Dallo sciamano alla stregoneria

Un contributo alla ricerca delle radici pagane della stregoneria
di Massimo Centini
Con questo breve articolo non si intende suggerire nella di nuovo, ma semplicemente “volgarizzare” un aspetto forse non troppo, noto che certamente può risultare molto interessante per una possibile interpretazione della caccia alle streghe.
Ci riferiamo al rapporto sciamanismo-stregoneria, già studiato nei suoi aspetti archeo-antropologici e nelle sue radici indoeuropee dal Ginzburg, e da altri studiosi da un punto di vista etnogeografico.
Come è noto, gli aspetti ricorrenti caratterizzanti lo sciamanismo, presentano tuta una serie di tipilofie che generalmente possono anche essere messe in relazione al fenomeno della stregoneria: in particolare per quanto riguarda la riunione sabbatica, il volo, certi poteri soprannaturali acquisiti attraverso il rapporto con l’entità superiore.
Questa entità, paragonata al diavolo dagli accusatori, in realtà non sempre era collegata, dalle presunte streghe, a Satana; le accusate in numerosi casi parlavano di creature soprannaturali, di “buone signore”, di santi e addirittura della Vergine Maria.
Per una prima valutazione antropologica globale, possiamo stabilire che:
a) shaman in tunguso significa “colui che è sconvolto, trascinato”;
b) la vocazione dello sciamano è annunciata da manifestazioni soprannaturali (segni, apparizioni, presenze avvertite come concreta dimostrazione del futuro incarico dell’eletto), che oggi sono anche oggetto di indagine psicologica;
c) lo sciamano non può rifiutare la propria vocazione;
d) il neo-sciamano deve superare prove iniziatiche difficili;
e) può avere degli animali-spiriti al suo servizio;
f) uso del viaggio estatico come strumento magico-divinatorio;
g) è in possesso di poteri straordinari (che in genere usa positivamente) conferitegli dagli spiriti.

Una maggiore razionalizzazione, ci permette comunque di stabilire che:
a) generalmente gli sciamani sono considerati possessori del potere di controllare le forze naturali e di dialogare con gli spiriti;
b) durante la trance il corpo dello sciamano subisce la possessione da parte di un dio o di uno spirito;
c) la trance è determinata da danze, suoni, concentrazioni, assunzioni di droghe; d) nello sciamano in trance sono avvertibili effetti fisici emblematici (irrigidimento, sudorazione, affanno), con riferimenti collegabili ai casi di medianicità e possessione.
e) nel caso della trance, lo sciamano predice il futuro, diagnostica malattie, contribuisce a scacciare le entità malvagie;
f) sostanzialmente gli sciamani sono dotati di personalità che li rende psicologicamente predisposti alle diverse esperienze allucinatorie;
In generale, anche il sommario quadro antropologico dello sciamano, si può in parte riconnettere a quelle manifestazioni caratterizzanti la cosiddetta psicopatologia della stregoneria, che con razionalità trasferisce sul piano reale molte delle esperienze allucinatorie proprie delle presunte adepte di Satana.
Non occorrono in effetti altre specificazioni per comprendere come alcuni punti della prima tabellina (b-c-d-, in parte e-f, in parte g) de della seconda (a-c-d, in parte f) in effetti siano rinvenibili tra gli aspetti ampiamente presenti nei verbali redatti contro le presunte streghe nell’occidente cristiano.
Ad esempio, l’emblematico caso del volo effettuato dalla strega per superare ampi spazi in periodi brevissimi potrebbe essere visto in un’ottica più allargata, non solo legata al fatto fisico in sé, ma intesa come esperienza di uno stato estatico.
Questo aspetto del fenomeno era comunque già motivo di dibattito tra gli scienziati e i teologi coinvolti nella caccia alle streghe, che si interrogavano sulle modalità del “viaggio” verso il sabba, compiuto “in sommis” o “in corporaliter”…
Senza azzardare ipotesi tendenti ad accomunare direttamente il volo della streghe alle varie forme di visione che caratterizzarono molte religioni, non si può fare a meno di scorgere nel mito del viaggio verso il sabba, l’oppurtunità per tracciare un parallelismo con il fenomeno mistico ed estatico.
Tale parallelismo non può essere affrontato in questa sede, ma va soprattutto inteso come ipotesi di lavoro. Schematicamente si può rappresentare così:

 

PRATICA SCIAMANICA
sciamanostato estaticospirito
CULTO CRISTIANO
fedelestato misticoapparizione
stregoneriastato estaticosabba
strega(volo)

