Glossario Teosofico: O

O – La quindicesima lettera, e quarta vocale, dell’alfabeto Inglese. Non ha equivalente in Ebraico il cui alfabeto, tranne una eccezione, non ha vocali. Il valore numerico di questa lettera presso gli antichi era 11, con un trattino sopra, 11.000. Parecchi popoli dell’antichità la ritenevano molto sacra. Nel Devanagari, la lingua degli Dei, il suo significato varia, ma non possiamo fare qui degli esempi.
OANNES (Gr.) – Musarus Oannes, l’Annedotus, noto attraverso le “leggende” Caldee trasmesse da Beroso e da altri scrittori antichi, come Dag o Dagon, “l’uomo pesce”. Oannes visitò i primi Babilonesi quale istruttore e riformatore. Arrivando dal mare di Eritrea portò loro la civiltà, le lettere e le scienze, il diritto, l’astronomia e la religione, insegnò loro l’agricoltura, la geometria e le arti. Dopo di lui vi furono altri cinque Annedoti (poiché la nostra razza è la quinta) – “tutti simili ad Oannes nella forma esteriore, tutti insegnando la stessa cosa”. Ma Musarus Oannes fu il primo ad apparire e lo fece durante il regno di Ammenon, il terzo dei dieci Re antidiluviani la cui dinastia terminò con Xisuthrus, il Noè Caldeo. (Vedi “Xisuthrus”). Oannes era “un animale dotato di ragione… il cui corpo era quello di un pesce, ma che aveva una testa umana sotto quella di pesce, ed anche dei piedi simili a quelli di un uomo, congiunti alla coda del pesce, e la cui voce ed anche il linguaggio erano articolati ed umani. (Polistore e Apollodoro). Questo dà la chiave dell’allegoria. Ci mostra Oannes come uomo e “sacerdote”, vale a dire un Iniziato. Layard dimostrò molto tempo fa (Vedi Niniveh) che la testa di pesce era semplicemente un copricapo, la mitra portata dai sacerdoti e dagli dei, tagliato con la forma di una testa di pesce, così come, senza molte modifiche, la vediamo ancor oggi sulla testa dei grandi Lama e dei Vescovi di Roma. Osiride portava una mitra identica. La coda di pesce è semplicemente lo strascico di un lungo rigido mantello, come viene rappresentato in alcune statuette Assire, la cui forma si può vedere riprodotta nell’ornamento di stoffa dorata portata durante la messa dai sacerdoti Greco-Ortodossi. Quest’allegoria di Oannes, l’Annedotus, ci fa pensare al “Drago” ed ai “Re serpenti”; i Naga che nelle leggende Buddiste istruiscono la gente nella saggezza, sui laghi e sui fiumi, e che finiscono per convertirla alla Buona Legge e a farla diventare degli Arhat. Il significato è evidente. Il “pesce” è un simbolo antico e molto suggestivo nel linguaggio dei Misteri, come d’altronde lo è l’ “acqua”. Ea o Hea era il dio del mare e della Saggezza ed il serpente di mare è uno dei suoi emblemi, essendo i suoi sacerdoti “serpenti”, ossia Iniziati. Si può così comprendere perché l’Occultismo ponga Oannes e gli altri Annedoti nel gruppo di quegli antichi “adepti” che furono chiamati “draghi marini” o “draghi d’acqua” – Naga. L’acqua mostra la loro origine umana (e come tale è un simbolo della terra e della materia, ed anche di purificazione), a differenza dei “Naga del Fuoco” o immateriali, Esseri Spirituali, Bodhisattva o Dhyani Planetari, considerati anche loro quali istruttori dell’umanità. Il significato nascosto diventa chiaro all’Occultista una volta che gli vien detto che “quest’essere (Oannes) era solito passare il giorno fra gli uomini, istruendoli, e che quando il Sole era tramontato, si ritirava di nuovo nel mare, trascorrendo la notte negli abissi”, perché egli “era anfibio”, cioè apparteneva a due piani: quello spirituale e quello fisico. Difatti la parola Greca amphibios significa semplicemente “vita su due piani”, da amphi “su due lati” e bios “vita”. La parola era spesso applicata nell’antichità a quegli uomini che, sebbene conservassero ancora una forma umana, si erano resi quasi divini tramite la conoscenza che possedevano, e che vivevano sia nelle regioni spirituali supersensorie, che sulla terra. Oannes si rispecchia debolmente in Giona ed anche in Giovanni, il Precursore, entrambi collegati al Pesce ed all’Acqua.
