Glossario Teosofico: D

D – La quarta lettera sia dell’alfabeto Inglese che dell’alfabeto Ebraico, il cui valore numerico è quattro. Nella Cabala, la Daleth ha il significato simbolico di “porta”. È la lettera Greca delta, ????attraverso la quale il mondo (che ha come simbolo la tetrade, o il numero quattro) emanò, producendo il divino sette. Presso i Pitagorici, il nome della Tetrade era Armonia, “perché è un “diatessaron in sesquitertia”. Secondo i Cabalisti il nome divino associato a Daleth era Daghoul.
DAATH (Ebr.) – Conoscenza; “la congiunzione fra Chokmah e Binah, Saggezza e Comprensione.Talvolta viene chiamata erroneamente una Sephira”. (w.w.w.).
DABAR (Ebr.) – D (a) B (a) R (im), che nella Cabala Caldea significa la “Parola” e le “Parole”, Dabar e Logoi (Vedi Dottrina Segreta, Cosmogenesi pag. 443 e “Logos” o “Parola”).
DABISTAN (Pers.) – La terra dell’Iran; l’antica Persia.
DACHE-DACHUS (Cald.) – Erano l’emanazione duale di Moymis, a sua volta progenie del duale o androgino Principio del Mondo, il maschio Apason e la femmina Tau-the. Come tutte le nazioni teocratiche che possedevano i misteri dei Templi, i Babilonesi non nominavano mai l’“Uno” principiale dell’Universo, né gli davano un nome. Così Damascio in Teogonie rileva che i Babilonesi, come tutti i “barbari”, non lo nominavano. Tauthe era la madre degli dei, mentre Apason era il proprio (di se stessa) potere maschile che si autogenerava. Moymis, l’universo ideale, era l’unigenito figlio da lei generato che a sua volta emanò Dache-Dachus ed infine Belus, il Demiurgo dell’Universo oggettivo.
DACTYLI (Gr.) – Da daktulos, “un dito”. Il nome dato agli Ierofanti Frigi di Cibele, che erano considerati i più grandi maghi ed esorcisti. Numericamente erano cinque o dieci perché le cinque dita di una mano benedicevano, e le dieci di entrambe evocavano gli dei. Essi inoltre guarivano con l’uso delle mani o mesmerismo.
DADOUCHOS (Gr.) – Il portatore di torcia o daduco, uno dei quattro celebranti nei misteri Eleusini. Ve ne erano molti addetti ai templi ma essi apparivano in pubblico solo durante i Giochi Panatenaici di Atene (N.d.T. le Panatenee che si svolgevano ogni cinque anni in onore di Pallade Atena), per presiedere la cosiddetta “gara delle torce”. (Vedi Mackenzie, Royal Masonic Cyclopedia).
DAENAM (Pahlavi) – Significa “Conoscenza”, il principio della facoltà intellettiva nell’uomo; secondo l’Avesta, l’Anima razionale nell’uomo, o Manas.
DAG, DAGON (Ebr.) – “Pesce” ed anche “Messia”. Dagon era Oannes (Giovanni), l’uomo-pesce dei Caldei, l’essere misterioso che sorgeva quotidianamente dalle profondità del mare per insegnare agli uomini ogni scienza utile. Era chiamato anche Annedotus.
DAGOBA (Sans.) – O Stupa. Letteralmente : torre o un tumulo sacro delle sante reliquie buddiste. Questi reliquiari sembrano delle piramidi e sono sparsi per tutta l’India e i paesi buddisti come Ceylon, Birmania, Asia Centrale, ecc. Hanno varie misure, in genere contengono alcune piccole reliquie di Santi o quelle che si crede siano appartenute a Gautama, il Buddha. Poiché si suppone che il corpo umano sia formato da 84.000 dhatus (cellule organiche aventi precise funzioni vitali), si dice che per tale motivo il Re Asoka abbia costruito 84.000 dhatu-gopa, o Dagoba, in onore di ogni cellula del corpo di Buddha, ognuna delle quali è ora diventata un dharmadhatu, o santa reliquia. A Ceylon vi è un Dhatu-goba situato ad Anuradhapura che si dice risalga a 160 anni prima di Cristo. Ora si costruiscono in forma di piramide, ma i Dagoba piú antichi avevano tutti la forma di torri con una cupola e molti tchhatra (ombrelli) al di sopra. Eitel dice che i Dagoba cinesi hanno tutti dai 7 ai 14 tchhatra sopra di loro, numero che è simbolo del corpo umano.
DAITYAS (Sans.) – Giganti, Titani ed exotericamente demoni; in realtà, sono identici a certi Asura, gli dei intellettuali, gli oppositori degli inutili dei del ritualismo ed i nemici dei puja o sacrifici.
DAITYA GURU (Sans.) – L’Istruttore dei giganti, chiamati i Daitya (v.). Allegoricamente è un titolo dato al pianeta Venere-Lucifero, o piuttosto al Governatore che lo abita, Sukra, una divinità maschile (Vedi Dottrina Segreta, Antropogenesi, pag. 35).
DAIVI-PRAKRITI (Sans.) – La luce primordiale omogenea, chiamata da alcuni Occultisti Indiani “la Luce del Logos” (Vedi Note sulla Bhagavad Gita di T. Subba Row); una volta differenziata, questa luce diventa FOHAT.
DAKINI (Sans.) – Demoni femminili, vampiri e bevitori di sangue (gli asrapa). Nei Purana essi accompagnano la dea Kali e si nutrono di carne umana. Un tipo di “Elementali” (v.) malefici.
