Il maleficio del serpente

Tempo fa dovetti risolvere un caso di una fattura effettuata ai danni di un bambino, figlio unico di una famiglia benestante proprietaria di un’azienda. Nell’azienda lavoravano alcuni operai non ligi al loro dovere. Di conseguenza un giorno il proprietario decise di sostituirli con altri più idonei, cercando di trovare una via di uscita bonaria. Ma da parte degli operai licenziati vi fu un netto rifiuto: ora per un motivo ora per un altro la cosa andava per le lunghe.
Alla fine il proprietario, esasperato, affidò il caso ad un avvocato, il quale alla fine riuscì a trovare la via legale per definire la questione.
La palla stregata
Trascorso qualche tempo, in casa del proprietario iniziarono a manifestarsi strani fenomeni. Tutto iniziò un pomeriggio: il loro unico figliolo di 5 anni stava giocando felice nella sua stanzetta rincorrendo la grossa palla che la mamma gli aveva lanciato con le mani; una volta giunta vicino al piccolo si fermò, e lui pronto stava per rilanciarla con il suo piedino, quando all’improvviso cominciò a girare vorticosamente su se stessa, mentre rimbalzava da terra freneticamente. La donna rimase inebetita, non sapeva cosa fare; poi vide la palla sbattere sul viso del piccolo e, solo dopo averlo colpito, fermarsi rotolando lentamente a terra.
La scosse il forte singhiozzare del figlio, e ancora turbata per ciò che aveva visto, gli corse incontro perché il suo nasino sanguinava. Pensò che forse si era trattato di uno strano rimbalzo della palla.
Da quell’episodio passarono alcuni giorni. Ma un nuovo fatto giunse a sconvolgere la famiglia.
Una sera, il bambino dopo aver cenato fu messo nel suo letto come di consueto, ma passati pochi minuti cominciò a piangere ed a gridare forte. Subito accorsi, i genitori cercarono di calmarlo, ma non vi fu verso. Alla fine fu sollevato in braccio e solo così si acquietò.
Pensarono che stesse male, ma poi vedendo che si era di nuovo addormentato lo rimisero nel suo lettino attenti a non svegliarlo. Non ebbero il tempo di uscire dalla stanza che il piccolo ricominciò a piangere e furono costretti a riprenderlo in braccio.
La cosa ai genitori parve molto strana in quanto il bimbo era stato sempre tranquillo e sereno, quindi l’unica spiegazione era che si sentisse male.
Chiamarono subito il medico il quale, dopo averlo visitato riscontrò che tutto era a posto.
Nonostante la diagnosi del medico, il bambino seguitava ad avere le strane crisi ogni volta che veniva adagiato sul suo lettino. I genitori non sapevano come comportarsi e spinti dalla situazione che si era venuta a creare pensarono di fare la cosa migliore acquistando un nuovo lettino con la speranza che ciò risolvesse il problema, e lo installarono nella loro camera.
Per un po’ di giorni il piccolo non ebbe più le sue crisi e dormì sereno e tranquillo: rassicurati, i genitori tirarono un sospiro di sollievo.
Purtroppo però la tregua durò poco.

Un’ombra sul lettino
Una notte la donna si svegliò improvvisamente con una sensazione di angoscia: la camera era ancora appena illuminata da una debole luce che restava accesa tutta la notte per controllare il piccolo. Istintivamente si alzò seduta sul letto e guardò dalla parte dove si trovava il figlio; i suoi occhi si erano ormai abituati alla penombra quando le parve di scorgere qualcosa di scuro che si muoveva sul lettino. Aguzzò meglio la vista e notò con ribrezzo che non si era sbagliata: quella cosa serpeggiava sulle candide lenzuola fino a sparire sotto di esse.
Con un balzo la donna scese dal letto e accesa la luce, si avvicinò e cercò fra le coltri, ma non trovò nulla. Poi, assicurandosi che il piccolo dormisse, ritornò a letto sollevata, pensando di avere avuto un incubo e confortata dalla presenza del marito che, ignaro, seguitava a dormire.
Purtroppo, però, dopo quella notte le crisi del piccolo ricominciarono. Disperati, i due genitori non sapevano a che santo rivolgersi perché il bambino era tranquillo solo durante il giorno e quando non era nel suo letto.
Furono di nuovo fatti tutti gli accertamenti clinici, ma il bambino risultava sano.
La situazione era diventata abbastanza pesante perché i due poveretti la notte facevano a turno per tenere il bambino e naturalmente tutto ciò si ripercuoteva sul loro sistema nervoso.
Fu persino chiamato il parroco per far benedire la casa e il bambino, ma dopo alcuni giorni di tranquillità tutto ricominciò di nuovo.
Non rimase per loro che fare un’altra prova: il piccolo iniziò a dormire nel letto insieme alla madre mentre il padre si trasferì in un’altra stanza. La cosa parve funzionare e procedere per il meglio.

