Concetto di satanismo

Dal potere esercitato in tanti modi da Satana scaturisce quello che si chiama satanismo, col quale termine si indica “ciò che è satanico, e quindi sottoposto all’azione di Satana, o consacrato all’antagonista di Dio, o pervaso dei suo spirito”. Di qui: impero di Satana sul mondo, culto reso a Satana, sequela e imitazione della sua ribellione a Dio.
Fu anche un atteggiamento di sacrilega sfida e gusto di sentimenti perversi deliberatamente coltivati, in voga soprattutto presso scrittori romantici e decadenti. Da uno degli scrittori che più l’hanno analizzato, J.K. Huysmans, è stato definito un “bastardo del cattolicismo”: “consiste in una pratica sacrilega, in una ribellione morale, in un’orgia spirituale, in un’aberrazione per nulla ideale e cristiana; risiede anche in un godimento temperato dal timore ( … ), la gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio; consiste nell’inosservanza dei precetti cattolici che vengono seguiti all’incontrario, commettendo, per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetti: la contaminazione del culto e l’orgia carnale” .
Come si vede in questa descrizione, sono contemplati gli aspetti principali del satanismo, dalla sfida puramente intellettuale alle pratiche oscene e grottesche della messa nera. Gli elementi essenziali del satanismo : “è essenzialmente la ribellione della creatura verso il creatore, la sommossa dell’imperfetto contro la perfezione assoluta; alle sue basi v’è l’orgoglio, ma, più ancora, un tragico complesso d’inferiorità…Il Satanismo non consiste nel culto del male; esso possiede anzi una morale sua propria fondata sul disdegno di ogni sottomissione e sull’affermazione eroica dell’Io, che difende nella sua assoluta integrità anche a costo di perderlo eternamente”.
Ma perché il satanismo si manifèsti veramente come tale, si deve avere la certezza che l’Io è fatalmente condannato alla sconfitta e quindi alla sottomissione, pur sentendosi l’esasperato atteggiamento alla non-acquiescenza a quello stato di vinto. Di qui il risentimento feroce che lo porta a rovesciare la scala dei valori etici con una conseguente creazione di una pseudo religione, in cui all’ossequio verso il vincitore si sostituisce l’oltraggio, e la dannazione si preferisce alla partecipazione del canto di vittoria col vincitore. Si ha allora la felicità della disperazione. 

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