OB (Ebr.) – La luce astrale – o, piuttosto, le sue correnti perniciose e cattive – personificata dagli Ebrei come uno Spirito – lo Spirito di Ob. Per essi, chiunque aveva a che fare con gli Spiriti o con la necromanzia, era da considerarsi come posseduto dallo Spirito di Ob.
OBEAH – Stregoni e streghe dell’Africa e delle Indie Occidentali. Una setta di maghi neri, incantatori di serpenti, operatori di incantesimi, ecc.
OCCHI divini – Gli “occhi” che il Signore Buddha sviluppò in sè stesso alla ventesima ora della sua veglia sotto l’albero Bô, mentre stava per raggiungere lo stato di Buddha. Sono gli Occhi dello Spirito glorificato, ai quali la materia non è più un ostacolo fisico, e che hanno il potere di vedere ogni cosa entro lo spazio dell’Universo illimitato. Il mattino che seguì quella notte, alla fine della terza ora di veglia, il “Compassionevole” realizzò la Conoscenza Suprema.
OCCHIO di Horus – Un simbolo molto sacro dell’antico Egitto. Era chiamato outa: l’occhio destro rappresentava il sole, il sinistro la luna. Macrobio dice: “L’outa (o uta) non è forse l’emblema del sole, il re del mondo, che dal suo alto trono vede sotto di lui l’Universo intero ?”.
OCCULTISTA – Chi studia i diversi rami della scienza occulta. Il termine è usato dai Cabalisti Francesi (Vedi le opere di Eliphas Levi). L’occultismo abbraccia l’intero campo dei fenomeni psicologici, fisiologici, cosmici, fisici e spirituali. Deriva dalla parola occultus che significa nascosto o segreto. È per questo che si applica a coloro che studiano la Cabala, l’astrologia, l’alchimia e tutte le scienze arcane.
OD (Gr.) – Da odos, “passaggio”; il passare di quella forza che si è sviluppata tramite varie forze o agenti minori quali le magnetiche, l’azione chimica o vitale, il calore, la luce, ecc. Questa forza è anche chiamata “odica” o “odilica” e da Reichenbach e dai suoi seguaci era considerata una forza indipendente – come certamente è – accumulata nell’uomo come lo è nella Natura.
ODACON – Il quinto Annedotus o Dagon (Vedi “Oannes”) che comparve durante il regno di Euedoreschus di Pentebiblon, “proveniente dal mare di Eritrea come il primo, e che aveva la stessa forma complessa di pesce e uomo. (Apollodoro, Cory, pag. 30).
ODEM (Ebr.) – O Adm. Una pietra (la corniola) sul pettorale del Grande Sacerdote degli Ebrei. È di colore rosso e possiede un grande potere medicamentoso.
ODINO (Scand.) – Il dio delle battaglie, il Sabbaoth degli antichi Germani, identico al Wodan Scandinavo. Nell’Edda è il grande eroe ed uno dei creatori dell’uomo. Gli antichi Romani lo consideravano identico ad Hermes o Mercurio (Budha), e di conseguenza l’Orientalismo moderno (Sir W. Jones) lo ha confuso con il Buddha. Nel Pantheon dei Norvegesi egli è il “padre degli dei” e della divina saggezza e, come tale, è naturalmente Hermes o la saggezza creativa. Odino o Wodan nel creare il primo uomo da alcuni alberi – l’Ask (il frassino) e l’Embla (l’ontano) – lo dotò della vita e dell’anima, Honir gli diede l’intelletto e Lodur la forma ed il colore.
