) – L’evocazione delle immagini dei morti, considerata nell’antichità e dagli Occultisti moderni come una pratica di magia nera. Giamblico, Porfirio ed altri Teurgi hanno deprecato questa pratica non meno di quanto lo fece Mosè che condannò a morte le “streghe” del suo tempo, che altro non erano che delle necromanti – come nel caso della Strega di Endor e Samuele.
NEFESH (Ebr.) – Soffio di vita. Anima, Mens, Vita, Appetiti. Questo termine è usato nella Bibbia molto liberamente. Generalmente significa prana, “vita”. Nella Cabala indica le passioni animali e l’Anima animale. (w.w.w.). Quindi, come si sostiene negli insegnamenti teosofici, Nephesh è sinonimo del Principio Prana- Kamico, o Anima animale nell’uomo (H. P. B.).
NEFESH CHIA (Cab.) – Anima animale o vivente.
NEFILIM (Ebr.) – Giganti, Titani, i Caduti (Angeli – N. d. T.).
NEFTIS (Egiz.) – Sorella di Iside, filosoficamente solo uno dei suoi aspetti. Come Osiride e Tifone sono uno sotto due aspetti, così Iside e Neftis sono uno, lo stesso simbolo della natura Nel suo aspetto duale. Così, mentre Iside è la sposa di Osiride, Nephtys è sposa di Tifone, il Nemico di Osiride e suo uccisore, sebbene essa pianga per lui. È spesso rappresentata presso la tomba del grande dio Sole, con sulla sua testa un disco fra le due corna di una falce di luna crescente. È il genio del mondo inferiore, e Anubis, il Plutone Egiziano, è detto suo figlio. Plutarco ha dato una giusta spiegazione esoterica delle due sorelle. Egli scrive: “Nephtys denota ciò che è sotto la terra e che non si vede (cioè il suo potere di disintegrazione e di riproduzione), Iside denota ciò che è sopra la terra ed è visibile (o la natura fisica)… Il cerchio dell’orizzonte che divide questi due emisferi, comune ad entrambi, è Anubis.” L’identità delle due dee risulta dal fatto che Iside è chiamata anche madre di Anubis. Così, le due sono l’Alfa e l’Omega della Natura.
NEILOS (Gr.) – Il fiume Nilo, anche un dio.
NEITH (Egiz.) – O Neithes. La Regina del Cielo, In Egitto è la dea luna. È chiamata con diversi nomi – Nout, Nepte o Nur. (Per il simbolismo, vedi “Nout”).
NEOCOROS (Gr.) – Per i Greci era il guardiano di un Tempio.
NEOFITA (Gr.) – Un novizio; un postulante o candidato ai Misteri. I metodi per l’Iniziazione erano vari. I neofiti, nel corso delle loro prove, dovevano passare attraverso i quattro elementi, risorgendo nel quinto come Iniziati glorificati. Essendo così passati attraverso il Fuoco (Divinità), l’Acqua (Spirito Divino), l’Aria (il Soffio di Dio) e la Terra (Materia), ricevevano un sacro segno, un tat e una tau, o una ? ed una T . Quest’ultimo era il monogramma del ciclo chiamato Naros, o Neros. Come dimostrato da E. V. Kenealy nella sua opera Apocalisse, la croce, in linguaggio simbolico (uno dei sette significati), “riunisce in sè tre lettere primitive, di cui è composta la parola LVX o Luce… Gli Iniziati erano segnati con questo simbolo quando venivano ammessi ai Misteri perfetti. Vediamo così il Tau e la lettera Resh unite e sovrapposte così . Queste due lettere nell’antico Samaritano, come lo troviamo sulle monete, valgono : la prima 400, la seconda 200 = 600. Esso è il bastone di Osiride”. Proprio così, ma ciò non prova che il Naros era un ciclo di 600 anni, ma solo che la Chiesa si è ancora una volta impadronita di un simbolo pagano. (Vedi “Naros”, “Neros” e “I. H. S.”).
