Non è vero, ma…

di Enza Massa
La superstizione è certamente nata con l’uomo; anzi sarebbe più esattamente, per quanto possa apparire un controsenso, dire che è una diretta conseguenza del più gran dono che Dio ci ha fatto: il ben dell’intelletto.
Infatti, quando l’uomo non più animale (se pure mai lo fu) cominciò a discernere sensazioni non soltanto legate ai suoi bisogni materiali, ma frutto delle sue osservazioni e analisi del mondo esterno, allora nacque la superstizione, figlia della paura, ancestrale e connaturata paura del male, dell’ignoto e della morte, che l’uomo si porta dentro con la sua origine.
Gli animali, infatti, che agiscono per istinto, hanno solo paure concrete e contingenti, non ci ragionano sopra e quindi non hanno bisogno di costruirsi i più astrusi antidoti per difendersi, non tanto dai pericoli, quanto dalla “paura” di essi.
Nei più qualificati vocabolari della lingua italiana il concetto di “superstizione” è quasi sempre associato a quello di “ignoranza” nel senso di “non conoscenza”.
Tuttavia ciò non sempre si rivela esatto, poiché spesso è proprio la conoscenza, specie se errata, che genera la paura e quindi la superstizione.
In epoche primordiali quando l’uomo, ad esempio, temeva i fulmini e, razionalmente, cercava ogni sistema per esorcizzarli, era il fenomeno in se stesso che lo terrorizzava, più che la sua origine sconosciuta, tant’è vero che adesso che si sa di cosa di tratta, non per questo tale comunismo fenomeno meteorologico spaventa di meno e non sono pochi colori che, specie nelle campagne, usano gli amuleti più strani per evitarli.
La superstizione quindi, come lo è stata nei molti millenni trascorsi divenendo ai primordi una vera e propria forma di religione, sembra proprio destinata ad esserci compagna per molto tempo ancora, almeno sino a quando l’umana specie non avrà cambiato … natura!
Poiché l’uomo non si è mai rassegnato a subire le calamità, avversità e disgrazie di ogni genere che da sempre lo hanno colpito e che forse fanno parte integrante di questa nostra dimensione, ha sempre cercato di reagire a quest’ultime nei modi più diversi, nel tentativo di proteggere se stesso e il suo mondo da tutto ciò che poteva arrecargli un danno o il male peggiore: la morte.
Per tale motivo, sin dai tempi più antichi ha cercato di difendersi non solo dai nemici convenzionali con armi sempre più micidiali e sofisticate, ma anche con mezzi più “sottili” e complicati dalle occulte, multiformi e ben più temibili forze del Male, sempre in agguato.
Il problema fu risolto (o si ritenne di risolverlo) con amuleti e talismani, sorta di oggetti dalla funzione magicopropiziatoria atti a scongiurare le forze avverse, causa di epidemie, carestie, guerre, malattie individuali, catastrofi naturali e di tutte le altre “delizie” cui è sempre andato incontro il genere umano in questo suo viaggio terreno. Figli della superstizione, quegli oggetti che avrebbero dovuto aiutare l’uomo a vincere le sue paure, in realtà non fecero che aumentarle, rendendolo schiavo di esse.
E poiché si riteneva che le forze del Male potessero nascondersi ovunque e le insidie provenire dal regno animale, vegetale, minerale o … umano, anche i “rimedi” non potevano che avere la stessa origine.
Queste credenze, del resto, si svilupparono parallelamente alla convinzione, altrettanto saldamente radicata sin dai primordi, della sopravvivenza dello spirito alla morte corporea, per cui si ritenne di dover proteggere da entità malvagie anche i defunti, che a tal uopo fruivano di appositi amuleti ritrovati nelle sepolture più antiche praticamente in ogni parte del globo.
Preposti alla preparazione ed esecuzione di tali oggetti che molto spesso avevano notevolissimo valore intrinseco e pregevole esecuzione artistica, erano sacerdoti “iniziali”, maghi, stregoni ecc., che avevano competenza specifica nella scelta del materiale da usare e dei complessi riti da compiere per rendere “attivo” l’oggetto destinato ad una ben precisa funzione.
L’oggettistica e l’oreficeria delle più grandi civiltà del passato ci hanno lasciato innumerevoli e stupendi esempi di questi amuleti e talismani, il cui scopo era solo secondariamente ornamentale, ma innanzitutto apotropaico e magico-propiziatorio.