ODUR (Scand.) – Il marito umano della dea Freya; nella mitologia Nordica, un discendente di origina divina.
OEAIHU – O Oeaihwu. La pronuncia dipende dall’accento. Questo è un termine esoterico per i sei nell’uno, o il mistico sette. Il nome occulto per la “settuplicemente vocalizzata” manifestazione sempre presente del Principio Universale.
OFANIM (Ebr.) – Più correttamente si scrive “Aufanim”. Le “Ruote” viste da Ezechiele e da Giovanni nell’Apocalisse, le sfere del mondo (Dottrina Segreta, vol. I°, pag. 135). Il simbolo dei Cherubini o Karoubi (le Sfingi Assire). Poiché questi esseri sono rappresentati nello Zodiaco da Taurus, Leo, Scorpio ed Acquarius, ossia il Toro, il Leone, l’Aquila e l’Uomo, il significato occulto di queste creature che sono messe in compagnia dei Quattro Evangelisti, diventa evidente. Nella Cabala essi sono un gruppo di esseri assegnati alla Sephira Chokmah, la Saggezza.
OFIOMORFO (Gr.) – Lo stesso che Ofis-Christos, ma nel suo aspetto materiale. Per gli Gnostici, il Serpente rappresentava “la Saggezza nell’Eternità”.
OFIOZENI (Gr.) – Il nome Cipriota per gli incantatori di serpenti velenosi e di altri rettili O animali.
OFIS (Gr.) – L’equivalente di Chnuphis o Kneph, il Logos; il serpente buono o Agathodaemon.
OFIS-CHRISTOS (Gr.) – Il Christos serpente degli Gnostici.
OFITI (Gr.) – Una Fraternità Gnostica in Egitto ed una delle sette più antiche dello Gnosticismo O Gnosis (Saggezza, Conoscenza), conosciuta come la “Fraternità del Serpente”. Fiorì all’inizio del secondo secolo e, pur mantenendo alcuni dei principi di Valentino, ebbe i propri riti occulti e la propria simbologia. Un serpente vivo, che rappresentava il principio- Christos (cioè, la Monade divina che si reincarna, non l’uomo Gesù), veniva messo in mostra durante i loro Misteri e riverito come simbolo della saggezza, Sophia, il prototipo del bene e della saggezza assoluti. Gli Gnostici non erano, secondo l’accezione corrente di questo termine, una setta Cristiana, come pure il Christos del pensiero pre-Cristiano e quello della Gnosi non era l’ “uomo-dio” Cristo, bensì l’EGO divino congiunto a Buddhi. Il loro Christos era l’ “Eterno Iniziato”, il Pellegrino, tipicizzato da centinaia di simboli Ofiti per diverse migliaia di anni, prima dell’era detta “Cristiana”. Lo si può vedere sulla “tomba Belzoni” proveniente dall’Egitto, sotto forma di un serpente alato con tre teste (Atma-Buddhi-Manas) e con quattro gambe umane, che ne raffigurano il carattere androgino; sui muri della discesa che conduce alla camera sepolcrale di Ramsete V, lo si trova raffigurato come un serpente con ali di avvoltoio, poiché sia l’avvoltoio che il falco sono simboli solari. “Le volte celesti sono scarabocchiate con interminabili serpenti”, scrive Herschel parlando della mappa delle stelle. “Il Meissi (Messia?), che significa Parola Sacra, era un serpente buono”, scrive Bonwick nel suo libro Egyptian Belief. “Questo serpente di bontà, con la testa incoronata, era montato su una croce, ed in Egitto costituiva uno stendardo sacro”. Gli Ebrei lo presero in prestito e ne fecero il “serpente di bronzo di Mosè”. È a questo “Guaritore” e “Salvatore”, quindi, che gli Ofiti si riferivano quando spiegavano il significato del loro ophis, e non a Gesù o alle sue parole – “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così compete al figlio dell’Uomo di essere innalzato”. Tertulliano, consapevolmente o inconsapevolmente, confuse i due serpenti. Il serpente con quattro ali è il dio Chnuphis. Il serpente buono portava la croce della vita attorno al collo O appesa alla bocca. I serpenti alati divennero i Serafini (Seraphi, Saraph) degli Ebrei. Nel Capitolo 87 del Rituale (Il Libro dei Morti), l’anima umana trasformata in Bata, il serpente Onnisciente, dice: “Io sono il serpente Bata, dagli anni numerosi, Anima dell’Anima, distesa e nato periodicamente, sono l’Anima che discende sulla terra” – cioè l’Ego.
