Domande e risposte

Qual è il corpo responsabile dell’OBE?
A tutti i fini pratici possiamo identificare il corpo astrale come l’attore principale dell’OBE. Nella veglia e nella fasi di sonno non-REM il corpo astrale coincide perfettamente col corpo fisico, tramite il legame formato dal corpo eterico. Durante il sonno REM invece, il legame eterico si allenta, e il corpo astrale si separa, e tutto ciò accade spontaneamente tutte le notti, ciclicamente, alternandosi alle fasi di sonno profondo.
Il corpo astrale, come abbiamo visto, è il percettore e la sede delle emozioni. Non dobbiamo comunque dimenticare che le funzioni psichiche più elevate dipendono dal corpo mentale, tuttavia nell’OBE esso è generalmente un tutt’uno con l’astrale (le rarissime volte nelle quali anch’esso si separa, al soggetto può capitare di vedere sia il corpo fisico che l’astrale dal corpo mentale, e la consapevolezza può anche “oscillare” fra i tre corpi!)

Cos’è il sonno REM?
Il sonno REM, così detto dall’inglese Rapid Eyes Movements = Movimenti oculari rapidi, è una fase del sonno caratterizzata dai sogni e, appunto, da movimenti rapidi degli occhi, che sembrano seguire le visioni del sogno; una volta era chiamato “sonno paradosso”. Il tracciato elettroencefalografico è molto simile nella frequenza a quello della veglia, ma ancor più variato nell’intensità. Inoltre si hanno irregolarità del ritmo cardiaco e respiratorio, e modificazioni vegetative; nel maschio si ha erezione del pene. Il corpo subisce una forte inibizione dei muscoli scheletrici da parte del cervello, ma a volte partecipa ugualmente all’azione del sogno con piccolissimi movimenti delle estremità. Quando per qualche ragione l’inibizione muscolare non è adeguata o non procede di pari passo con l’attività REM, si possono avere due inconvenienti di per sè innocui: il sonnambulismo e le paralisi notturne. Il primo fenomeno avviene se l’inibizione muscolare non è sufficiente: il soggetto vive fisicamente il contenuto del sogno. Il secondo fenomeno, ossia la paralisi notturna, avviene se l’inibizione muscolare anticipa o va oltre la fase REM: il soggetto sarà più o meno cosciente ma impossibilitato a muoversi; ma di questo parleremo dopo.

Cos’è il sonno non-REM?
Si tratta in realtà del nome con cui vengono indicate dai fisiologi del sonno un insieme di almeno tre diverse fasi distinte, tipizzate da caratteristiche frequenze cerebrali (alfa, theta, delta) ma che qui possiamo considerare come fase unica, indicandola appunto come sonno non-REM. La fase REM è diversa proprio perchè è desincronizzata, ossia non ha una sua frequenza unica.

In quale fase del sonno si può verificare una OBE?
Nel fenomeno spontaneo si verifica quando, per diverse ragioni, durante il sonno REM c’è una emersione più o meno completa della coscienza, ma il corpo continua a dormire. Quando questo avviene, allora una delle cose che può verificarsi è proprio l’OBE: la coscienza nel corpo astrale ritorna attiva, e tende a muoversi nel suo spazio onirico; se in quel momento il legame col corpo fisico è debole, l’astrale semplicemente si muove in modo indipendente dal corpo che dorme. Chiariamo però che la separazione tra fisico e astrale accade normalmente tutte le notti più volte nei sogni, come abbiamo già detto: la differenza ora è che è presente un certo grado di coscienza che ci permette di renderci conto lucidamente dell’ambiente circostante e del fatto che non si è nel proprio corpo.

Perchè l’astrale e il fisico si separano nel sonno?
Quando l’attività diurna ha consumato l’energia eterica del corpo oltre un certo limite, essa deve essere recuperata attraverso l’esposizione dell’astrale alla naturale corrente di energia eterica (“prana”) che normalmente fluisce tutt’attorno a noi nell’ambiente, un pò come una vela cattura il vento. Perciò, possiamo definire la separazione notturna del corpo astrale dal corpo fisico come un meccanismo naturale di ricarica energetica.

Di quanto si allontanano il corpo fisico e il corpo astrale?
L’astrale quasi sempre si separa dal corpo fisico di poco o pochissimo, da pochi micron (millesimi di millimetro) a pochi millimetri. Però, per l’influenza di un sogno – o volontariamente nel caso di OBE – si può allontanare indefinitamente, anche per grandi distanze; non c’è un vero limite.