DAKSHA (Sans.) – Una forma di Brahma‚ e, nei Purana, suo figlio. Ma il Rig-Veda afferma che “Daksha fu partorito da Aditi, e Aditi da Daksha”, il che dimostra che egli è una Forza Creativa correlativa personificata che agisce su tutti i piani. Gli Orientalisti sono molto indecisi ad accordarsi su di esso, ma Roth è più vicino alla verità di chiunque altro, quando dice che Daksha è il potere spirituale e, allo stesso tempo, l’energia maschile che genera eternamente gli dei, rappresentati da Aditi. I Purana, naturalmente, antropomorfizzarono l’idea e mostrarono Daksha che istituisce “il rapporto sessuale su questa terra”, dopo aver provato ogni altra forma di procreazione. La Forza Generativa, spirituale all’inizio, diventa naturalmente molto materiale alla fine della sua evoluzione, una Forza procreativa sul piano fisico. Fin qui l’allegoria dei Purana è giusta; come insegna la Scienza Segreta, la nostra attuale maniera di procreazione cominciò verso la fine della terza Razza Radice.
DALADA (Sans.) – Una reliquia molto preziosa di Gautama il Buddha: il suo supposto dente canino sinistro conservato nel grande tempio di Kandy, a Ceylon. Sfortunatamente la reliquia mostrata non è autentica. Essa è sicuramente nascosta da alcuni secoli, da quando i Portoghesi (che erano allora il potere dominante a Ceylon) fecero il vergognoso e bigotto tentativo di rubare e far scomparire la reliquia. Quella che ora è mostrata al suo posto è il dente mostruoso di qualche animale.
DAMA (Sans.) – Il controllo dei sensi.
DAMBULLA (Sans.) – Il nome di una roccia gigantesca a Ceylon. È alta circa 130 metri al di sopra del livello del mare. La sua parte più alta è scavata, ricavando dalla roccia dura alcuni grandi templi-caverne, o Vihara, tutti in epoca pre-Cristiana. Essi sono considerati le antichità meglio conservate nell’isola. La parte della roccia verso Nord è a picco sul mare ed interamente inaccessibile; sul lato Sud, a circa 50 metri dalla vetta, nella enorme massa granitica a strapiombo è stata ricavata una piattaforma con una fila di grandi templi-caverne scavati nelle pareti circostanti – evidentemente con un sacrificio enorme di lavoro e di denaro. Fra i tanti, degni di menzione due Vihara : il Maha Raja Vihara, lungo 172 piedi e largo 75, dal quale, risalendo verso la sommità, si incontrano 50 figure del Buddha, la maggior parte delle quali più grandi della statura umana, e tutte fatte di roccia dura. Ai piedi della Dagoba centrale è stata scavata una sorgente, e da una fessura della roccia sgorga continuamente acqua limpida che si adopera per scopi sacri. L’altro tempio è il Maha Dewiyo Vihara, nel quale si vede una figura gigantesca di Gautama Buddha morto, lunga 47 piedi, che giace su un letto e su un cuscino intagliati, come tutto il resto, nella dura roccia. “Questo lungo tempio stretto e scuro, la posizione e l’aspetto placido del Buddha, assieme alla tranquillità del posto, tendono ad impressionare il visitatore dandogli l’idea di trovarsi nella camera della morte. Il sacerdote sostiene che tale era Buddha e tali coloro (ai suoi piedi sta un assistente) che furono testimoni degli ultimi momenti della sua mortalità” (Hardy: Monachesimo Orientale). Da Dambulla si gode una vista magnifica. Sulla vasta piattaforma di roccia, che ora pare essere visitata più da scimmie bianche addomesticate, molto intelligenti, che da monaci, c’è un enorme Albero Bo, uno dei numerosi discendenti dell’Albero della Bodhi originale sotto al quale il Signore Siddharta raggiunse il Nirvana. “A circa 50 piedi dalla vetta vi è uno stagno che, secondo i sacerdoti, non è mai senz’acqua”.
DAMMAPADA (Pali) – Un’opera Buddista che contiene precetti morali.
DANA (Sans.) – Fare elemosina ai mendicanti, Significa “Carità”, la prima delle sei Paramita del Buddismo.
DANAVA (Sans.) – Quasi lo stesso dei Daitya; giganti e demoni, gli oppositori degli dei ritualisti.
DANGMA (Sans.) – In Esoterismo, un’Anima purificata. Un Veggente, un Iniziato, uno che ha ottenuto la saggezza completa.
DAOS (Cald.) – Il settimo Re (Pastore) della Dinastia divina che regnò sui Babilonesi per la durata di dieci sari, ossia per 36.000 anni, essendo un saros della durata di 3.600 anni. In quel periodo apparvero quattro Annedoti, o Uomini-pesce (Dagon o Messia – Vedi “Dag, Dagon” – N. d. T.).
DARASTA (Sans.) – Cerimonia magica praticata dalle tribù dell’India Centrale, specialmente fra i Kolariani.
DARDANO (Gr.) – Il figlio di Giove ed Elettra, che ricevette gli dei Cabiri come dote e li portò in Samotracia, dove furono adorati molto prima che l’eroe fondasse Troia, e prima che si fosse sentito parlare di Tiro e di Sidone, sebbene Tiro sia stata costruita 2700 anni prima di Cristo (Per ulteriori dettagli, vedi “Cabiri”).
DARHA (Sans.) – Gli spiriti ancestrali dei Kolariani.
DARSANA (Sans.) – Le Scuole di filosofia indiane che sono sei. Shad-darsana significa le sei dimostrazioni.
DASA-SIL (Pahlavi) – I dieci obblighi e comandamenti assunti come impegno dai sacerdoti Buddisti; i cinque voti od obblighi (Pansil) sono assunti dai laici.
DAVA (Tib.) – La luna, nell’astrologia Tibetana.
DAVKINA (Cald.) – La moglie di Hea, “dea delle regioni inferiori”, consorte dell’Abisso, madre di Merodach, il Bel dei tempi posteriori e madre di molti dei-fiumi; Hea, infatti è dio delle regioni inferiori, “signore del Mare o abisso”, e anche signore di Saggezza.
DAYANISI (Aram.) – Il dio adorato dai Giudei assieme ai Semiti come il “Governatore degli uomini”; Dionisio – il Sole; da cui Jehovah-Nissi, o Iao-Nisi, lo stesso che Dio-nysos o Jove di Nissa (Vedi Iside Svelata, vol. II°, pag. 477).
