Il cane e il fantasma

di Fulvio Rendhell
Tra le lettere pervenutemi negli ultimi tempi ce n’è una molto commovente che mi scrive una signora ed io la espongo così come mi è arrivata in quanto il contenuto non ha bisogno di commenti.
“Gentile Maestro, sono una donna vedova ormai da dieci anni e per mia scelta sono rimasta fedele all’uomo che ho tanto amato e che amerò sempre.
Io non vengo a lei avere un aiuto ma per esporle quanto mi è accaduto.
Ad alcune persone purtroppo l’esistenza terrena riserva, non so per quale Karma, poche gioie, ma solo preoccupazioni e spesso disgrazie dolorose come nel mio caso. Purtroppo lei sa benissimo che questi eventi conducono a lasciarsi andare alla disperazione e molte volte alla rinuncia della stessa noncuranti di cosa lasci dietro.
Io tutto questo l’ho provato e so cosa vuol dire! Ma quanto è accaduto dopo è stata per me la rivelazione più bella e più dolce della mia vita, anzi desidero che Lei pubblichi nel G.D.M. questa mia sperando che possa aiutare moralmente altre persone che hanno avuto gli stessi problemi o simili.
Dopo l’improvvisa morte di mio marito a causa di un incidente automobilistico, mi sono sentita morire insieme a lui e l’unica salvezza è stata la presenza di mia figlia che allora aveva dieci anni.
Così mi sono fortemente attaccata a lei, l’ho allevata con tutto l’amore che una madre può dare (ho la fortuna di appartenere ad una famiglia ricca e ciò mi ha permesso di non lavorare e starla sempre vicino).
Il tempo come si sa, piano piano cicatrizza le profonde ferite e pur amando sempre mio marito avevo iniziato a farmi una ragione della sua morte, ma non sapevo che a distanza di anni una nuova doppia sciagura doveva abbattersi sul mio capo!
Una terribile disgrazia
Alcuni anni dopo mia figlia aveva conosciuto un ragazzo il quale sembrava fosse per lei il ragazzo giusto ed era molto felice. Tutto sommato io ero tranquilla perché egli si dimostrava buono, educato e di maniere gentili come pochi oggi lo sono e soprattutto voleva veramente bene a mia figlia.
Per il suo diciassettesimo compleanno le regalò un cane. Yorkshire al quale lei si affezionò molto.
La vedevo felice, spensierata e bella mentre giocava con il suo cane come una bambina e un pensiero mi affiorava alla mente chiedendomi se mio marito aveva il potere di vederla dall’aldilà.
Qualche notte prime che accadesse la disgrazia feci un sogno molto strano. In tanti anni non mi ero mai sognata mio marito ma quella notte invece lo sognai!
Egli camminava verso di me sul viale della villa dove ancora abito ed io ero ferma sulla porta di ingresso della casa. Lo vedevo avvicinarsi sempre più e mi sembrava curvo e stanco come se sulle spalle portasse un enorme peso.
Poi una volta raggiuntomi feci per abbracciarlo e con una grande pena nel cuore notai che dai suoi occhi scendevano grosse lacrime. Fui pervasa da una grande angoscia, la stessa con la quale mi sono svegliata.
Un sabato mia figlia decise di fare alcuni acquisti in città e insieme al suo ragazzo partirono in moto ed io non so perché quella mattina mi sentivo molto nervosa e non riuscivo a concentrarmi su nulla che io facessi.
Purtroppo dopo poche ore con orrore ricevetti la notizia della disgrazia: entrambi erano morti sul colpo falciati da un camion che sopraggiungeva a forte velocità sbandando in curva.
Il mondo sprofondò ai miei piedi: ero annientata e non volevo credere a quanto avevo udito!.
I giorni seguirono furono angosciosi sia per me che per la famiglia del ragazzo, anche lui figlio unico.
Lo stesso giorno in cui si svolsero i funerali il mio rientro a casa fu drammatico e pregai vivamente i miei parenti di lasciarmi sola; un proposito di fece strada nella mia mente sempre più potente:
volevo morire. Non c’era più nulla che mi vincolava, ero sola.