C’era poi e ci sono tuttora, anzi sono stati riscoperti “scientificamente” perfezionati, come vedremo più avanti, effigie e gioielli di carattere specificatamente “scaramantico” contro la malasorte in genere o contro gli spiriti maligni che potevano agire sotto mentite spoglie, prendendo sembianze d’innocui animali, come i poveri gatti (che – specie se neri – furono considerati per lunghissimo tempo creature demoniache), caproni, corvi, civette, ecc.
Anche il regno minerale non faceva eccezioni e se quest’ultimo era la fonte pressoché primaria (ma non esclusiva) le molteplici specie di talismani, molte bellissime pietre anche preziose per lungo tempo furono ritenute, e lo sono ancor oggi, funeste e apportatrici di sventure, come le perle che non si dovrebbero donare alla donna amata perché significano “lacrime”, (ma chissà quante spose preferirebbero rischiare di piangere con una bella collana al collo piuttosto che senza!).
Anche l’ametista porterebbe sfortuna, non meno dell’onice e del magnifico opale, dagli stupendi iridati colori; e l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
A noi sembra che una siffatta lista l’abbia compilata certamente un uomo, magari per scoraggiare la donna amata dal chiedere gioielli!
Scherzi a parte, però, anche i colori, gli smaglianti colori senza i quali il nostro mondo non esisterebbe, sembra che portino male per i fanatici della superstizione, come il viola, simbolo quaresimale e penitenziale, il giallo (ma solo per gli Egiziani), il nero e, per gl’Indù, il bianco, colore del lutto.
Chi pensasse che la jettatura sia dovuta solo a questi pochi elementi sarebbe proprio lontano dalla realtà, poiché la jella è ovunque in agguato, per il superstizioso.
Si cela fra le piante: il bellissimo crisantemo, ad esempio, sarebbe un fiore “menagramo” perché usato per ornare le tombe a Novembre (e pensare che in Estremo Oriente è il fiore della consolazione!), si acquatta insidiosa fra i giorni della settimana (sfortunatissimi sarebbero il martedì e il venerdì) e fra i numeri, basti ricordare il 13 (mai essere in tal numero a tavola, meglio cacciar via un commensale!) e lo sventuratissimo 17.
Quest’ultima credenza è tanto diffusa anche a livello internazionale che molte camere d’albergo non hanno la n. 17!
Vere tragedie poi potrebbero accadere, manco a dirlo, di venerdì 17, giorno in cui anticamente le donne neppure si pettinavano in attesa di chissà quali catastrofi; non diversamente da quanto avveniva negli ultimi cinque giorni del mese del calendario Maya, considerati “nemontemi”, cioè infausti, durante i quali il popolo si lasciava andare alla più assoluta inerzia, senza neppure mangiare, per evitare “disgrazie”.
Questi eccessi avvenivano solo tanti secoli fa, ma ormai nell’era spaziale sono solo ricordi ridicoli o retaggio di pochi sprovveduti campagnoli, dirà a questo punto qualche “benpensante”. Neppure per sogno!
La superstizione è dura a morire, anzi è ben vegeta ed alligna vigorosa anche nel tessuto connettivo della nostra società supertecnologica e ultrasmaliziata. Tutti ne sono vittime più o meno confesse: grossi industriali, serissimi professionisti, divi del momento, illustri uomini politici e non fanno eccezione neppure gli scienziati, che uomini sono anch’essi!
Magari non credono che il 17 porti male ma se a tavola casca il sale, con gesto fra furtivo e incurante, se ne buttano per scaramanzia un pizzico dietro le spalle! Magari ridono delle jettatura, ma allisciano un magico cornetto rosso nascosto in una tasca quando passa un collega notoriamente jettatore!
Nulla è cambiato, dunque, da quando i nostri antenati nelle buie e fredde caverne accarezzavano supplici la “pietra del fulmine” per proteggersi dalle folgori?
Non esageriamo! Moltissime cose sono cambiate: adesso, per esempio, gli amuleti si fanno con l’aiuto del computer e si basano su acquisizioni “scientifiche” che li rendono di più sicura efficacia.
Anche i prezzi sono di molto cambiati. Nella preistoria ed oltre, “l’esperto” – mago o stregone che fosse – scambiava molto volentieri un dente di lupo, prezioso amuleto che dava forza e vigore, con un paio di gustosi conigli, ; oggi, invece si calcola, indagini statistiche alla mano, che il fatturato di questo tipo di “oggettistica”, di là dal valore intrinseco quasi sempre modestissimo, sia di parecchi miliardi!