DAYUS (Sans.) – O Dyaus. Un termine Vedico. La Divinità non rivelata, o colui che rivela Se Stesso soltanto come luce e luminosità del giorno – in senso metaforico.
DEI COSMICI – Dei inferiori, connessi con la formazione della materia.
DEI INTERCOSMICI – Gli Spiriti Planetari, i Dhyan Chohan, Deva di vari gradi spirituali, in generale “Arcangeli”.
DEI LUNARI – In India sono detti i Padri, “I Pitri”, o antenati lunari. Come ogni altra cosa, sono suddivisi in 7 classi o Gerarchie. In Egitto, sebbene la luna sia meno adorata che in Caldea o in India, Iside è rappresentata come Luna-Lunus, l’ “Ermafrodita celeste”. È abbastanza strano che gli uomini moderni colleghino la luna alla “lunaticità” (instabilità del cervello) ed alla procreazione, mentre le antiche nazioni, che ne sapevano di più, collegavano a lei i loro “dei della saggezza”. Così in Egitto gli Dei lunari sono Thoth-Hermes e Chons; In India è Buddha, il Figlio di Soma, la luna; in Caldea, Nebo è il dio lunare della Saggezza Segreta, ecc. La moglie di Thoth, Sifix, la dea lunare, tiene in mano un’asta con cinque raggi, o stella a cinque punte, simbolo dell’uomo, il Microcosmo, a differenza del Macrocosmo settenario.Come in tutte le teogonie una dea precede un dio, e secondo il principio che difficilmente il pulcino può precedere il suo uovo, in Caldea si riteneva la luna più vecchia e più venerabile del Sole, perché, come essi dicevano, le tenebre precedono la luce in ogni rinascita periodica (o “creazione”) dell’universo.
Osiride, benchè sia collegato al Sole e sia un Dio Solare è, nondimeno, nato sul Monte Sinai, perché Sin è la parola Caldea-Assira per indicare la luna; così era Dio-Nysos, dio di Nyssi, o Nisi, e quest’ultimo era in Egitto l’appellativo del Sinai, dove era chiamato Monte Nissa. La luna crescente non è – come dimostrato da molti scrittori – una insegna dei Turchi, ma fu adottata dai Cristiani, come loro simbolo, prima dei Maomettani. Per secoli la luna crescente fu l’emblema dell’Astarte Caldea dell’Iside Egizia, della Diana Greca, di tutte le Regine del Cielo, e infine divenne l’emblema di Maria Vergine. “L’Impero Greco Cristiano di Costantinopoli la considerava come suo palladio. Dopo la conquista dei Turchi, il Sultano l’adottò… e da allora, la luna crescente è stata resa l’opposto dell’idea della croce”. (Fede Egiziana).
DEI TERMINI (Lat.) – Il nome dato a colonne con teste umane che rappresentavano Ermete, collocate dagli antichi Greci e dai Romani in prossimità degli incroci. È anche il nome generico di divinità che presiedono sui confini e sulle frontiere.
DEISTA – Uno che ammette l’esistenza di un dio o di dei, ma sostiene di non conoscere nulla né dell’uno né degli altri, e nega la rivelazione. Un libero Pensatore dei tempi antichi.
DEMERITO – Nel linguaggio Occulto e Buddista, un costituente del Karma. È tramite avidya, o l’ignoranza di vidya, la divina illuminazione, che sono prodotti merito e demerito.Quando un Arhat raggiunge la piena illuminazione e il dominio perfetto sulla sua personalità e sulla sua natura inferiore, cessa di creare “merito e demerito”.
DEMETRA – Nome greco per la Cerere latina, la Dea del grano e dell’agricoltura. Il segno zodiacale corrispondente è la Vergine. I Misteri Eleusini erano celebrati in suo onore.
DEMIURGO (Gr.) – Il Costruttore o l’Artefice; il Potere Supremo che costruì l’universo.I Massoni fanno derivare da questa parola la loro espressione “Supremo Architetto”. Per gli Occultisti è il terzo Logos Manifesto, o il “secondo dio” di Platone, il secondo logos, l’essere rappresentato da lui come il “Padre”, l’unica Divinità che, in quanto Iniziato ai Misteri, osava nominare.
DEMON EST DEUS INVERSUS (Lat.) – Un assioma Cabalistico; letteralmente, “il diavolo è dio rovesciato”, il che significa che non esiste né il bene né il male, ma che le forze creano ora l’uno ora l’altro, a seconda della natura dei materiali sui quali si trovano a lavorare.
DEMONE (Gr.) – Nelle opere originali Ermetiche e nei classici antichi ha un significato identico a quello di “dio”, “angelo” e “genio”. Il Demone di Socrate è la parte incorruttibile dello uomo, o piuttosto l’uomo reale interiore, che noi chiamiamo Nous o l’Ego divino razionale.Comunque il Daemon (o Daimôn), o il grande Saggio, non era certo il demone dell’Inferno Cristiano o della teologia Cristiana ortodossa. I popoli antichi, ed in particolare i filosofi della Scuola di Alessandria, davano questo nome a tutti i tipi di spiriti, sia buoni che cattivi, umani o di altra origine. L’appellativo è spesso sinonimo di dei o angeli. Ma alcuni filosofi tentarono, con buone ragioni, di fare una giusta distinzione fra le molte classi di “Demoni”.
DEMONI – Secondo la Cabala, i demoni soggiornano nel mondo di Assiah, il mondo della materia e dei “gusci” dei morti. Essi sono i Klippoth. Esistono Sette Inferni, e i demoni che vi dimorano rappresentano i vizi personificati. Il loro principe è Samael, la sua compagna femminile è Isheth Zenunim – la donna di prostituzione: uniti, sono chiamati “La Bestia”, Chiva.(w.w.w.).
DEMONOLOGIA (Gr.) – Trattati o Dissertazioni sui Demoni, o sugli Dei nei loro aspetti oscuri.