Un corpo freddo
Una notte la donna si svegliò con un forte fastidio alla testa, come se una morsa la stringesse fortemente, ed istintivamente vi portò le mani: al tatto della sue dita ebbe l’impressione di toccare un corpo freddo e rugoso che le ricordava tanto quello di un serpente.
Con un grido soffocato ritirò la mano ed accese la luce, e subito senti la testa liberarsi dalla spira dolorosa.
Rimase per alcuni attimi incapace di pensare mentre il pianto del figlio la scosse e prendendolo in braccio cercò di calmarlo. Una volta riaddormentato trascorse il resto della notte abbracciata a lui. L’indomani la poveretta si sentiva molto depressa e una grande stanchezza le impediva i movimenti.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno perché gli eventi vissuti in quegli ultimi periodi l’avevano tenuta lontano da parenti e amici.
Spinta da un forte desiderio, chiamò una sua vecchia amica che da tempo non sentiva, essendo costei una vedova ricca e stravagante che era sempre in giro per il mondo.
La fortuna volle che a rispondere fosse proprio lei, dopo i primi convenevoli, la donna si aprì raccontando tutti gli avvenimenti accaduti. L’altra, essendo molto scaltra, capì che qualcosa di anormale era successo e volle assolutamente portarla da una brava cartomante di sua conoscenza.
Infatti la sua amica non aveva tutti i torti perché la cartomante, nel consultare le carte, scoprì che forze malvagie, scaturite da una fattura fatta per vendetta, stavano abbattendosi sul bambino e anche la madre stava per esserne coinvolta completamente in quanto l’azione malefica li univa nello stesso cerchio.
Bisognava agire il più presto possibile prima che la fattura scavasse profonde radici e divenisse, così, irreversibile. La cartomante, poi, pregò la donna di ispezionare i cuscini e i mobili della casa ma soprattutto il materasso del piccolo e quello dove dormiva con il figlio raccomandando che qualsiasi cosa fosse stata trovata non doveva essere gettata via perché quella poteva essere la chiave per intervenire sulla fattura che doveva essere portata ad una persona molto competente e valida perché potesse neutralizzarla e risolvere il caso.
Tornata a casa, la povera donna ripensò alle parole della cartomante stentando a credere che potessero esistere persone così cattive da prestarsi per creare danno ad altre: un’esplosione di rabbia la fece piangere accoratamente.
Appena vide il marito gli raccontò tutto. L’uomo la guardava stupito non credendo a ciò che udiva ma poi dovette arrendersi. Iniziarono a rovistare nel materasso del piccolo con molta circospezione. Lo sguardo attento della donna era carico di tensione mentre da uno squarcio nella fodera cercava con le mani tra la lana.
Ad un tratto, in un estremo angolo, qualcosa la punse. Aperta del tutto la fodera potè vedere ciò che le aveva provocato della puntura.