OGDOADE (Gr.) – La tetrade o “quaternario” che, rispecchiandosi, produce l’ogdoade, l’ “otto”, secondo gli Gnostici Marcosiani. Gli otto grandi dei erano chiamati “la sacra Ogdoade”.
OGHAM (Celt.) – Un linguaggio misterioso proprio delle prime razze Celtiche, ed usato dai Druidi. Una forma di tale linguaggio detta Beth-luis-nion Ogham, consisteva nell’associare le foglie di determinati alberi con le lettere dell’alfabeto; poi, si legavano le foglie su una corda, in corretta successione, in modo da formare parole e frasi. Godfrey Higgins pensa che per complicare l’inganno, fra le foglie valide venivano poste foglie che non avevano alcun significato. (w.w.w.).
OGIR (Scand.) – O Hler. Nell’Edda è uno dei capi dei giganti ed un alleato degli dei. Era il più elevato fra gli dei dell’Acqua ed equivaleva all’Oceano dei Greci.
OGMIUS – Fra i Druidi era il dio della saggezza e dell’eloquenza, in un certo senso uguale ad Hermes.
OGYGIA (Gr.) – Un’antica isola, ora sommersa, conosciuta come l’isola di Calipso, da alcuni identificata con Atlantide. Questo è in un certo senso esatto. Ma quale porzione di Atlantide, dal momento che questa era un continente e non un’ “enorme” isola!
OITZOE (Pers.) – L’invisibile dio la cui voce parla attraverso le rocce e che, secondo Plinio, i Magi dovevano consultare per eleggere i loro re.
OKHAL (Arab.) – L’ “Alto” sacerdote dei Drusi, un Iniziatore ai loro misteri.
OKHEMA (Gr.) – Termine Platonico che significa “veicolo” o corpo.
OKUTHOR (Scand.) – Lo stesso che Thor, il “dio del tuono”.
OLYMPUS (Gr.) – Una montagna della Grecia ove, secondo Omero ed Esiodo, risiedevano gli dei.
OM (Sans.) – O Aum. Sillaba mistica che in India è la più solenne di tutte le parole. Essa è “una invocazione, una benedizione, una affermazione ed una promessa” ed è così sacra da essere certamente la parola sussurrata a bassa voce dell’occulta massoneria primitiva. Quando la sillaba viene pronunciata per un certo scopo, nessuno deve trovarsi vicino. È la parola normalmente posta all’inizio delle sacre Scritture, e precede le preghiere. È composta di tre lettere : a, u, m che, nel credo popolare sono tipiche dei tre Veda ed anche dei tre dei – A (Agni), V (Varuna), M (Maruts), o Fuoco, Acqua ed Aria. Nella filosofia esoterica questi sono i tre fuochi sacri, o il “triplo fuoco” che è nell’Universo e nell’Uomo, in aggiunta a molte altre cose. Occultamente, questo “triplo fuoco” rappresenta anche la più alta Tetraktys, vista quale Agni, chiamato Abhimanim, e la sua trasformazione nei suoi tre figli, Pavana, Pavamana e Suchi, “che assorbono tutta l’acqua”, ovvero distruggono i desideri materiali. Questo monosillabo è chiamato Udgita, ed è sacro sia per i Brahmani che per i Buddisti.
