Il mistero delle scritture indecifrabili

di Klaus Dona e Reinhard Habeck
Numerosi reperti con iscrizioni non ancora decodificate retrodatano di millenni l’origine della scrittura. Dal Disco di Pesto ai Rongorongo dell’Isola di Pasqua, dalle tavole di Harappa alle pietre del Maine e del Michigan. Tutte espressioni di un’unica lingua?
Scritture indecifrabili La nascita della scrittura è uno degli argomenti che ha maggiormente subito un processo di revisione. Nei manuali di storia si afferma che furono i sumeri a utilizzare per primi la scrittura. Nuovi ritrovamenti mettono in discussione questo primato: una serie di tavolette d’argilla con iscrizioni è stata rinvenuta presso Abydos, a 400 km a sud del Cairo. Vi sono ritrovamenti molto remoti che fanno pensare a uno stadio iniziale della scrittura in sillabe. Ne fanno parte i caratteri di Harappa, India, incisi su tavolette d’argilla 5.500 anni fa. Nella ragione iranica di Zagros sono emersi caratteri ancora più antichi, che simboleggiano numeri, abiti e animali, le cui incisioni risalgono all’8500 a.C. Tuttavia, diversi segni simbolici mostrano un carattere assimilabile a una forma di scrittura, come le “iscrizioni” della grotta di La Pasiega, o i ciottoli decorati rinvenuti nella caverna del Mas d’Azil, nei pressi dei Pirenei. Tali ritrovamenti dimostrerebbero che la propensione mentale alla scrittura sarebbe presente tra gli uomini da oltre 50.000 anni.
L’enigma di Glozel
Enigma di Glozel Va citata la collezione di GlozeI, un sito ubicato nella Francia del sud. Nel 1924, il contadino Emile Fradin portò alla luce centinaia di vasi d’argilla, recipienti, urne, lampade, simboli fallici, ossa intagliate di mammut e utensili di pietra, tutti risalenti a una datazione che oscillava tra i 4.500 e i 15.000 anni. Non è mai stato trovato nulla di simile, ma questo è un giudizio affrettato, poiché quei segni hanno una somiglianzà strabiliante con alcuni simboli incisi su tavolette d’argilla provenienti dalla civiltà di Harappa. Nell’ambito delle nostre ricerche per la mostra Unsolved Mysteries, abbiamo raccolto le informazioni relative a tali ritrovamenti, allo scopo di chiedere in prestito alcune di queste pietre. Settimane dopo abbiamo intrapreso il nostro primo viaggio in Sudamerica e a Bogotà L'Enigma di Glozel abbiamo avuto la prima grande sorpresa dal prof. Jaime Gutierrez : alcune foto di oggetti sconosciuti che raffiguravano lastre di pietra con l’incisione di caratteri ignoti. Per il dott. Willibaid Katzinger, quei segni erano simili alle incisioni di GlozeI, che però sono considerate falsificazioni agli occhi degli esperti. Come è possibile che vi siano falsificatori che si divertono a incidere un’unica forma di scrittura non esistente in tré continenti diversi (Europa, Sudamerica e Nordamerica), in tempi ed epoche differenti? Ho saputo che il prof. Kurt Schildmann è riuscito a decifrare questa scrittura. Contattatolo, da lì a breve ho ricevuto le sue traduzioni delle pietre incise. Ci conferma che si tratta della scrittura pre-sanscrita, somigliante all’antica lingua indiana, forma di scrittura rinvenuta anche a Malta, nel Turkmenistan e in Australia. Dopo un inimmaginabile impatto catastrofico mondiale, che cosa continua a esistere millenni più tardi? Pietre, e la maggior parte degli oggetti inspiegabilmente è composta proprio da questo materiale. Il mistero della scritture antiche si esaurisce in tutti quei reperti incisi che suggeriscono la possibilità di contatti tra le culture transoceaniche nel passato. Tra queste, vanno elencate le tavolette lignee in Rongorongo dell’Isola di Pasqua, il Disco di Pesto e le iscrizioni runiche rinvenute negli Stati Uniti.
Il Disco di Festo
Disco di Festo Intorno al 2000 a.C., nella civiltà minoica, si sviluppò una scrittura nota anche come “geroglifici cretesi”, dal carattere sacro e dal significato incerto. Il più lungo testo geroglifico cretese ritrovato finora è impresso nel celebre Disco di Pesto. Si tratta di un oggetto circolare di argilla cotta, con un testo a spirale impresso su entrambi i lati, proveniente dall’archivio dell’antico palazzo di Pesto. Finora sappiamo soltanto che il testo è diviso in 61 frammenti, separati da linee oblique. Il prof. Cyrus H. Gordon avanzò un’ipotesi ardita circa un eventuale parallelismo tra la scrittura minoica e la simbologia dei maya. Anche in questo caso, verrebbe da pensare che già nell’età del bronzo vi siano stati contatti culturali tra i navigatori del mediterraneo orientale e le civiltà mesoamericane.