NEOPLATONISMO – Una scuola di filosofia eclettica e panteista fondata da Ammonio Sacca ad Alessandria, di cui fu a capo Plotino (189-270 d. C.), un suo discepolo. La scuola cercava di riconciliare gli insegnamenti Platonici ed il sistema di Aristotele con la Teosofia Orientale. L’enfasi maggiore era posta sulla filosofia spirituale allo stato puro, sulla metafisica ed sul misticismo. La Teurgia vi fu introdotta più tardi. Fu l’ultimo sforzo da parte di elevate intelligenze per arrestare la superstizione ignorante sempre esistita e la fede cieca che vi era in quel tempo; fu l’ultimo prodotto della filosofia Greca che alla fine fu annientato e messo a morte dalla forza bruta.
NERGAL (Cald.) – Sulle tavolette Assire è descritto come il “gigante re della guerra, signore della citta di Cutha”. È anche il nome Ebraico del pianeta Marte, invariabilmente associato alla cattiva sorte ed al pericolo. Nergal-Marte è lo “spargitore di sangue”. Nell’astrologia occulta è meno malefico di Saturno, ma è più attivo nelle sue associazioni con gli uomini e con la sua influenza su di loro.
NEROS (Ebr.) – Come ha dimostrato il defunto E. V. Kenealy, questo “ciclo Naronico” era un mistero, un vero “segreto di dio”, la cui divulgazione, quando predominavano i misteri religiosi e l’autorità dei sacerdoti, significava la morte. Il dotto autore sembra dare per scontato che il Neros avesse una durata di 600 anni, ma è in errore. (Vedi “Naros”). La costituzione dei Misteri e dei riti religiosi non era dovuta semplicemente alla necessità di perpetuare la conoscenza dei Naros e di mantenere segreto questo ciclo per i profani; i Misteri sono vecchi quanto la razza umana attuale, e c’erano segreti molto più importanti da velare, che non le cifre di qualche ciclo. (Vedi “Neofita”, “I. H. S.” ed anche “Naros”). Il mistero del 666, “il numero del grande cuore” cosiddetto, è rappresentato molto meglio dal Tau e dal Resh che non dal 600.
NERTHUS (Sass.) – Per gli antichi Germani era la dea della terra, dell’amore, della bellezza; è uguale a Freya o Frigga degli Scandinavi. Tacito accenna ai grandi onori resi a Nerthus quando era portato in trionfo su un carro attraversando molti distretti.
NESHAMIH (Ebr.) – Anima, anima, afflatus. Nella Cabala, come anche nell’ordine Rosacroce, è una delle tre essenze dell’Anima umana, che corrisponde alla Sephira Binah. (w.w.w.).
NESKU (Cald.) – O Nusku. Nelle tavolette Assire è descritto come “il portatore dello scettro d’oro, il dio sublime”.
NETZACH (Ebr.) – “Vittoria”. Il settimo dei dieci Sephiroti, una potenza attiva maschile. (w.w.w.).