DEMRUSCH (Pers.) – Un Gigante, nella mitologia dell’antico Iran.
DENIS Angoras – “Un medico di Parigi, astrologo ed alchimista del XIV° secolo”.
DEONA MATI – Nel dialetto kolariano, uno che esorcizza gli spiriti maligni.
DERVISH – Un asceta Mussulmano, Turco o Persiano. Un monaco vagabondo e nomade.I Dervish, tuttavia, qualche volta vivono in comunità. Spesso sono chiamati gli “incantatori roteanti”. A parte l’austerità della vita, la preghiera e la contemplazione, il devoto Turco, Egiziano o Arabo, ha poco in comune con il fachiro Indù, che è anche lui Mussulmano. Il primo può diventare un santo ed un mendicante sacro; mentre il secondo non arriverà mai oltre la seconda classe delle manifestazioni occulte. Il Derviscio può essere anche un forte mesmerizzatore, ma non si sottometterà mai volontariamente all’abominevole e quasi incredibile auto punizione che il fachiro inventa per se stesso con sempre crescente avidità, finché la natura soccombe ed egli muore tra lente ed atroci torture. Le operazioni più terribili come scorticarsi membra, tagliarsi dita dei piedi, mani, gambe, strapparsi gli occhi, farsi seppellire vivo fino al mento nella terra e passare in questa posizione interi mesi, sembra a loro un gioco da bambini.Non bisogna confondere il Derviscio con il Sannyasi o Yogi Indù. (Vedi “Fachiro”).
DESATIR – Un’opera persiana molto antica chiamata il Libro di Shet. Parla dei tredici Zoroastri, ed è molto mistica.
DEVA (Sans.) – Un dio, una divinità “risplendente”. Deva-Deus deriva dalla radice div, “lo splendore”. Un deva è un essere celestiale, sia buono che malvagio o indifferente. I Deva dimorano nei “tre mondi”, che sono i tre piani al di sopra di noi. Esistono 33 gruppi e 330 milioni di Deva.
DEVA SARGA (Sans.) – La Creazione: l’origine dei principi, detta essere l’Intelligen-za nata dalle qualità o attributi della natura.
DEVA-LAYA (Sans.) – “Il santuario di un Deva”. Il nome che si dà a tutti i templi Brahmani.
DEVA-LOKA (Sans.) – La dimora degli Dei o Deva nelle sfere superiori. I sette mondi celesti al di sopra del Monte Meru.
DEVACHAN (Sans.) – La “dimora degli dei”. Uno stato intermedio fra due vite terrene, in cui l’Ego (Atma-Buddhi-Manas, o la Trinità fatta Una) entra, dopo la sua separazione dal Kama Rupa e la disintegrazione dei principi inferiori sulla terra.
DEVAJNANAS(Sans.) – Le classi superiori di esseri celesti, coloro che posseggono la conoscenza divina.
DEVAKI (Sans.) – La madre di Krishna. Fu chiusa in una prigione sotterranea da suo fratello, il Re Kansa, per paura di una profezia che sosteneva che un figlio di sua sorella l’avrebbe detronizzato e assassinato. Malgrado la stretta sorveglianza, Devaki fu adombrata da Vishnu, lo Spirito Santo, e così procreò quell’avatara di dio, che fu Krishna. (Vedi “Kansa”).
DEVAMATRI (Sans.) – Significa, “madre degli Dei”. Un appellativo di Aditi, lo Spazio Mistico.
DEVANAGARI (Sans.) – “La lingua o le lettere dei dèva” o degli Dei. I caratteri della lingua sanscrita. L’alfabeto e l’arte dello scrivere furono tenuti segreti per secoli, poiché soltanto ai Dwija (due volte nati) e ai Dikshita (Iniziati) era permesso usare quest’arte. Infatti anticamente era considerato un crimine per un Sudra recitare un verso dei Veda e per qualunque persona delle due caste inferiori (Vaisya e Sudra) conoscere le lettere dell’alfabeto era un’offesa punibile con la morte. Perciò la parola lipi, “scrittura”, manca nei più antichi manoscritti; tale fatto diede agli Orientalisti l’idea erronea e assai incongruente che la scrittura fosse sconosciuta non solo prima dell’epoca di Panini, ma perfino a questo saggio stesso! Che il più grande grammatico che il mondo abbia mai avuto non sapesse scrivere, sarebbe veramente il più grande ed incomprensibile dei fenomeni.
DEVAPI (Sans.) – Un Saggio della razza di Kuru, che si crede viva con un altro Saggio (Moru), durante le quattro ere fino all’avvento di Maitreya Buddha o Kalki (l’ultimo Avatara di Vishnu) che, come tutti i Salvatori del Mondo nella loro ultima apparizione, come lo Sosiosh dei Zoroastriani ed il Cavaliere dell’Apocalisse di San Giovanni, riapparirà cavalcando un Cavallo Bianco. Si suppone che i due, Devapi e Moru, vivano in un ritiro dell’Himalaya chiamato Kalapa o Katapa. Questa è una allegoria dei Purana.
DEVARSHI o Deva-rishi (Sans.) – Significa, “dei rishi”; i santi divini, ossia simili agli dei, quei saggi che realizzano sulla terra una natura pienamente divina.
DEVASARMAN(Sans.) – Autore molto antico che morì circa un secolo dopo Gautama Buddha. Scrisse due opere famose nelle quali, con pari abilità, negava l’esistenza sia dell’Ego che del non-Ego; entrambe ebbero grande successo.
DHARANA (Sans.) – Nella pratica Yoga, quello stato in cui la mente deve essere fissata ininterrottamente su qualche oggetto di meditazione.