OMITO-FO (Cin.) – Il nome di Amita-Buddha, in Cina.
OMKARA (Sans.) – Lo stesso che Aum o Om. È anche il nome di uno dei dodici lingam che era rappresentato in un santuario segreto e molto sacro a Ujjain, ma che non esiste più fin dal tempo del Buddismo.
OMOGENEITÀ – Dalla parola Greca homos, “lo stesso”, e genos “tipo”. Ciò che è della stessa natura dovunque, indifferenziato, non composto, come si suppone sia l’oro.
OMOROKA (Cald.) – Secondo Beroso, o piuttosto Apollodoro, è il “mare” e la donna che lo personifica. Come acqua divina, tuttavia, Omoroka è il riflesso della Saggezza che scende dall’alto.
ONECH (Ebr.) – La Fenice, chiamata così da Enoch o Fenoch. Enoch (anche Khenoch) significa letteralmente l’iniziatore e l’istruttore, e quindi lo Ierofante che rivela l’ultimo mistero. L’uccello Fenice è sempre associato con un albero, il mistico Ababel del Corano, l’Albero dell’Iniziazione o della conoscenza.
ONNOFRE (Egiz.) – O Oun-nofre. Il Re della terra dei Morti, il Mondo Sotterraneo, e come tale identico a Osiride, “che risiede in Amenti a Oun-nefer, re dell’eternità, grande dio manifestato nell’abisso celestiale”. (Da un inno della XIXa dinastia. Vedi anche “Osiride”).
ORAI (Gr.) – Secondo gli Gnostici Egizi è il nome dell’angelo-governatore di Venere.
ORCUS (Gr.) – Nel Codex dei Nazareni è l’abisso senza fondo.
ORFEO (Gr.) – Letteralmente, “L’abbronzato”. La mitologia fa di lui il figlio di Æager e della musa Calliope. La tradizione esoterica lo identifica con Arjuna, figlio di Indra e discepolo di Krishna. Se ne andò per il mondo insegnando alle nazioni la saggezza e le scienze ed istituendo i Misteri. La storia, del perdere la sua Euridice e di ritrovarla all’inferno o Hades, è un altro punto di somiglianza con la storia di Arjuna, che va a Patala (l’Hades o inferno, ma in realtà gli Antipodi o America), e vi trova e sposa Ulupi, la figlia del re Naga. Tutto ciò è significativo, come anche il fatto che era considerato di pelle scura perfino dai Greci, che non sono mai stati particolarmente chiari di pelle.
ORFICI Misteri (Gr.) – O Orphica. Nel tempo, sono venuti dopo i misteri di Bacco, dai quali differivano molto. Il sistema di Orfeo è basato sulla più pura moralità e sul più severo ascetismo. La teologia da esso insegnata è, ancora una volta, puramente Indiana. Per lui l’Essenza Divina è inseparabile da qualunque cosa, è nell’universo infinito, essendo tutte le forme nascoste in Esso fin dall’eternità. A periodi determinati, queste forme vengono in manifestazione dall’Essenza Divina, o manifestano se stesse. Così, a causa di questa legge di emanazione (o evoluzione) tutte le cose partecipano a questa Essenza e sono parti e membra pervase di Natura Divina, la quale è onnipresente. Ogni cosa che procede da essa vi deve necessariamente tornare; ed è per questo, quindi, che sono necessarie innumerevoli trasmigrazioni o reincarnazioni prima che tale conclusione finale possa aver luogo. Questa è pura filosofia Vedanta. Ed ancora, la Fratellanza Orfica non si cibava di carne, indossava solo indumenti di candido lino, ed aveva cerimonie simili a quelle dei Brahmani. ÖRGELMIR (Scand.) – Letteralmente, “argilla ribollente”. Uguale ad Ymir, il gigante, l’essere indisciplinato, turbolento, imprevedibile, prototipo della materia primordiale, con il cui corpo i figli di Bör, dopo averlo ucciso, crearono una nuova terra. Nei canti Scandinavi è anche la causa del Diluvio, poiché egli immerse il suo corpo in Ginnungagap, l’abisso spalancato; in tal modo l’abisso si colmò, ne straripò il sangue e produsse una grande inondazione nella quale annegarono tutti gli Hrimthursi, i giganti di ghiaccio; uno solo di essi, l’astuto Bergelmir, si salvò con sua moglie in una barca, e divenne il padre di una nuova razza di giganti. “E in quei tempi, sulla terra, vi furono dei giganti”.