NIDANA (Sans.) – Le 12 cause dell’esistenza, o catena di causalità, “la concatenazione di cause e di effetti in tutto il ciclo dell’esistenza, attraverso i 12 anelli dell’originazione dipendente”. È questo il dogma fondamentale del pensiero Buddista, “la cui comprensione risolve l’enigma della vita, rivelando la vuotezza ed i limiti dell’esistenza e prepara lo spirito per il Nirvana” (Sanscrit-Chinese Dictionary di Eitel). I dodici anelli vengono così enumerati: (1) Jati, o nascita, secondo uno dei quattro modi di entrare nella corrente della vita e della reincarnazione – o Chatur Yoni (v.), ed ognuno dei quattro modi fa nascere in una delle sei Gati (v.); (2) Jaramarana, o decrepitezza e morte, che seguono allo sviluppo degli Skandha (v.); (3) Bhava, l’agente Karmico che porta ogni essere senziente a nascere in un modo o nell’altro dell’esistenza nel Trailokya e nelle Gati; (4) Upadana, la causa che crea Bhava e quest’ultima diventa a sua volta la causa di Jati, che è l’effetto; questa causa creatrice è l’attaccamento alla vita; (5) Trishna, amore, sia puro che impuro; (6) Vedana, o sensazione, percezione tramite i sensi, che è il 5o Skandha; (7) Sparsa, il senso del tatto; (8) Chadayatana, gli organi di sensazione; (9) Namarupa, la personalità, ovvero una forma che ha un nome, simbolo dell’irrealtà dell’apparenza materiale fenomenica; (10) Vijnana, la perfetta conoscenza di ogni cosa percettibile e di tutti gli oggetti, nella loro concatenazione e nella loro unità; (11) Samskara, l’azione sul piano dell’illusione; (12) Avidya, mancanza di vera percezione, o ignoranza. Poiché i Nidana fanno parte delle dottrine più indefinibili ed astruse del sistema metafisico Orientale, è impossibile approfondirle maggiormente.
NIDHI (Sans.) – Un tesoro. Al dio Kuvera – il Satana Vedico – appartenevano nove tesori, ognuno dei quali era sotto la sorveglianza di un demone; questi tesori sono personificati e oggetto di culto nel Tantrismo.
NIDHOGG (Scand.) – Il Serpente “del Mondo”.
NIDRA (Sans.) – Il sonno. È anche la forma femminile di Brahma.
NIFLHEIM (Scand.) – Nell’Edda, l’Inferno freddo. Un luogo di eterna incoscienza ed inattività. (Vedi Dottrina Segreta, vol. V°, pag. 31).
NILAKANTHA (Sans.) – Un nome di Shiva che significa “dalla gola blu”. Si dice che questo colore sia stato il risultato di qualche veleno somministrato al dio.
NILO Il Dio (Egiz.) – Il dio del fiume, che riceveva onori in riconoscenza per i doni generosi che le sue acque offrono al paese, veniva rappresentato da un’immagine scolpita nel legno. C’era un Nilo “celeste” chiamato nel rituale Nen-naou o “le acque primordiali”, ed un Nilo terrestre al quale si rendeva culto a Nilopolis ed a Hapimoo. Il secondo era rappresentato come un essere androgino con barba, due seni, una paffuta faccia blu, delle membra verdi ed un corpo rossastro. All’avvicinarsi dell’inondazione annuale, la statua era portata in processione solenne da un posto all’altro.
NIMBUS (Lat.) – L’aureola che circonda la testa del Cristo e dei Santi nelle Chiese Greca e Romana: è di origine Orientale. Come ogni Orientalista sa, Buddha è descritto con la testa circondata da un alone luminoso, largo sei cubiti; e, come ha dimostrato Hardy (Monachesimo Orientale), “i suoi discepoli principali sono rappresentati dai pittori locali con un tale segno di elevazione”. In Cina, nel Tibet e nel Giappone, la testa dei santi è sempre circondata da un’aureola.
NIMITTA (Sans.) – (1) Una illuminazione interiore sviluppata con la pratica della meditazione; (2) La causa spirituale efficiente contrapposta ad Upadana che, nella filosofia Vedantina, è la causa materiale. Vedi anche Pradhana, nella filosofia Sankhya.
NIRGUNA (Sans.) – Attributo negativo; illimitato, senza Guna (attributi), cioè privo di ogni qualità, l’opposto di Saguna, ciò che ha attributi. (Dottrina Segreta, vol. IV°, pag. 122). Per esempio, Parabrahman è Nirguna, Brahma è Saguna. Nirguna è un termine che mostra l’impersonalità di ciò di cui si parla.