DHARANI (Sans.) – Nel Buddismo – sia Meridionale che Settentrionale – ed anche nell’Induismo, significa semplicemente un mantra o dei mantra – dei versi sacri del Rig Veda.Nei tempi antichi questi mantra o Dharani erano considerati mistici ed efficaci nel loro uso pratico. Attualmente, tuttavia, è solo la scuola Yogacharya che ne dimostra l’efficacia ponendoli in pratica. Una Dharani, quando è scandita secondo determinate istruzioni, produce effetti meravigliosi. Comunque, il suo potere occulto non risiede nelle parole, bensì nell’inflessione o nell’accento che le si dà e nel suono che ne risulta (Vedi “Mantra” e “Akasa”).
DHARMA (Sans.) – La sacra Legge; anche il Canone Buddista.
DHARMACHAKRA (Sans.) – Il girare la “ruota della Legge”. L’emblema del Buddismo quale sistema di cicli e rinascite, o reincarnazioni.
DHARMAKAYA (Sans.) – Significa “il corpo spirituale glorificato”, chiamato “Veste di Beatitudine”. Il terzo, o il più alto dei Trikaya (Tre Corpi), l’attributo sviluppato da ogni “Buddha”, cioè da ogni iniziato che ha attraversato o raggiunto la fine di ciò che si chiama il “quarto Sentiero” (in esoterismo, il sesto “portale” prima del suo ingresso nel settimo). Il più alto dei Trikaya è il quarto dei Buddhakchetra, ossia dei piani di coscienza Buddhici, rappresentati figurativamente nell’ascetismo Buddista come una veste di Spiritualità luminosa. Nel Buddismo popolare Settentrionale queste sono : (1) la veste Nirmanakaya, (2) la veste Sambhogakaya, (3) la veste Dharmakaya; quest’ultima è la più alta e sublime di tutte, poiché colloca l’asceta sulla soglia del Nirvana. (Per il vero significato esoterico vedi La Voce del Silenzio, pag. 96).
DHARMAPRABHASA (Sans.) – Il nome del Buddha che apparirà durante la settima Razza Radice (Vedi “Ratnavabhasa Kalpa”, quando i sessi non esisteranno più).
DHARMASMRITI UPASTHANA (Sans.) – Una parola molto lunga, composta, che contiene un preciso avvertimento mistico. “Ricordati, i costituenti (della natura umana) sono originati secondo i Nidana, e non sono originariamente il Sè”; questo è il significato insegnato dalle Scuole Esoteriche, non l’interpretazione ecclesiastica.
DHARMASOKA (Sans.) – Il nome dato al primo Asoka dopo la sua conversione al Buddismo – il Re Chandragupta, che per tutta la sua lunga vita servì il “Dharma”, o la legge di Buddha. Re Asoka (il secondo) non era un convertito, ma era nato Buddista.
DHATU (Pahlavi) – Reliquie del Buddha raccolte dopo la sua cremazione.
DHRUVA (Sans.) – Un Saggio Ariano, ora la Stella Polare. Uno Kshatriya (un appartenente alla casta guerriera) che attraverso austere pratiche religiose divenne un Rishi e fu, per questa ragione, elevato da Vishnu a questo posto eminente nei cieli. È chiamato anche Grah- Adhar, ossia “il cardine dei pianeti”.
DHYAN CHOHANS (Sans.) – Letteralmente, “I Signori di Luce”. I più alti Dei, che corrispondono agli Arcangeli della Chiesa Cattolica Romana. Le Intelligenze divine cui è affidata la supervisione del Cosmo.
DHYANA (Sans.) – Nel Buddismo è una delle sei Paramita di perfezione, lo stato di astrazione che trasporta l’asceta che la pratica al di là del piano di percezione sensoriale e fuori dal mondo della materia. Significa “contemplazione”. I sei stati di Dhyana differiscono solo nei gradi dell’astrazione dell’Ego personale dalla vita sensoriale.
DHYANI BODHISATTVA (Sans.) – Nel Buddismo, i cinque figli dei Dhyani-Buddha.Nella Filosofia Esoterica hanno un significato mistico.
DHYANI BUDDHA (Sans.) – Quelli “dal Cuore Misericordioso”; adorati specialmente nel Nepal. Anche essi hanno un significato segreto.
DHYANI PASA (Sans.) – “La corda dei Dhyani” o Spiriti; l’Anello “Invalicabile”. (Vedi Dottrina Segreta, Cosmogenesi Stanza V°, pag. 182-83).
DIAKKA – Chiamati dagli Occultisti e dai Teosofi “gusci” e “involucri”, cioè fantasmi provenienti dal Kama Loka. Parole inventate dal grande Veggente Americano Andrew Jackson Davis per indicare quelli che lui considerava “Spiriti” indegni di fiducia. Egli ne parlò così: “Un Diakka (che proviene dal Summerland) trae un insano piacere nel giocare ruoli, nell’ingannare con trucchi, nell’impersonare caratteri opposti; sovraccarica con passione i racconti drammatici… moralmente carente, è privo di ogni senso attivo di giustizia, di filantropia o di tenero affetto. Non conosce nulla di ciò che gli uomini chiamano sentimento di gratitudine; gli scopi dell’odio e dell’amore sono per lui identici; il suo motto è spesso pauroso e terribile per gli altri: il PROPRIO IO rimane il cardine della vita, e l’annientamento quel che spetta al termine della vita personale. Proprio ieri uno di essi disse ad una medium, firmandosi Swedenborg: “Qualunque cosa è, è stata, sarà, o potrà essere, quello IO SONO e la vita personale è l’aggregato dei fantasmi delle vibrazioni del pensiero, che nella loro ascesa progressiva si precipitano verso il cuore centrale della morte eterna”! (Da I Diakka e le loro vittime; “una spiegazione del Falso e del Ripugnante nello Spiritismo”). Quindi, questi “Diakka” sono semplicemente i cosiddetti “Spiriti” che comunicano e si materializzano dei Medium e degli Spiritisti.
DIANOIA (Gr.) – Lo stesso che “Logos”. L’eterna sorgente del pensiero, l’ “ideazione divina”, che è la radice di ogni pensiero. (Vedi “Ennoia”).
DIDONE o Elissa. – Astarte; la Vergine del Mare – che calpesta il Dragone sotto il suo piede. La patrona dei marinai Fenici. La regina di Cartagine che secondo Virgilio si innamorò di Enea.