In che modo il corpo fisico e il corpo astrale restano in contatto?
Il legame è di tipo energetico, ed è costituito dalla energia del corpo eterico, che mantiene il legame tra fisico e astrale; durante la proiezione essa si dispone in una sorta di cavo tra i due, come un elastico indefinitamente allungabile, lungo il quale scorrono in entrambi i sensi le informazioni e l’energia. Questo “cavo” è chiamato cordone astrale o corda d’argento, o semplicemente corda.

 

Corpo astrale nel sonno

Sonno AstraleCosa sappiamo del cordone astrale?
Abbiamo le testimonianze dei proiettori stessi. Alcuni di loro riferiscono di aver notato durante l’OBE che dal corpo fisico, più precisamente dal tratto cervicale della colonna vertebrale, fuoriesce un “cavo” che termina nella zona corrispondente del corpo astrale; il cavo è sempre rettilineo fra i due corpi, e non ostacola i movimenti perchè è immateriale, compenetrabile. Alcuni altri, invece, riferiscono di non aver mai osservato questa corda, anche se i più la percepiscono come una “trazione” esercitata alla nuca da qualcosa che tira indietro il corpo astrale al momento del rientro. Questa discrepanza di testimonianze è spiegabile con la diversa densità che può assumere il legame eterico, oltre che con la diversa sensibilità individuale. Il cordone astrale ha un aspetto translucido, con un diametro di qualche centimetro quando è esteso per meno di cinque-dieci metri, e diviene sottilissimo quando è allungato di più. Quando la corda è più spessa si è osservata al suo interno una certa attività, come una pulsazione. Si è osservato inoltre che la forza di trazione esercitata dalla corda è molto forte finchè il corpo astrale rimane entro qualche metro dal corpo fisico, dopodichè cala molto velocemente fino ad una decina di metri; a distanze maggiori la forza è minima e si mantiene praticamente uniforme, a qualunque distanza. La distanza entro la quale la corda è spessa e la forza di attrazione è grande, è chiamata da alcuni autori raggio di attività del cordone.
Il cordone ci fa un pò da guinzaglio?
Fulmini In un certo senso è così, ed inoltre esercita una eccellente funzione di meccanismo di sicurezza. Perciò non dobbiamo assolutamente temere, per esempio, che possa accadere qualcosa al corpo in nostra assenza. A prescindere dalle nostre occupazioni astrali, il cordone è sempre pronto a richiamarci se necessario, per esempio se dobbiamo svegliarci, ma anche solo se il corpo fisico ha bisogno di aumentare l’attività in un organo. Quando poi dopo un certo tempo il corpo fisico per suo ciclo naturale ha bisogno di coincidere nuovamente col corpo astrale, il cordone astrale tira ineluttabilmente quest’ultimo, che immediatamente torna e si riposiziona nel fisico. Inoltre, se si verifica un qualunque turbamento emotivo mentre si è nel raggio di attività del cordone, ne risulta quasi sempre un velocissimo rientro, senza che ci si possa opporre.
Non c’è il rischio che il legame tra il corpo fisico e il corpo astrale possa spezzarsi?
Pare proprio di no. Se escludiamo la letteratura fantastica, nessun ricercatore serio ha mai riportato casi del genere. Il concetto base è che esistono meccanismi naturali di sicurezza. Alcuni autori avvertono che la violenta scarica elettrica di un fulmine potrebbe eccezionalmente essere in grado di “recidere” il legame energetico col corpo provocando la morte, ma io su questo non sono d’accordo; nel dubbio, però… meglio evitare di proiettarsi durante i temporali!
E’ possibile che un ostacolo impedisca il rientro del corpo astrale nel corpo fisico?
Il “doppio” ha meccanismi perfetti per il rientro, da qualunque distanza, livello, situazione, e non c’è nulla che possa impedire fisicamente il ritorno nel corpo. In particolare, io ritengo che gli eventuali rischi siano tutti dovuti alla interferenza della psiche nel processo, dovuta al fatto stesso di esserne coscienti, o alle proprie convinzioni. Quello che si crede può senz’altro influire sulla facilità del rientro: se il soggetto è irrazionalmente convinto, che so, di non riuscire a passare attraverso un muro di cemento, allora ne sarà per davvero impedito almeno per un pò, e questo potrebbe produrre panico, finchè inevitabilmente vincerà la forza di attrazione del corpo. Intanto però ne sarà rimasto spaventato, e in quelle condizioni il rientro non sarà certamente gradevole!
Insomma, uscire dal proprio corpo non comporterebbe mai alcun vero pericolo?