NIRMANAKAYA (Sans.) – Nella filosofia esoterica è qualcosa di completamente differente dal significato attribuito a questo termine dalle conoscenze popolari, e dalle fantasie degli Orientalisti. Qualcuno chiama il corpo Nirmanakaya “il Nirvana con residui” (Schlagintweit ed altri) supponendo probabilmente che sia un tipo di condizione Nirvanica durante la quale viene mantenuta sia la coscienza che la forma. Altri dicono che sia uno dei Trikaya (tre corpi), con il “potere di assumere qualsiasi forma od aspetto allo scopo di propagandare il Buddismo” (idea di Eitel); ed ancora, che “è l’avatara incarnato di una divinità” (ibidem), e così via. L’Occultismo, d’altro canto, dice che Nirmanakaya, sebbene letteralmente significhi un “corpo” trasformato, è una condizione. La forma è quella dell’Adepto o dello Yogi che entra in quella condizione post-mortem, o la sceglie preferendola a quella del Dharmakaya, o stato nirvanico assoluto. Egli lo fa perché quest’ultimo Kaya lo separerebbe per sempre dal mondo della forma, conferendogli uno stato di felicità egoistica al quale nessun altro essere vivente potrebbe partecipare; in tal modo l’Adepto verrebbe escluso dalla possibilità di aiutare l’umanità oppure i deva. Comunque, quale Nirmanakaya, l’uomo lascia dietro di sè solo il corpo fisico e trattiene tutti gli altri “principi” eccetto quello Kamico, perché egli durante la vita lo ha sradicato per sempre dalla sua natura ed esso non potrà più risorgere nel suo stato post-mortem. Così, invece di entrare in una felicità egoistica, egli sceglie una vita di autosacrificio, un’esistenza che termina solo con il ciclo di vita, al fine di essere in grado di aiutare l’umanità in modo invisibile, eppure più efficace. (Vedi La Voce del Silenzio, terzo frammento, “Le Sette Porte”). Un Nirmanakaya quindi non è come comunemente si crede il corpo “nel quale un Buddha o un Bodhisattva appaiono sulla terra”, ma è uno che durante la vita, sia quale Hutuktù che Khubilkhan, adepto o yogi, è diventato da quel momento un membro di quell’Esercito invisibile che, entro i limiti Karmici, protegge l’Umanità e veglia su di essa. Scambiato spesso per uno “Spirito”, per un Deva o per lo stesso Dio, un Nirmanakaya è sempre un protettore, un compassionevole, un vero angelo custode per chi diventa degno del suo aiuto. Qualunque obiezione si possa avanzare contro questa dottrina, per quanto essa possa essere Negata, poiché non è mai stata resa pubblica in Europa finora ed è quindi sconosciuta agli Orientalisti, ragion per cui deve necessariamente essere “un mito di invenzione moderna” – Nessuno sarà tanto audace da dire che quest’idea di aiutare l’umanità sofferente a prezzo dell’interminabile sacrificio di sè, non sia una delle più grandi e nobili idee nate dal cervello umano.
NIRMATHYA (Sans.) – Fuoco sacro prodotto dall’attrito di due pezzi di legno – il “fuoco” Pavamana dei Purana. L’allegoria contenutavi è un insegnamento occulto.
NIRRITI (Sans.) – La dea della Morte e della Decadenza.
NIRUKTA (Sans.) – Un anga o parte, una divisione dei Veda; un commento o glossa.
NIRUPADHI (Sans.) – Senza attributi; la negazione degli attributi.
NIRVANA (Sans.) – Secondo gli Orientalisti, “lo spegnersi totale”, come quello di una fiamma di candela, la completa estinzione dell’esistenza. Ma nella spiegazione esoterica, è uno stato di assoluta esistenza e di assoluta coscienza a cui l’Ego di un uomo che durante la propria vita ha raggiunto il più alto grado di perfezione e di santità, accede dopo la morte e a volte, come nel caso di Gautama Buddha ed altri, anche durante la vita.