DIGAMBARA (Sans.) – Un asceta nudo. Significa, “vestito di Spazio (di aria)”. Nome di Shiva nel suo aspetto di Rudra, lo Yogi.
DII MINORES (Lat.) – Il gruppo inferiore o il “riflesso” dei “dodici dei”, o Dii Maiores, descritti da Cicerone nel suo De Natura Deorum, I, 13.
DIK (Sans.) – Lo Spazio, il Vuoto.
DIKSHA (Sans.) – Iniziazione. Dikshita, un Iniziato.
DINASTIE – In India ce ne sono due, la Lunare e la Solare, la Somavansa e la Suryavansa.Anche in Caldea ed in Egitto c’erano due tipi di dinastie, la divina e quella umana. In entrambi i paesi il popolo, all’inizio dei tempi, era governato da Dinastie di Dei. In Caldea essi governarono 120 Sari, ossia 432.000 anni complessivi, il che corrisponde alle stesse cifre di un Mahayuga Indù che è di 4.320.000 anni. Nella prefazione al Libro della Genesi in inglese la cronologia calcolata è di “4004 anni a. C.”. Ma queste cifre sono calcolate in anni solari.Nell’ebraico originale, che usava il calcolo lunare, le cifre erano 4.320 anni. L’Occultismo spiega molto bene questa “coincidenza”.
DINGIR (Accad.) – Mul-lil. Gli Dei Creativi.
DINUR (Ebr.) – Nell’allegoria Cabalistica, il Fiume di Fuoco alla cui fiamma bruciano le Anime dei colpevoli.
DIONISIO (Sans.) – Il Demiurgo che, come Osiride, fu ucciso dai Titani e smembrato in 14 parti. Era il Sole personificato o, come dice l’autore del Grande Mito Dionisiaco: “Egli è Phanes, lo spirito della Visibilità materiale, il Ciclope gigante dell’Universo, con un luminoso occhio solare, la potenza di crescita del mondo, l’animismo onnipervadente delle cose, figlio di Semele…” Dionisio nacque a Nysa o Nissa, il nome dato dagli Ebrei al Monte Sinai (Esodo XVII, 15), luogo natale di Osiride, il che identifica entrambi, probabilmente, con “Jehovah Nissi” (Vedi Iside Svelata, vol. II°, pag. 153 e 477).
DIOSCURI (Gr.) – Il nome di Castore e Polluce, i figli di Giove e Leda. La loro festa, la Dioscuria, era celebrata solennemente dai Lacedemoni.
DIPAMKARA (Sans.) – Letteralmente, “il Buddha di immutabile luce”; un predecessore di Gautama, il Buddha.
DIPLOTERATOLOGIA (Gr.) – Produzione di un miscuglio di Mostri; abbreviando il termine, teratologia.
DIS (Gr.) – Nella Teogonia di Damascio è lo stesso di Protogonos, la “luce primeva”, chiamato dallo stesso autore, “il dispositore di tutte le cose”.
DISCO SOLARE (Culto del) – Era molto comune in Egitto, ma solo in tempi recenti. Esso cominciò infatti con Amenoph III°, un Dravidico, che lo portò dall’India Meridionale e da Ceylon. Era il culto del Sole sotto altra forma, l’Aten-Nephru, e poiché Aten-Ra era identico all’Adonai degli Ebrei, esso è il “Signore dei Cieli” o il Sole. Il disco alato era l’emblema dell’Anima. Il Sole fu una volta il simbolo della Divinità Universale che splende sul mondo intero e su tutte le creature; i Sabei consideravano il Sole come il Demiurgo ed una Divinità Universale, come facevano anche gli Indù e, fino ai giorni nostri, gli Zoroastriani. Il Sole è senza dubbio l’unico creatore della natura fisica. Lenormant, nonostante fosse un Cristiano ortodosso, fu costretto a dichiarare la somiglianza fra il disco ed il culto Ebraico. “Aten rappresenta l’Adonai o il Signore, il Tammuz Assiro e l’Adone Siriano…”. vedi Il grande mito di Dioniso.
DISES (Scand.) – L’ultimo nome per le donne divine, chiamate nell’Edda Walkirie, Norne, ecc.
DITO IDAICO – Un dito di ferro fortemente magnetizzato e usato nei templi a fini terapeutici.Faceva meraviglie, e perciò si diceva che possedesse poteri magici.
DITTAMO – Diktamnon in Greco e Dictamnus in Latino. Una strana pianta che possiede delle proprietà molto occulte e mistiche, ben conosciuta fin dai tempi antichi. Era consacrata alle Dee lunari, Luna, Astarte, Diana. Il nome cretese di Diana era Dictynna e come tale la dea portava una ghirlanda fatta con questa pianta magica. Il Dittamo è un arbusto sempreverde il cui contatto, si afferma in Occultismo, sviluppa e nello stesso tempo cura, il sonnambulismo.Unito alla Verbena produce chiaroveggenza ed estasi. La farmaceutica attribuisce al Dittamo delle proprietà fortemente sedative e tranquillanti. Cresce sul monte Dicte, a Creta, ed entra a far parte di molte manifestazioni magiche alle quali i Cretesi ricorrono ancora oggi.
DIVYACHAKSCHU (Sans.) – Significa, “Occhio celeste” o visione o percezione divina.È la prima delle sei “Abhijña” (v.), cioè la facoltà sviluppata dalla pratica Yoga di percepire nell’Universo un oggetto qualsiasi, a qualunque distanza.
DIVYASROTRA (Sans.) – Significa, “Orecchio celeste” o udito divino. La seconda “Abhijña”, cioè la facoltà di comprendere il linguaggio o il suono prodotto da un qualsiasi essere vivente sulla Terra.