Desiderio di morire
Come un automa andai in bagno e con calma aprii l’acqua calda per riempire la vasca dove poi mi sarei tagliata le vene. Ero intenta nel mio ultimo atto quando il silenzio della casa fu rotto dal ripetuto abbaiare del piccolo cane che in mia assenza avevo chiuso nella stanza di mia figlia poco distante dal bagno. Mi scossi violentemente ed ebbi la sensazione di essermi risvegliata da un sonno ipnotico mente l’abbaiare del cane si faceva quasi disperato. Stordita, uscii dal bagno ed andai ad aprire alla bestiola la quale appena mi vide mi coprì di effusioni ed io piangendo lo presi in braccio pensando che quell’esserino morbido e peloso al quale mia figlia voleva molto bene, era l’unica cosa che mi rimaneva di lei.
Dopo quell’episodio, anche se il mio dolore era grande e la mia solitudine incolmabile, non ci provai più! Cercavo con ogni mezzo di scacciare gli angoscianti e tristi pensieri dedicandomi ad accudire i sofferenti e quando rientravo a casa, avevo la consolazione del piccolo cane che mi accoglieva festoso.
Erano passati tre mesi dalla tragica disgrazia. Una sera dopo aver mangiucchiato qualcosa per distogliere la mente dai pensieri, mi ero messa a seguire un programma televisivo. “Birillo” sonnecchiava tranquillamente sulle mie ginocchia, risvegliatosi improvvisamente, scese abbaiando festoso mentre di corsa usciva dalla stanza, e siccome non accennava a smettere, mi alzai pensando che qualcuno avesse suonato alla porta e che io non avessi sentito.
Strani giochi
Giunta sul corridoio vidi che il cane stava correndo su e giù come se stesse inseguendo qualcosa di invisibile e sembrava felice. Cercai di calmarlo ma era come impazzito; poi iniziò a fare dei salti da terra per raggiungere qualcosa. Lo guardavo e non sapevo cosa stesse accadendo; non so perché ma ebbi la sensazione che stesse giocando con qualcuno.
La cosa si protrasse per un po’ di tempo e alla fine si calmò e accucciandosi a terra mi guardava contento anche se era stremato, ansante e con la lingua a penzoloni.
Da questo fatto ne accaddero tanti altri sui quali non mi soffermo ma che mi hanno fatto riflettere molto sul nostro stato terreno transitorio.
In seguito avvenne un fatto che non mi ha lasciato più dubbi: è vero! Esiste la vita dopo la morte! Quel giorno ricorreva il compleanno di mia figlia, mi sentivo particolarmente depressa e non mi andava di uscire anche perché pioveva a dirotto e faceva freddo, ma al pensiero che proprio quel giorno dovevo andare in due paesi vicini per assistere due vecchie povere e malate, mi vergognai e ciò mi dette la spinta ad uscire. Rientrai a casa che era sera, stanca e bagnata perché avevo fatto parecchi giri sotto l’incessante pioggia. Dopo un bagno caldo mi sedetti per rilassarmi un po’ e “Birillo” mi corse subito in braccio affettuoso come sempre. Stetti così per un po’ di tempo, poi sentii la forte spinta ad andare in camera di mia figlia; erano parecchi giorni che non vi entravo.
Una presenza invisibile
Tutto era come quando era in vita, nessuna cosa era stata tolta, mi avvicinai al vestito nuovo che aveva acquistato prima della disgrazia ancora appeso fuori dall’armadio: con le lacrime che mi impedivano di vedere, toccai il bel vestito che le era piaciuto tanto. Improvvisamente “Birillo” cominciò ad agitarsi e volle scendere dalle mie braccia. Lo vedevo correre abbaiando fermandosi ogni tanto agitando in segno di contentezza il piccolo codino mozzato. Ormai ero quasi abituata allo strano comportamento del cane e tra me pensavo che forse lui poteva “vedere” quello che io non potevo vedere e avevo la sensazione che mia figlia in qualche maniera in quel momento fosse presente.
Cercai di osservare meglio ma non notai nulla; poi Birillo si calmò e lo ripresi in braccio e prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta guardai ancora una volta la foto di mia figlia posta sulla sua scrivania.
Quella notte dormii profondamente ignara che al mattino avrei trovato una inquietante e struggente sorpresa.