NIRVANI (Sans.) – Chi ha raggiunto il Nirvana – un’anima emancipata. Questo Nirvana Non assomiglia per nulla a quanto sostengono gli Orientalisti, come ben sa ogni studioso che abbia visitato la Cina, l’India e il Giappone. È certo una “evasione dalla sofferenza”, ma solo da quella della materia, la liberazione da Klesha, o Kama – la totale estinzione dei desideri animali. Se si ribatte che l’Abidharma definisce il Nirvana “come uno stato di annichilimento assoluto”, concordiamo, aggiungendo però all’ultima parola questa precisazione: “di ogni cosa legata alla materia o al mondo fisico”; e ciò semplicemente perché quest’ultimo (come pure tutto ciò che è in esso) è illusione, maya. Sakyamuni Buddha, negli ultimi momenti della sua vita, disse che “il corpo spirituale è immortale” (Vedi Sanskrit-Chinese Dictionary”). Mr. Eitel, lo studioso di Sinologia, così lo spiega: “I sistemi popolari exoterici concordano nel definire il Nirvana negativamente, come uno stato di assoluta esenzione dal circolo della trasmigrazione, come uno stato di totale e completa libertà da ogni forma di esistenza, a cominciare dalla liberazione da ogni passione e sforzo; uno stato di indifferenza ad ogni sensibilita” – e avrebbe potuto aggiungere, “la morte di ogni compassione per il mondo della sofferenza”. Ed è questa la ragione per cui i Bodhisattva che preferiscono la veste di Nirmanakaya a quella di Dharmakaya stanno, nella considerazione popolare, ad un livello più elevato dei Nirvani. Ma lo stesso studioso aggiunge che: “Essi definiscono esplicitamente (ed esotericamente) il Nirvana come il più elevato stato di beatitudine spirituale, quale immortalità assoluta tramite l’assorbimento dell’anima (piuttosto dello spirito) in se stessa, ma conservando l’individualità, in modo tale che, per esempio, i Buddha, dopo essere entrati nel Nirvana, possano riapparire sulla terra” – cioè, in futuri Manvantara.
NISHADA (Sans.) – 1) Una delle sette qualità del suono, unico e solo attributo di Akasa; 2) Settima nota della scala musicale Indù; 3) “fuori casta” discendente da padre Brahmano e da madre Sudra; 4) Catena di montagne a Sud del Meru, a Nord dell’Himalaya.
NISSI (Cald.) – Uno dei sette dei per i Caldei.
NITI (Sans.) – Letteralmente, prudenza, etica.
NITYA PARIVRITA (Sans.) – Letteralmente, continua estinzione.
NITYA PRALAYA (Sans.) – Letteralmente, dissoluzione “perpetua” o Pralaya continuo. Sono quei cambiamenti costanti ed impercettibili subiti dagli atomi e che continuano a prodursi e che durano tanto quanto dura un Mahamanvantara, un’intera età di Brahma, età che richiede per essere calcolata quindici cifre. Consiste di continui cambiamenti e di dissoluzione, di fasi di crescita e di fasi di decadenza. È la durata delle “Sette Eternità”. (Vedi La Dottrina Segreta, vol. II° pag. 102, vol. IV° pag. 87 e vol. V° pag. 105). Vi sono quattro tipi di Pralaya, o stati di immutabilità. Naimittika, quando Brahma è assopito; il Prakritika, il Pralaya parziale di qualsiasi cosa nel corso del Manvantara; lo Atyantika, quando l’uomo si è identificato con l’Assoluto – quindi sinonimo di Nirvana; e il Nitya, riferito specialmente a cose fisiche, come Nello stato di sonno profondo senza sogni.
NITYA SARGA (Sans.) – Stato di creazione e di evoluzione costante, quindi opposto al Nitya Pralaya che è invece uno stato di perpetua ed incessante dissoluzione (o mutamento di atomi), di disintegrazione di molecole, quindi di mutamento di forme.
NIXIE – Gli spiriti delle acque; Ondine.
NIYASHE (Mazd.) – Preghiere dei Parsi.
NIZIR (Cald.) – La “Montagna del Diluvio”. L’Ararat dei Babilonesi, con “Xisu-thrus” quale Noè.