DJATI (Sans.) – Uno dei dodici “Nidana” (v.); la causa e l’effetto nel modo in cui avviene la nascita, che ha luogo secondo i “Chatur Yoni” (v.), quando in ciascun caso un essere, sia uomo o animale, è collocato sotto una delle sei (esotericamente sette) Gati o sentieri dell’esistenza senziente. Esotericamente, contando dall’alto verso il basso, essi sono : (1) il più alto Dhyana (Anupadaka); (2) i Deva; (3) gli Uomini; (4) gli Elementali o Spiriti di Natura; (5) gli Animali; (6) gli Elementali inferiori; (7) i Germi organici. Questi sei, nella nomenclatura popolare o exoterica, sono i Deva, gli Uomini, gli Asura, gli Esseri infernali, i Preta (demoni ingordi) e gli Animali.
DJIN (Arab.) – Elementali; Spiriti di Natura; Genii. I Djin o Jin sono molto temuti in Egitto, in Persia e altrove.
DJNANA (Sans.) – O Jnana. Significa conoscenza; esotericamente “Conoscenza superiore o divina acquisita tramite lo Yoga”. Si scrive anche Gnyana.
DOCETAE (Gr.) – Letteralmente, “Gli Illusionisti”. Nome dato dai Cristiani ortodossi a quelli Gnostici i quali ritenevano che Cristo non avesse sofferto realmente, né potesse soffrire, la morte. Se accadde una cosa simile fu semplicemente un’illusione e gli Gnostici la spiegavano in vari modi.
DODECAEDRO (Gr.) – Secondo Platone, l’Universo è costruito dal “primogenito” secondo la figura geometrica del Dodecaedro. (Vedi “Timeo”).
DODONA (Gr.) – Un’antica città della Tessaglia, famosa per il suo Tempio di Giove e per i suoi oracoli. Secondo delle antiche leggende, la città fu fondata da una colomba.
DONAR (Scand.) – O Thunar, Thor. Nel Nord era il Dio del Tuono, il Giove tonante della Scandinavia. Come la quercia era dedicata a Giove così era anche consacrata a Thor, ed i suoi altari erano posti sotto l’ombra degli alberi di quercia. Thor, o Donar, era la progenie di Odino, “l’onnipotente Dio del Cielo” e della Madre Terra.
DONDAM-PAI-DEN-PA (Tib.) – Uguale al termine sanscrito Paramarthasatya, ovvero “verità assoluta”, la più alta autocoscienza e percezione spirituale, l’autocoscienza divina, un termine molto mistico.
DOPPELGÄNGER (Ted.) – Nella terminologia occulta è sinonimo di “Doppio” e di “Corpo Astrale”. (N. d. T. L’autrice intende quello che oggi chiamiamo corpo eterico.)
DOPPIA IMMAGINE – Fra i Cabalisti Ebrei è il nome per l’Ego Duale, chiamato rispettivamente : Metatron, il Superiore, e Samuel l’Inferiore. Allegoricamente sono raffigurati come due inseparabili compagni dell’uomo durante la vita, uno è il suo Angelo Custode, l’altro il suo Demone Malvagio.
DOPPIO – Lo stesso che “Corpo Astrale”, o “Doppelganger”.
DORJESEMPA (Tib.) – L’ “Anima Diamante”, un nome del Buddha Celeste.
DORJECHANG (Tib.) – Un titolo del Buddha nel suo aspetto più alto; un nome del Buddha supremo. È detto anche Dorje.
DOTTRINA SEGRETA – Il nome generico dato agli insegnamenti esoterici dell’antichità.
DRACONTIA (Gr.) – I Templi dedicati al Dragone, emblema del Sole, simbolo della Divinità, della Vita e della Saggezza. Il Karnac Egiziano, il Carnac Britannico e Stonehenge sono “Dracontia” ben conosciuti da tutti.
DRAKON (Gr.) – O Dragone. Ora considerato un “mitico” mostro perpetuato in Occidente solo su sigilli, ecc., come un grifo araldico, il Diavolo ucciso da San Giorgio, ecc. In realtà si tratta di un mostro antidiluviano estinto. Nell’antichità Babilonese ci si riferisce ad esso come ad un mostro “squamoso” e su molte gemme è connesso con Tiamat, il mare. È spesso definito “Il Dragone del Mare”. In Egitto, era la Stella del Drago (che allora indicava il Nord), l’origine del legame di quasi tutti gli dei con il Dragone. Bel e il Dragone, Apollo e Pitone, Osiride e Tifone, Sigur e Fafnir, e infine San Giorgio e il Drago, sono la stessa cosa. Erano tutti dei solari ed ovunque troviamo il Sole c’è anche il Drago, il simbolo della Saggezza, cioè Thoth-Ermete. Gli Ierofanti dell’Egitto e della Babilonia chiamavano se stessi “Figli del Dio- Serpente” e “Figli del Drago”. “Io sono un Serpente, io sono un Druido”, diceva il Druido delle Regioni Celto-Britanniche, perché il Serpente ed il Drago erano entrambi personificazioni della Saggezza, dell’Immortalità e della Rinascita. Come il serpente getta la sua vecchia pelle solo per riapparire in una nuova, così l’Ego immortale abbandona una personalità per assumerne un’altra.
DRAUPNIR (Scand.) – Il bracciale d’oro di Wodan o Odino, che tiene nella mano destra assieme alla lancia Gungnir; entrambi sono dotati di meravigliose proprietà magiche.
DRAVIDIANI – Un gruppo di tribù che vivono nell’India Meridionale; gli aborigeni.
DRAVYA (Sans.) – La sostanza (metafisicamente).
DRISHTI (Sans.) – Scetticismo; mancanza di fede.
DRUIDI – Una casta sacerdotale che fiorì in Britannia ed in Gallia. Erano Iniziati che ammettevano le donne nel loro ordine sacro, iniziandole ai misteri della loro religione. Essi non affidavano mai allo scritto i loro versi sacri e le scritture ma, come i Brahmani dei tempi antichi, li affidavano alla memoria; per compiere una tale impresa, secondo la testimonianza di Cesare occorrevano venti anni. Come i Parsi, non avevano immagini o statue dei loro Dei. La religione celtica considerava blasfemo raffigurare qualsiasi dio, anche uno minore, con sembianze umane. Sarebbe stato un bene se i Cristiani Greci e Romani avessero imparato questa lezione dai Druidi “pagani”. I tre comandamenti più importanti della loro religione erano: “Obbedienza alle leggi divine; impegno a lavorare per il bene del genere umano; sopportare con fermezza d’animo tutti i mali della vita”.