ORIONE (Gr.) – Identico ad Atlante, colui che sorregge il mondo sulle sue spalle.
ORLOG (Scand.) – Il fato, il destino, i cui agenti erano le tre Norne, le Parche Norvegesi.
ORMADZ (Zend) – O Ahura Mazda. Il dio degli Zoroastriani e dei Parsi moderni. Essendo la Luce delle Luci, è simboleggiato dal sole. Esotericamente, è la sintesi dei sei Amshaspends O Elohim, ed il Logos creativo. Nel sistema exoterico Mazdeo, Ahura Mazda è il dio supremo, e, se leggiamo letteralmente i Veda, è uno anche con Varuna – il dio supremo dell’età Vedica.
OSHADI PRASTHA (Sans.) – Significa “il posto delle erbe medicinali”. Una misteriosa città nell’Himalaya, nominata persino nel periodo Vedico. La tradizione dice che una volta era abitata dai saggi, grandi adepti nell’arte di guarire, i quali usavano solo erbe e piante, come facevano gli antichi Caldei. Questa città è nominata nel Kumara Sambhava di Kalidasa.
OSIRIDE (Egiz.) – Il Dio più importante dell’Egitto, il Figlio di Seb (Saturno), il fuoco celeste, e di Neith, la materia primordiale e lo spazio infinito. Questo rivela che è il dio autoesistente ed autocreato, la prima divinità manifesta (il nostro terzo Logos), identico ad Ahura Mazda e ad altre “Cause Prime”. Come Ahura Mazda è tutt’uno con gli Amshaspend, essendone la sintesi, così Osiride, l’unità collettiva, quando è differenziata e personificata, diventa Tifone, suo fratello, Isis e Nephtis, sue sorelle, Horus suo figlio ed i suoi altri aspetti. Secondo l’allegoria egli nacque sul Monte Sinai, il Nyssa del Vecchio Testamento (Vedi Esodo, XVII, 15) e fu sepolto ad Abydo, dopo essere stato ucciso da Tifone, alla giovane età di ventotto anni. Secondo Euripide egli è simile a Giove e a Dionisio o Dio-Nysos “il dio di Nysa”, poiché egli dice che Osiride sarebbe stato allevato a Nysa, nell’Arabia “felice”. Domanda: In quale misura questa tradizione influenzò, o ebbe qualcosa in comune, con l’affermazione fatta nella Bibbia che “Mosè costruì un altare e chiamava il nome di Jehovah Nissi”, o Cabalisticamente, “Dio-Iao-Nyssi” ? (Vedi Iside Svelata, vol. II°, pag. 154). I Quattro aspetti principali di Osiride erano: Osiride-Phtah (Luce), l’aspetto spirituale; Osiride-Horus (Mente), l’aspetto intellettuale manasico; Osiride-Lunus, l’aspetto “Lunare” o psichico, astrale; Osiride-Tifone, l’aspetto Demoniaco o fisico, materiale e quindi passionale, turbolento. In questi quattro aspetti egli simboleggia l’EGO duale, il divino e l’umano, il cosmico-spirituale ed il terrestre. Dei molti dei supremi, questa concezione Egiziana è la più suggestiva e la più grandiosa, poiché abbraccia tutta la sfera del pensiero fisico e metafisico. Come divinità solare ha dodici dei minori sotto di lui – i dodici segni dello Zodiaco. Sebbene il suo nome sia “Ineffabile”, i suoi 42 attributi portano ognuno dei suoi nomi ed i suoi 7 aspetti duali li completano in 49, o il 7 x 7; questi sono simboleggiati dalle 14 membra del suo corpo, o due volte sette. Così il dio si trasfonde nell’uomo, e l’uomo è deificato in un dio. Ci si rivolgeva a lui come ad Osiride- Eloh. Dunbar T. Heath parla di una iscrizione fenicia che, una volta decifrata, proclama