Quindi, stregoneria e sciamanismo presentano delle caratteristiche comuni? Sostanzialmente sembrerebbe di sì, non solo per un fatto prettamente rituale, diversamente interpretabile, ma soprattutto per questioni di modo e di fine, che in effetti suggeriscono delle innegabili connessioni tra alcuni atteggiamenti tipici dello sciamano e quelli attribuiti alle streghe.
A livello di culture etnologiche, le connessioni risultano più evidenti, in molti casi sono anche segnalate dallo stesso nucleo tribale. In alcune culture tradizionali mesoamerinde, sciamano è anche usato come sinonimo di nagual, che significa “spirito animale”, da una radice indicante anche “camuffare, travestire”.
Il Trio sudamericani, che sono esponenti tipici della cultura tropicale della Guyana, dirigono le accuse di stregoneria in particolare contro gli sciamani di altri villaggi ed esterni alla loro collettività.
I Nyima, ad esempio, non conoscono la stregoneria e lo sciamanismo “assorbe tutto ciò che è imprevedibile e moralmente indeterminato e salvaguarda dalla contraddizione la concezione di un universo ordinato”.
Emblematico il caso delle “donne sciamano” Venda, che sotto certi aspetti rivestono nitidamente la funzione della strega, il parallelo al ruolo più nitido di colei che “è sconvolta”.
Tutta la fenomenologia assume caratteristiche ancor più complesse quando si fa riferimento alla possessione spiritica, che in qualche cultura africana, accompagna la stregoneria, ma come è noto risulta anche una prerogativa del medicine-man.
Tale compresenza “di stregoneria e possessione spiritica – che spesso viene attuata da spiriti di sesso opposto a quello della persona posseduta – è una indicazione piuttosto evidente dell’impossibilità di considerare queste forze magiche come reciprocamente escludenti si in una data società o cultura. Né naturalmente è necessario guardare troppo lontano per trovare esempi sorprendenti della coesistenza di stregoneria e possessione spiritica. La nostra cultura cristiana del Cinquecento e del Seicento è ricchissima di esempi di streghe il cui potere malvagio era intimamente connesso con incubi e spiriti demoniaci”.
Gli esempi sono molteplici e queste frammentarie e superficiali citazioni hanno solo il ruolo di offrire un piccolo spaccato su una tematica di grande fascino. Purtroppo molti studi specialistici sull’argomento non sono stati divulgati con me meriterebbero, e spesso la numerosa documentazione non è mai fuoriuscita dal distretto ambito degli etnologi ed antropologi. Ma mentre in questi segmenti della cultura lo studio può avvalersi del grosso contributo della ricerca sul campo, sul piano storico il lavoro è certamente più complicato.
La lettura trasversale che si concede delle connessioni tra folklore, archeologia e antropologia, risulta comunque la più avvincente e certamente, pur lasciando spazio a molte confutazioni, inaugura prospettive di indagine di grande interesse.
Quindi nel volo immaginario, nell’insensibilità al dolore, nella metamorfosi in animale delle streghe, come non vedere tracce di scimanismo? Ma non solo nell’immagine del sabba, spesso descritto in modo del tutto irreale, riaffiorano tradizioni e miti sciamanica: lì possiamo scorgere con sempre maggiore nitidezza nelle prese di posizione della Chiesa dei primi secoli contro le mascherate solstiziali, i riti a sfondo divinatorio e propiziatorio, le pratiche magico-terapeutiche intrise di ritualità millenaria. Alcuni di questi aspetti sono decantati a livello folklorico, oppure si sono guadagnati piccole sacche di sopravvivenza nella religiosità popolare. Ma a questo punto la premessa generale deve trovare applicazione sul campo e scavare nel nostro passato. Dietro credenze popolari (cacce selvagge, cortei delle anime, orde furiose, ecc. ecc.), feste in sospensione tra cristiano e pagano, documenti di processi intentati contro streghe accusate di pratiche “altre”, memorie di congreghe mascherate da animali che nottetempo penetravano nelle proprietà dei contadini per sottrarre quasi ritualmente beni di consumo, spesso si celano echi di insospettabili legami con pratiche magico religiose di origine lontanissima.
Evidentemente la ricerca non risulta facilitata, visto che spesso le fonti sulla stregoneria si pongono all’antropologo come documenti abbastanza criptici, difficili da indagare senza correre il rischio di scivolare in errate interpretazioni.
Il binomio sciamanismo-stregoneria si pone quindi come un momento di approfondimento, sfruttato su linee di indagine indubbiamente complesse, che fanno riemergere dalle spirali del passato le sfaccettature di culti totalmente collocati nelle tradizioni arcaiche. Fenomeni perduti nel tempo, ma rimossi e ancora recuperabili nelle sfumature del nostro inquieto rapporto con il soprannaturale. 

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