DRUSI – Una grande setta con circa 100.000 aderenti, che vivono sul Monte Libano in Siria.I loro riti sono molto misteriosi e nessun viaggiatore che ha scritto qualcosa su di loro conosce per certo l’intera verità. Sono i Sufi della Siria. Ritengono un’offesa essere chiamati Drusi, ma si definiscono “discepoli di Hamsa”, il loro Messia, che venne a loro nel nono secolo dal “Paese della Parola di Dio”, paese e parola che essi tengono religiosamente segreti. Il Messia che dovrà venire sarà lo stesso Hamsa, ma sarà chiamato Hakem, cioè colui che “guarisce tutti”. (Vedi Iside Svelata, cap. II°, pag. 284 e succ.).
DUDAIM (Ebr.) – La mandragora, l’Atropa Mandragora di cui si parla nel Genesi, XXX, 14 e nel Cantico dei Cantici. Il nome, in Ebraico, ha rapporto con le parole che significano “seno” e “amore”, ed è stato usato in molte forme di magia nera. (w.w.w.).Nel linguaggio Cabalistico, Dudaim sono L’Anima e lo Spirito, o due qualsiasi cose unite in amore e amicizia (dodim). “Felice è colui che conserva inseparabile il suo dudaim (il Manas superiore e quello inferiore).
DUGPA (Tib.) – Letteralmente, “Berretti Rossi”; una setta del Tibet. Prima dell’avvento di Tsongkapa, nel XIV° secolo, nel Tibet il Buddismo si era deteriorato ed era stato terribilmente adulterato dal credo della vecchia religione Bhon: i Tibetani erano tutti Dugpa. Tuttavia, a partire da quel secolo, dopo le rigide leggi imposte sui Gelugpa (berretti gialli), la riforma generale e la purificazione del Buddismo (o Lamaismo), i Dugpa si sono dati sempre più alla stregoneria, all’immoralità ed all’alcoolismo. Da allora, il termine Dugpa è diventato sinonimo di “stregone”, “adepto di magia nera”, e di qualsiasi altra cosa vile. Ci sono pochi Dugpa, seppur ce ne sono, nel Tibet orientale; la maggioranza si trova nel Bhutan, nel Sikkim e, in genere, nei paesi confinanti. Dato che agli europei non è permesso penetrare oltre quelle frontiere, gli Orientalisti che non hanno studiato il Buddismo Lamaista proprio nel Tibet, lo hanno giudicato da quanto hanno sentito dire o da ciò che Csoma di Körös, Schlagintweit e pochi altri hanno imparato su di esso dai Dugpa. È questo il motivo per cui confondono entrambe le religioni e le assoggettano ad uno stesso capo. Al posto del Buddismo-Lamaismo, essi presentano il puro Dugpaismo. In poche parole, il Buddismo Settentrionale, nella sua forma pura, metafisica, è quasi completamente sconosciuto.
DUKKHA (Sans.) – Sofferenza, dolore.
DUMAH (Ebr.) – Nella Cabala è l’Angelo del Silenzio (la Morte).
DURGA (Sans.) – Letteralmente, “inaccessibile”. La potenza femminile di un Dio; il nome di Kalì, la moglie di Shiva, Maheswara o “grande Dio”.
DUSTCHARITRA (Sans.) – “Le dieci azioni malvage”: tre azioni che riguardano il corpo, come togliere la vita, rubare e compiere adulterio; quattro azioni malvage della bocca, come mentire, esagerare nelle accuse, calunniare e parlare scioccamente; tre azioni malvage della mente (il manas inferiore), come invidia, rancore o vendetta, miscredenza.
DWAPARA YUGA (Sans.) – Nella Filosofia Indù, è la terza delle “Quattro Ere”, la seconda a partire dal basso.
DWESA (Sans.) – La collera. Una dei tre principali stati della mente (che sono 63), Raga, orgoglio o desiderio malefico; Dwesa, collera, di cui l’odio è una componente; Moha, ignoranza della verità. Queste tre condizioni devono essere costantemente evitate.
DWIJA (Sans.) – “Nato due volte”. Anticamente questo termine era usato solo per i Brahmani Iniziati; ma ora si dà a qualsiasi uomo appartenente alla prima delle quattro caste, che sia stato sottoposto ad una particolare cerimonia.
DWIJA BRAHMAN (Sans.) – L’investitura con il cordone sacro che ora costituisce la “seconda nascita”. Perfino un Sudra che accetta di pagare per l’onore, diviene, dopo la cerimonia del passaggio attraverso una vacca d’argento e d’oro, un dwija.
DWIPA (Sans.) – Un’isola o continente. Gli Indiani ne hanno sette (Sapta dwipa), i Buddisti solo quattro. Ciò è dovuto ad una malcompresa allusione del Signore Buddha che, usando il termine metaforicamente, applicò la parola dwipa alle razze dell’uomo. Le quattro Razze che precedettero la nostra quinta erano paragonate da Siddharta a quattro continenti o isole che costellavano l’oceano della nascita e della morte – il Samsara.
DYOOKNA (Sans.) L’ombra della Luce eterna. Gli “Angeli della Presenza”, o Arcangeli.Uguale al Ferouer del Vendidad e di altre opere Zoroastriane.
DZYN (Tib.) – O Dzyan. Scritto anche Dzen. Una deformazione del Sanscrito Dhyan e Jnana (o foneticamente, gnyana), cioè Saggezza, conoscenza divina. In Tibetano, il sapere è detto dzin. (N. d. T. Meditazione è in tibetano Ziné).

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