I talismani bioenergetici
A questo punto, comunque, è doveroso dire, precisando ovviamente da sempre deplorevoli speculazioni, che vi sono seri studiosi di bioenergia i quali, non accontentandosi di quanto riferiscono le tradizioni, cercano di stabilire la realtà di un rapporto, che sicuramente esiste al di là di ogni scetticismo, fra uomo e natura.
Non è escluso, infatti, che pietre preziose, minerali vari, fiori, profumi e colori possano effettivamente influenzarci in modo e in misura diversa e in particolari circostanze, per cui non è sempre vero che vecchie dicerie e tradizioni siano soltanto tali d dovute a fortuite coincidenze.
Senza voler “andare fuori dal seminato”, l’oreficeria moderna ha fatto all’uopo passo da gigante nel creare oggetti di bellissima fattura anche per il “sesso forte”.
Non sarebbe errato, quindi, tener presente fortunati accostamenti fra pietre e metalli anche non necessariamente preziosi, che potrebbero essere, chissà, effettivamente benefici per chi li porta. Gli antichi erano convinti che pietre e metalli erano un toccasana per la salute, tanto che quelli che se lo potevano permettere non solo ne portavano abbondantemente a contatto con la pelle, ma usavano assumere oro e gemme finemente pestate o triturate come vera e propria medicina.
Del resto l’usanza di somministrare a certi malati polvere d’oro si è rilevata fondata, poiché si è scoperto in tempi recenti che i sali d’oro, per quanto tossici in dosi elevate, possono efficacemente curare alcuni tipi di reumatismi. Tutto sommato, comunque, il miglior uso degli splendidi doni del mondo minerale, rimane pur sempre quello – sia a fini scaramantici che “terapeutici”, nonché ovviamente ornamentali – di indossarli.
Attualmente gli artisti e i seguaci della “New Age”, che credono fermamente nella magia dei cristalli, hanno creato ciondoli, spille, braccialetti unisex, incastonando geodi di quarzo – di cui sono note di “magiche” proprietà – con pietre dure di svariato colore e metalli (per lo più rame, stagno, argento, ecc.) per realizzare singolari “talismani energetici”, anche di bell’effetto.
Come funzionano questi amuleti del 2000?
Neutralizzano le energie negative, grazia alla personalizzata combinazione dei vari elementi, e attirano quelle positive. Naturalmente bisognerebbe farseli “caricare” con l’energia di qualche dotatissimo (e spesso salatissimo) pranoterapeuta o con appositi riti magici, ma i più onesti sostengono che ognuno di noi è in grado di caricare positivamente il suo talismano.
Basta lavarlo periodicamente sotto il getto dell’acqua corrente per liberarlo dalle scorie energetiche e poi tenerlo stretto alcuni minuti fra le mani, concentrandosi sul pensiero positivo che quell’oggetto terrà davvero lontano da noi tutte le forze negative.
Fu un’artista francese che gentilmente ci spiegò questi “segreti” nel corso di un grosso convegno sulla Medicina Alternativa, al quale fummo inviati lo scorso anno a Roma.

Concludendo …
Stando alle parole di quel francese, che univa alle sue conoscenze occulte e di cristallomanzia astrologica una notevole capacità artistica nel creare piccoli soprammobili e graziosi monili, fa forza di amuleti e talismani belli e brutti, antichi e moderni, sarebbe essenzialmente soggettiva e legata, nella maggior parte dei casi, ad un effetto di suggestione che lo renderebbe un portafortuna o, con un procedimento psicologico inverso, un “portadisgrazie”.
Personalmente, possibilisti come siamo sui misteri e le stranezze di questo mondo (e di eventuali altri), non ci sentiamo di escludere categoricamente una certa influenza a livello bioenergetico – sia positivo che negativo – di tutto ciò che ci circonda.
Riteniamo, comunque, che l’origine della superstizione e di conseguenza del credere che un determinato oggetto, animale, persona o altro, “porti bene”o “porti male”, sia da ricercare principalmente nella nostra psiche e nella nostra positiva o negativa predisposizione circa oggetti, fatti e situazioni contingenti.
Tornando ai moderni talismani e solo per citare qualche esempio, la notissima attrice e ballerina Shirley Mac Laine, convinta sostenitrice della magia dei cristalli, prima e dopo le sue esibizioni artistiche, usa fare sistematicamente una doccia – come rito propiziatorio – orientando adeguatamente sotto il getto d’acqua quattro grossi geodi di quarzo, sistema che, a suo dire, le toglierebbe lo stress e i mille piccoli acciacchi della professione, nonché… dell’età che avanza!
Vero o falso che sia, a 57 anni balla, canta e recita come se ne avesse venti. Prodigi quel quarzo o… superstiziosa suggestione?  

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