la seguente iscrizione tombale in onore della mummia: “Sia benedetta Ta-Bai, figlia di Ta-Hapi, sacerdote di Osiride-Eloh. Non fece niente contro qualcuno per ira. Non disse mai falsità contro qualcuno. Giustificata e benedetta sia tu davanti ad Osiride! La Pace sia con te”. E poi aggiunge la seguente osservazione: “L’autore di questa iscrizione dovrebbe essere chiamato, suppongo, un pagano, poiché essere giustificato davanti ad Osiride è l’oggetto delle sue aspirazioni religiose. Troviamo, inoltre, che dà ad Osiride l’appellativo di Eloh. Ed Eloh è il nome usato dalle Dieci Tribù di Israele per l’Elohim delle altre Due Tribù. Jehovah Eloh (Gen., III, 21) nella versione usata da Ephraim, in quella usata da Giuda e da noi stessi, corrisponde a Jehovah Elohim. Stando così le cose, è certo che sarà posta una domanda alla quale si dovrebbe rispondere con umiltà – Quali erano i significati che si volevano rispettivamente trasmettere con le due frasi Osiride-Eloh e Jehovah-Eloh ? Da parte mia non posso immaginare che una sola risposta cioè che Osiride era il Dio nazionale dell’Egitto, Jehovah era quello di Israele, ed Eloh equivaleva a Deus, Gott o Dieu”. Per quanto riguarda il suo sviluppo umano, egli è, come afferma l’autore di Fede Egiziana, “… Uno dei Salvatori o Liberatori dell’umanità… In quanto tale egli è nato nel mondo. Venne come un benefattore ad alleviare l’uomo dal dolore… Nei suoi sforzi per fare il bene ha incontrato il male… ed è stato temporaneamente vinto. Egli è ucciso… Osiride è sepolto. La sua tomba fu meta di pellegrinaggio per migliaia di anni. Ma egli non rimase nella sua tomba. Al termine di tre giorni o di quaranta, risorse e salì in Cielo. Questa è la storia della sua Umanità” (Fede Egiziana). E Mariette Bey ci dice parlando della Sesta Dinastia, che “il nome Osiride… comincia ora ad essere usato di più. Assieme a lui si incontra la formula Giustificato”; e aggiunge: “Ciò prova che questo nome (di Giustificato o Makheru) non era dato solo ai morti”. E ciò dimostra anche che la leggenda di Cristo era pronta in quasi tutti i suoi dettagli migliaia di anni prima dell’era Cristiana, e che i Padri della Chiesa non fecero altro che applicarla semplicemente, senza grandi difficoltà, ad un nuovo personaggio.
OSSA (Gr.) – Una montagna. La tomba allegorica dei Giganti.
OTZ-CHIIM (Ebr.) – L’Albero della Vita o, piuttosto, delle Vite, nome dato ai Dieci Sephiroti quando sono disposti in un diagramma a tre colonne. (w.w.w.).
OULAM (Ebr.) – O Oulom. Questa parola non significa, come tradotto nei testi, “eternità” O durata infinita, ma semplicemente un periodo prolungato, del quale non si possono conoscere né l’inizio né fine.
OURANOS (Gr.) – L’intera distesa del Cielo chiamata le “Acque dello Spazio”, Oceano Celestiale, ecc. Il nome, molto probabilmente, proviene dal Vedico Varuna, personificato come il dio delle acque e considerato il principale Aditya fra le sette divinità planetarie. Nella Teogonia di Esiodo, Ouranos (o Urano) è lo stesso che il Coelus (Cielo), il più vecchio di tutti gli dei ed il padre dei divini Titani.

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