Un serpente e un teschio
Tra i mucchietti di lana più compatta ne apparve uno avvolto a spirale sì da formare una coda di serpentello da cui spuntavano alcuni aculei formati da spini di rovo.
I due coniugi non credevano ai propri occhi ma purtroppo la realtà era quella che avevano davanti: la donna, facendosi coraggio, con la punta delle forbici tirò fuori quello strano mucchietto di lana e rimasero impressionati nel vedere il resto che componeva il serpentello. Era avvolto su se stesso nella tipica posizione dei serpenti quando cadono in letargo, ma la cosa più nauseante era che al posto della testa esso aveva un piccolo teschio, probabilmente ti topo avvolto da filamenti neri.
Poi, come aveva detto la cartomante chiusero l’oggetto fatturato in una busta di plastica ben sigillata e lo portarono in cantina.
Era notte alta quando quel che rimaneva del materasso e del lettino fu bruciato.
Dopo alcuni giorni ricevetti la loro affannosa telefonata e fissai per l’indomani un appuntamento.
Feci alcuni controlli sull’uomo per constatare se avesse delle negatività occulte, ma fortunatamente non ne aveva. Trovai invece nella donna una fortissima negatività che ormai aveva ramificato profondamente e ben presto l’avrebbe condotta ad una serie di spiacevoli irreparabili conseguenze. La fattura si era estesa al figlio, come di solito accade per il profondo collegamento che esiste tra una madre e il proprio bambino. Questo collegamento, in magia, viene denominato “cordone omebelicale fluidico”.
Ora che possedevo l’oggetto ritrovato, avevo un’arma che mi dava la possibilità di sconfiggere la fattura ma purtroppo le forze in cui dovevo imbattermi erano le più basse e le più temibili, perché erano state sprigionate da una magia stregonesca.
Dovetti operare sulla donna per un periodo di tempo con un’altalena di alti e bassi: poi pian piano le cose migliorarono, però sentivo che qualcosa ancora non andava e che la fattura non era perfettamente neutralizzata; dovevo assolutamente trovare la chiave che poteva aprirmi totalmente le porte per penetrare nel punto focale della fattura per estirparla completamente.
Cercai ogni mezzo magico di risolvere la situazione e ciò avvenne.

La chiave risolutrice
Una notte, dopo essermi appellato alle forze magiche, ero nel pieno dell’operazione per l’ultima fase che portava alla chiusura, quando all’improvviso dal crogiuolo che ardeva a poca distanza da me scaturì una nuvola di fumo che spandendosi nell’aria prese una forma che somigliava a un grosso serpente: era il male che stava coagulando.
Ero pronto a colpire la “bestia” che si spandeva nell’aria.
Forse voleva che abbandonassi il campo operativo ma non ci riuscì perché le mie invocazioni la dissolsero completamente. Chiusi gli occhi e vidi una sfera luminosa che conteneva un corpo di serpente.
Terminata l’operazione, passai in rassegna accuratamente ogni dettaglio della vicenda e ricordai la storia della palla: forse lì poteva nascondersi la chiave risolutrice, e non c’era tempo da perdere. Mi misi in contatto con i due coniugi i quali erano preoccupati perché la donna aveva avuto nel corso della notte un incubo spaventoso.
Li tranquillizzai dicendo loro ciò che era accaduto durante l’operazione e che forse avevo trovato la soluzione adatta a debellare il male. Li pregai di guardare nella palla con la quale giocava il piccolo e di farmi sapere al più presto qualsiasi cosa in essa avessero trovato.
Una volta squarciata, all’interno scoprirono una pelle di serpente avvolta da un nido di capelli.
Certamente chi aveva manipolato quella fattura era ben consapevole del male che voleva procurare ed era stata fatta in maniera così complessa che soltanto una persona molto esperta avrebbe potuto dipanare quel groviglio maleficio.
Ricordo che gli elementi di una fattura, come quelli ritrovati dalla signora, spesse volte si formano spontaneamente all’interno dei materassi o dei cuscini nel corso delle operazioni magiche, senza che nessun ve li ponga.
A volte, invece, possono essere fabbricati e posti nel luogo voluto dalle stesse persone interessante a far del male.
Nel primo caso gli elementi vengono denominati “coaguli o frutti” di una fattura, nel secondo invece “strumenti” di una fattura.
Ma ogni opera malvagia si può affrontare con esito positivo con l’aiuto delle forze superiori;
l’importante è intervenire in tempo prima che il male abbia compiuto tutta la sua opera distruttrice.

F.R.

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