Non si può escludere che alcuni rischi, seppur remoti possano essere reali. L’OBE intesa come uscita cosciente dal corpo non è del tutto naturale, o almeno, potrebbe rappresentare una condizione eccezionale e per la quale si è comunque esposti a qualche pericolo. Una eventuale forte emozione, per esempio, può logicamente essere un pericolo per i cardiopatici o per i soggetti emotivamente ipersensibili o psichicamente instabili.
Per la stessa ragione, inoltre, è sconsigliabile cercare di avere proiezioni durante un temporale o al suo approssimarsi, poichè un tuono improvviso potrebbe realmente provocare uno shock in chi si sta rilassando per proiettarsi, ed è tuttavia vigile.
Nell’OBE si percepisce solo il piano fisico?
No, infatti la maggior parte delle frequenti OBE spontanee notturne che tutti abbiamo vengono vissute in stato onirico, di conseguenza si percepisce il proprio piano astrale, al proprio livello, e questo viene riportato nella veglia come sogni ordinari. Però, a prescindere dallo stato mentale e quindi dal livello evolutivo, possiamo dire che durante la separazione dal corpo l’energia eterica si ripartisce in misura variabile tra il fisico e l’astrale.
Normalmente l’astrale separandosi porta con sè pochissima energia eterica, lasciandola quasi tutta al corpo fisico. In questa situazione l’astrale è leggero e non percepisce direttamente la materia, ma solo il piano astrale, mutevolissimo secondo il simbolismo onirico: ripetiamolo, molti sogni, soprattutto quelli dove si vola, hanno questa origine. Quando invece per qualche ragione il fisico trattiene poca energia eterica, questa va in misura superiore al normale all’astrale che diviene così molto denso. In queste condizioni l’astrale è orientato a percepire più il piano fisico che il piano astrale, in altre parole il soggetto vede, per esempio, la sua stanza da letto e il suo corpo che dorme nel letto.
Durante l’OBE la mente funziona in modo normale?
Fondamentalmente sì, siamo sempre noi, anche se molto più emozionali. Però due cose potrebbero rivelarsi grossi ostacoli (e le stesse due difficoltà le abbiamo nell’impedire il risveglio nei sogni lucidi):
La prima difficoltà è dovuta al fatto che tutto è espresso per concetti, non per parole, pertanto lo potremmo definire modalità non-verbale; per inciso, questo è alla base della frequente difficoltà nel ricordare e nel tradurre poi l’esperienza appena fatta in parole. La seconda difficoltà è che la coercitività di ciò che si sperimenta è enorme, e difficilmente si mantiene a lungo il ruolo di osservatore; identificandosi troppo in quello che si vive si perde la consapevolezza della situazione, e l’esperienza scade in un sogno normale.
C’è un modo per non perdere la lucidità durante una OBE o un sogno lucido?
Innanzitutto c’è da dire che, rispetto ad un sogno lucido, l’OBE appare decisamente più stabile. Avendo però sostenuto che le due cose hanno lo stesso meccanismo psico-fisico, e che molto spesso l’OBE ha sostanziali deformazioni oniriche, diamo ugualmente una risposta che potrebbe risultare utile a qualcuno.
Dunque, sì, si possono adottare diverse strategie, ne citiamo solo due, probabilmente anche le più efficaci: la diversione e lo spinning;, con rispettivi pregi e difetti.
La diversione consiste nel non guardare a lungo la scena del sogno, ma gettare solo brevi sguardi, cercando di ricordare sempre “io sono qui”, “questo è un sogno”, o qualcosa di simile; in una variante (suggerita dal famoso stregone yaquee Don Juan, maestro di Carlos Castaneda) si debbono avere come riferimento nel sogno le proprie mani; dopo ogni breve occhiata si deve tornare con lo sguardo sulle proprie mani: questo consente di sostenere la forza coercitiva del sogno. Funziona, ma ha un difetto: semplicemente è difficile ricordarsi di “trovare le mani”. In un’altra variante, secondo me più semplice, si deve fissare lo sguardo per terra, esaminando i dettagli del suolo e ripetendosi “questo è un sogno”.
Lo spinning consiste nell’accorgersi per tempo che l’ambiente sta mutando, o che l’attenzione decresce, o che ci si sta “svegliando” alla coscienza normale, quindi subito si ruota rapidamente più volte su se stessi, ripetendosi che non ci si sveglierà ma si proseguirà l’esperienza (questa tecnica è stata scoperta in occidente dal Dr. Stephen La Berge). Funziona, ma ha il difetto di far cambiare lo scenario dell’esperienza: se questo non è grave nel sogno lucido, può esserlo invece nell’OBE, poichè qui si è interessati alla maggiore realtà possibile.
Poi a qualcuno le tecniche riescono meglio, ad altri meno, altri ancora sembrano …non avere bisogno di alcuna tecnica!
In fondo l’unica vera facilitazione nelle OBE sta nelle capacità naturalmente derivanti dalla personale evoluzione, e… nell’abitudine!
 

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