NOFIR-HOTPOO (Egiz.) – Uguale al dio Khonsoo, il dio lunare di Tebe. Significa “colui che è in assoluto riposo”. Nofir-hotpu è una delle tre persone della trinità Egiziana composta da Ammon, da Mooth e dal loro figlio Khonsoo o Nofir-hotpoo.
NOGAH (Cald.) – Il pianeta Venere; splendore luminoso.
NOME INEFFABILE – Per gli Ebrei è il sostituto del “nome misterioso” della loro divinità tribale Eh-yeh, “Io sono”, o Jehovah. Poiché il terzo comandamento proibisce di usare il Nome di dio “invano”, lo hanno sostituito con Adonai o “il Signore”. Ma i Cristiani Protestanti, che traducono indifferentemente Jehovah ed Elohim che è anche, di per sè, un sostituto, oltre che essere il nome di una divinità inferiore – con le parole “Signore” e “Dio”, sono diventati in questo caso più Cattolici del Papa, ed includono entrambi i nomi nella proibizione. Attualmente, comunque, né gli Ebrei né i Cristiani sembrano ricordare, o almeno sospettare, la ragione occulta per cui la qualificazione di Jehovah o YHVH è diventata riprovevole; anche la maggioranza dei Cabalisti Occidentali sembra ignorarlo. La verità è che il nome che essi adducono come “ineffabile”, non lo è affatto. È semmai l’ “impronunciabile” o meglio, il nome che non si deve pronunciare; e questo per ragioni simbologiche. Per cominciare, il “Nome Ineffabile” del vero occultista non è affatto un nome, tanto meno quello di Jehovah. Quest’ultimo implica, anche nel suo significato esoterico Cabalistico, una natura androgina, YHVH, o natura di maschio e femmina. È semplicemente Adamo ed Eva, o l’uomo e la donna fusi in uno e, come ora è scritto e pronunciato, è esso stesso un sostituto. Ma i Rabbini non si curano di ricordare l’affermazione Zoharica che YHVH significa: “Non come Io Sono scritto, Sono Io letto” (Zohar, folio III, 230 a). Bisogna sapere come dividere il Tetragrammaton ad infinitum, prima di arrivare al suono del nome veramente impronunciabile dell’Ebraico dio del mistero. È quasi inutile ripetere che gli Occultisti Orientali hanno il loro “Nome Ineffabile”.
NOO (Egiz.) – Le acque primordiali dello spazio chiamate “Padre-Madre”; la “faccia dell’abisso” della Bibbia, perché sopra di Nu aleggia il Soffio di Kneph, che viene raffigurato con l’Uovo del Mondo in bocca.
NOOM (Egiz.) – Nelle leggende Egiziane è uno scultore celeste che crea una fanciulla bellissima e la manda, come se fosse un’altra Pandora, a Batu (o “uomo”), la cui felicità viene da quel momento distrutta. Lo “scultore” o l’artista è tale e quale a Jehovah, l’architetto del mondo, e la ragazza è “Eva”.
NOON (Egiz.) – Il fiume celeste che scorre in Nu o Nut, l’abisso cosmico. Poiché tutti gli dei sono stati generati nel fiume (il Pleroma Gnostico), esso è chiamato “Padre-Madre degli dei”.
NOOT (Egiz.) – Nel Rituale o Libro dei Morti, è l’abisso celeste. Nei Veda è lo spazio infinito personificato da Aditi, la dea che, simile a Noon è “la madre di tutti gli dei”.
NORNE (Scand.) – Nell’Edda, le tre sorelle che rivelano agli uomini i decreti di Orlog, o Destino. Sono raffigurate provenienti da distanze sconosciute, avvolte in un velo scuro, e dirigentesi verso il Frassino Yggdrasil (v.), che innaffiano giornalmente con l’acqua della fontana di Urd, perché non appassisca, ma rimanga verde, fresco e forte” (Asgard e gli Dei). Sono: “Urd”, il Passato; “Werdandi”, il Presente; “Skuld”, il Futuro che “è o ricco di speranze o offuscato da lagrime”. Così esse rivelano i decreti del Destino “poiché gli avvenimenti e le azioni del futuro nascono dal passato e dal presente.