Al mio risveglio di solito (ancora adesso) c’è Birillo che sale sul letto per farmi le feste, ma quella mattina non fu così. Lo cercai e non trovandolo cominciai a preoccuparmi: uscii perfino sulla veranda che accedeva al giardino, ma di lui neppure l’ombra.
Il vestito infangato
Rientrai in casa e passai nell’altro corridoio dove si trovava la stanza di mia figlia e vidi che la porta era leggermente accostata: ero sicura di averla chiusa la sera avanti. Mi avvicinai e l’aprii totalmente e non so perché ma in quel momento il mio cuore batteva forte. Accesi la luce e ciò che vidi mi fece rimanere senza fiato: posto sul letto c’era il vestito di mia figlia. Esso era qua e là umido e sporco di alcuni schizzi di fango e vicino c’era Birillo acciambellato che dormiva.
Una vertigine mi assalì al punto che dovetti mettermi seduta. Lo sbigottimento mi rese inerte. Nel frattempo il cane si era svegliato e mi era accanto facendomi le feste. Rimasi incapace di pensare per alcuni minuti poi, riprendendomi, mi avvicinai e con le mani tremanti presi il vestito per osservarlo meglio: non c’erano dubbi, era stato indossato ed emanava un teme profumo: lo stesso che usava mia figlia! Scoppiai in un pianto dirotto e lo strinsi con amore. Avevo avuto la prova che lei era accanto a me!
Non dissi a nessuno ciò che era successo perché era un meraviglioso segreto che volevo tenere per me. I giorni che seguirono furono più lieti in quanto sapevo che non ero sola e poi c’era Birillo che ogni tanta “giocava” con mia figlia e ciò mi rendeva serena ma anche desiderosa di avere anche io la stessa fortuna del cane.
Il sogno rivelatore
Una notte mi apparve in sogno: la sua esile ed eterea figura brillava come una stella ed il suo visino era dolce e disteso ma sorrideva malinconica; poi mi parlò e mi disse di avere coraggio, ma soprattutto di non piangerla perché il mio dolore l’avrebbe tenuta prigioniera sulla terra e questo la faceva soffrire. Lei voleva distaccarsene per essere libera di vagare nel cosmo infinito e vivere così la sua seconda vita nell’universo, all’unisono con esso.
Ormai mi aveva dato prova dell’esistenza di una seconda vita nell’aldilà.
Inoltre mi disse che spesso giocava con Birillo perché lui poteva “vederla” e presto avrebbe incontrato suo padre e forse anche Roberto.
Si avvicinò e mi baciò sulla guancia e mi fece una leggera carezza; a quel contatto avvertii una sorta di leggera scossa elettrica molto piacevole. Aggiunse poi che non sarei stata più sola e che dovevo seguitare nella missione da me intrapresa.
Vidi la sua figurina perdere luminosità e farsi sempre più trasparente e prima che svanire definitivamente alzò la mano per un ultimo saluto e sparì alla mia vista!
Poi sprofondai in un sonno profondo.
L’indomani mi svegliai con un forte senso di pace nell’anima, mi sembrò quasi di essere nata per una seconda volta.
Ormai da quella notte sono passati mesi ed ho sempre questa meravigliosa sensazione nel cuore ed inoltre quello che mi dà più coraggio è la consapevolezza dell’esistenza di mia figlia in un mondo cui purtroppo non a tutti è dato di accedere visivamente.
A volte sento sfiorarmi la guancia da una impalpabile carezza subito dopo seguita da una piccola scossa ed io consapevole ne gioisco.
In quanto a Birillo quando comincia ad abbaiare e “giocare” correndo per la casa festoso, la mia pace è perfetta, solo una cosa mi rammarica: il no poter vedere ciò che lui vede!
La lettera non si dilunga oltre ed io la termino qui. Come già ho accennato all’inizio, quanto è accaduto alla signora è uno dei casi più commoventi e straordinari che ai giorni nostri siano potuti accadere, e anche se molti valori di altruismo si sono perduti, e la corsa affannosa per l’effimero ha fatto dell’uomo uno scettico, certamente chi leggerà non potrà rimanere indifferente.
Ho esaudito il desiderio della signora e spero che ne sia soddisfatta.
Ritengo sia inutile ogni altro commento: o si crede o non si crede!
Io ritengo che sia fortunato chi riesce a credere. Io sono uno di loro.

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