Le Tavole Rongorongo dell’Isola di Pasqua
Le Tavole Rongorongo dell'Isola di Pasqua I famosi colossi di pietra dell’Isola di Pasqua sono testimonianze di un passato enigmatico. Per gli storici, l’evento archeologico è costituito dal ritrovamento di tavole di legno ricoperte da iscrizioni con figure umane stilizzate, uccelli, pesci e forme geometriche. Si sono conservate oltre 25 di queste tavole, dove si distinguono 790 simboli diversi. Tale molteplicità indica che i segni vanno tradotti con sillabe, parole o combinazioni di vocaboli. Vi sono alcuni tentativi di decifrazione, ma finora la scienza ha soltanto dedotto che questa grafia risalirebbe al 1100 d.C. circa. Enigmatica resta la somiglianza di circa 160 iscrizioni rongorongo con quelle appartenenti all’antica civiltà di Harappa, fiorita intorno al 2500 a.C nella valle dell’Indo. Nonostante i molti tentativi, la scrittura indù, come quella dell’Isola di Pasqua, si è rivelata indecifrabile. Le corrispondenze tra le due grafie sollecitano le seguenti domande: come si spiegano le iscrizioni identiche? Come sono potuti sopravvivere tali contatti dopo 3.600 anni?
I blocchi di Spirit Pond
I blocchi di Spirit Pond All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso sono stati ritrovati, sulle sponde del lago di Spirit Pond nel Maine (Stati Uniti), quattro blocchi di pietra e un amuleto. Tre di questi massi presentano iscrizioni identificate come rune vichinghe, datate intorno al 1200 d.C. Walter Elliot, colui che scoprì questi reperti, si rifiutò di destinare alle istituzioni la sua scoperta, dando inizio ad anni di battaglie legali. Oggi tre di queste pietre si troverebbero negli archivi del museo nazionale del Maine, sottratti alla vista dei visitatori. Le incisioni non sono mai state tradotte. L’immagine pubblicata in quest’articolo, messa a disposizione dall’archeologo americano Neil Steede, ritrae la quarta pietra.
Le Tavolette del Michigan
Le Tavolette del Michigan Oggetti controversi sono anche le Tavole del Michigan, definite falsificazioni sebbene manchino di un’indagine accurata. Uno dei pochi pezzi visibili è una roccia scistosa: l’apice del lato anteriore contiene una misteriosa incisione, mentre sullo spazio restante sono state tracciate due grandi X; sul lato posteriore è raffigurato il sorgere del Sole, mentre in basso si vede una lucertola stilizzata. Il modello tipico delle Tavole del Michigan vede sul lato anteriore una parte rialzata con l’incisione di un simbolo mistico, mentre nel rovescio un occhio onnisciente seguito da un segno enigmatico.
Sotto queste figure si possono trovare altre iscrizioni, tuttora poco chiare. Secondo la ricercatrice americana Henriette Mertz, le tavole furono realizzate da cristiani rifugiatisi nel continente americano nel 312 d.C. Alcuni oggetti, tuttavia, attestano una loro possibile esistenza già in epoca precedente. Da tutto ciò, si evince che l’archeologia, l’epigrafìa e la linguistica sono ben lungi dall’aver risolto l’enigma della nascita della scrittura e spesso, senza alcuna indagine, sostengono che si tratti di grossolani falsi. Traduzione a cura di Marco Di Serio
La pietra runica del Minnesota: vera o falsa?
La pietra runica del Minnesota La pietra runica di Kensington, trovata in Minnesota nel 1898 da un contadino, assume un ruolo centrale. L’iscrizione riportata descrive il massacro di 10 esploratori svedesi e norvegesi nel Minnesota del 1362. Questo reperto è al centro di polemiche tra gli archeologi. La più recente novità proviene da alcuni documenti compilati nel 1885 da un giovane svedese, Edward Larsson, il quale scriveva in runico. Gli studiosi sostengono che parte dei documenti siano scritti in un alfabeto runico segreto, usato dai commercianti in Svezia alla fine dell’800. I linguisti svedesi si sono imbattuti nei documenti di Larsson, scoprendo che lo stile dei suoi scritti corrisponderebbe a quello della Kensington Runestone. Secondo le ricerche del geologo Scott Welter, l’iscrizione è stata sottoposta alle intemperie per più di 200 anni, quindi la pietra non può essere stata scolpita alla fine dell’800. Henrik Williams, specialista svedese di rune, asserisce che è impossibile che le rune scritte su una roccia nel Minnesota nel 1300 sopravvivano per 500 anni per ritrovarsi nei documenti di uno svedese di fine ‘800. Secondo gli esperti del Museo Archeologico di Stoccolma, invece, alle analisi effettuate, la Kensington Runestone è risultata autentica. 

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