NOTARICON (Cab.) – Ramo della Cabala che si occupa della formazione di parole partendo dalle parole iniziali o terminali di ogni frase; o, al contrario, forma una frase partendo da parole le cui iniziali o finali sono quelle di una parola particolare. (w.w.w.).
NOTTE DI BRAHMA – Il periodo compreso fra la dissoluzione dell’Universo e la ripresa della sua vita attiva che, per contrasto, è chiamata il “Giorno di Brahma”.
NOÙMENO (Gr.) – La natura essenziale e vera dell’essere, distinta dagli oggetti illusori dei sensi.
NOUS (Gr.) – Termine Platonico per la Mente Superiore, o Anima. Sta per lo Spirito in quanto distinto dall’Anima animale – psiche; coscienza divina, o mente, nell’uomo. Nous era la designazione data da Anassagora alla Divinità suprema (il terzo logos). Preso in prestito dall’Egitto, dove era chiamato Nout, fu adottato dagli Gnostici per il loro primo Eone cosciente che, per gli Occultisti è, cosmicamente, il terzo logos e, nell’uomo, è il terzo “principio” (contando dall’alto), o manas. (Vedi “Nout”).
NOUT (Egiz.) – Nel Pantheon degli Egizi significava “l’Uno-solo-Uno”, poiché essi, nella religione popolare o exoterica, non salivano più in alto della terza manifestazione che irradia dallo Sconosciuto e dall’Inconoscibile, che sono rispettivamente il primo Logos immanifesto ed il secondo Logos nella filosofia esoterica di ogni nazione. Il Nous di Anassagora era il Mahat del Brahma Indiano, la prima Divinità manifesta – “La Mente o lo Spirito autoesistente”; questo Principio creatore era naturalmente il primum mobile di ogni cosa nell’Universo – la sua Anima e Ideazione. (Vedi i “Sette Principi” nell’uomo).
NOVE – La “Cabala delle Nove Camere” o Ain Bekar è un sistema di scrittura segreta cifrata che, ideata dai Rabbini Ebrei, fu poi adoperata da diverse associazioni per segretezza, in modo particolare da alcuni gradi della Massoneria. Viene tracciata una figura formata da due linee parallele verticali intersecate da due linee parallele orizzontali. Ciò porta alla formazione di nove camere; quella centrale è un semplice quadrato, le altre sono figure aperte con due o tre lati alle quali vengono assegnate lettere dell’alfabeto, in un ordine qualsiasi, precedentemente stabilito. Su queste nove camere vi è anche una ripartizione Cabalistica dei dieci Sephiroti, ma questa non è resa pubblica. (w.w.w.).
NUMBER NIP (Scand.) – Un Elfo, il fiero Re dei Riesengebirge, il più potente dei geni, sia nel folklore Scandinavo che in quello Germanico.
NUNTIS (Lat.) – Il “sole-Lupo”, un nome del pianeta Mercurio. È l’assistente del Sole, Solaris luminis particeps. (Vedi La Dottrina Segreta, Vol. IV° pag. 41).
NUR ILAHEE (Arab.) – Significa, “La luce dell’Elohim”. Alcuni Mussulmani credono che questa luce sia trasmessa ai mortali “tramite un centinaio di profeti-guida”. Conoscenza divina; Luce della Saggezza Segreta.
NYAYA (Sans.) – In India è una delle sei Darshana o scuole di Filosofia; un sistema di logica indiana, fondato dal Rishi Gautama.
NYIMA (Tib.) – Il Sole, astrologicamente.
NYINGPO (Tib.) – “L’Anima del Mondo”, Alaya; chiamato anche Tsang.

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