Apparizioni e fantasmi

di Brunilde Cassoli (Quaderni di Parapsicologia CSP)
Molto spesso, nella letteratura che si interessa del paranormale, queste due parole -“apparizioni” e “fantasmi”- si presentano appaiate. Ma sono sinonimi o esprimono due fenomenologie differenti?
Una premessa è indispensabile. Da un punto di vista storico e aneddotico il fenomeno affonda le radici nella più remota antichità. E giudichiamo che ciò rappresenti un punto a favore della sua realtà. Ma da un punto di vista scientifico e sperimentale siamo a quota zero. Non esistono prove documentabili, ma solo il supporto delle testimonianze, anche se a volte straordinariamente convincenti.
Fare quindi una distinzioni fra “apparizioni” e “fantasmi” è solo dialettica.
Detto questo e accettando come possibile questa conturbante fenomenologia, secondo il nostro parere si può definire un “fantasma” come la manifestazione di “entità disincarnate”, di “spiriti di defunti”, mentre “apparizione” si può riferire a personaggi defunti conosciuti (o a personaggi sconosciuti di cui si può presumere che siano defunti), ma anche a manifestazioni di personaggi che sono indiscutibilmente viventi al momento dell’apparizione. A ciò bisogna aggiungere le apparizioni di personaggi religiosi, in particolare della Madonna e di Gesù Cristo. Mai si direbbe: “Ha visto il fantasma della Madonna”, ma solo e sempre “Ha avuto l’apparizione della Madonna”.
Il prof. H.H. Price, che fu Presidente della Società Inglese per la Ricerca Psichica (S.P.R.) alla fine del XIX secolo, ebbe occasione di scrivere: “La domanda ‘da salotto’: Credete nei fantasmi? è una delle più ambigue che possono essere fatte, ma se la si interpreta nel senso: Credete che la gente possa avere delle apparizioni? la risposta è che le apparizioni vengono certamente spesso sperimentate. Chi esamina le prove non può giungere ad altra conclusione.
Invece di discutere i fatti, dobbiamo solo tentare di spiegarli (…) tenendo però sempre presente che qualsiasi spiegazione abbiamo, ci troviamo sempre in mare aperto.”
Alla fine dell’ 800 un piccolo gruppo di amici di Cambridge venne alla conclusione che né la religione né il materialismo avevano dato sufficienti risposte alle domande che li turbavano. Furono tra i membri fondatori, nel 1882, della Society for the Psychical Research (S.P.R.): Frederic Myers, Henry Sidgwick, Edmund Gurney, William Barrett. Nel ricco programma sperimentale che si propose la Società era inserita, fra l’altro, una “Indagine accurata di qualsiasi narrazione, fondata su salde testimonianze, di apparizioni al momento della morte o altro momento, e di avvenimenti in case che si dicono infestate da spiriti”. Questa indagine portò alla pubblicazione dell’opera certamente più importante dei primi vent’anni di vita della Società: “Rapporto sul Censimento delle Allucinazioni” (1894, Proceedings) in cui furono interpellate 17.000 persone con risposte affermative del 10%. Un’altra opera importante fu dedicata al grande pubblico: “Phantasm of the Living ” (Fantasmi dei viventi – Gurney, Myers, Podmore, 1886) di 1400 pagine che riporta 701 casi, scelti fra più di 2000. “Le apparizioni – scrisse un illustre giurista, W.H. Salter – sono tra le più antiche esperienze umane. Abbellite dalla tradizione popolare e dall’artificio letterario, esse offrono la base alle familiari storie di fantasmi, universalmente accettate per secoli dal mondo occidentale (…)”
Lo studio delle apparizioni ha fatto pochi progressi dalle indagini che la S.P.R. condusse più di un secolo fa, e certamente senza il lavoro dei primi ricercatori questo argomento sarebbe ancora più scarso. Negli ultimi vent’anni illustri studiosi americani hanno dedicato molta attenzione al problema: dalla dr.ssa Louisa Rhine, ai dottori Donald West e Susan Blackmore e in particolare al dr. Karlis Osis, che sempre hanno fatto riferimento alle indagini compiute dai primi studiosi della Società inglese.
La possibilità di compiere un’incursione in alcuni campi della ricerca psichica con l’uso di moderna strumentazione non deve essere sottovalutato. Un esempio ci viene offerto dal medico Morton Schatzman, uno psichiatra americano, nel suo libro “La Storia di Ruth” (Feltrinelli, 1980). Ruth era una giovane paziente. Non era folle, non soffriva di disturbi organici, ma era perseguitata dall’ apparizione di una persona vivente, e spesso percepiva figure di persone che non erano sul luogo. Le apparizioni, reali come persone vive, le percepiva a volontà e in un certo senso poteva dirigere il loro comportamento; esse parlavano come persone viventi e il suono delle loro voci ostacolava la sua percezione di suoni reali. Erano inoltre tanto concrete da produrre l’ombra e di impedirle di vedere gli oggetti che si trovavano dietro di loro.
Interessanti esperimenti elettroencefalografici condotti dal dr. Schatzman con la collaborazione del neurofisiologo P.Fenwick, confermarono la realtà delle affermazioni di Ruth.
La serie di esami era mirata a controllare e a registrare quelli che sono chiamati i Potenziali Visivi Evocati , espressione dell’attività elettrica della corteccia occipitale in risposta alla stimolazione luminosa degli occhi. Se una persona normale guarda, per esempio, uno schermo televisivo che mostra una scacchiera in cui luminosi quadrati bianchi e neri si scambiano velocemente, vengono evocati determinati potenziali elettrici nella corteccia cerebrale in risposta a tali stimoli luminosi. Queste risposte sono appunto i Potenziali Visivi Evocati. Fu chiesto a Ruth di produrre un fantasma tra i suoi occhi e la scacchiera cangiante. Ruth, che mostrava normali Potenziali Evocati, nel momento tesso in cui allucinò la figura della sorellina seduta sulle sue ginocchia, in modo che le impedisse di vedere lo schermo televisivo, mostrò una repentina caduta a zero dei Potenziali Evocati. Ma le sue apparizioni non impressionarono mai né la macchina fotografica né la telecamera.
La bibliografia riporta una ricchissima casistica di apparizioni e di fantasmi, ma sempre su basi testimoniali. Citeremo, in chiusura di questo capitolo, due casi che sono stati giudicati fra i più documentati, considerati con rispetto anche da parapsicologi noti per il loro atteggiamento sempre fortemente critico.
Chiameremo il primo “Le infestazioni di Cheltenham” e il secondo “I fantasmi di Versailles”.
Le Infestazioni di Cheltenham
Hanno inizio nel giugno del 1882. Non sarà facile, in un riassunto obbligatoriamente breve, riuscire a rendere ed esprimere la serietà e la vastità della documentazione. Il resoconto di questo caso fu pubblicato sui Proceedings della S.P.R. nel 1892 con il titolo “Rapporto di una casa infestata”. L’autrice fu la dr.ssa Rosina Despard, la prima della famiglia che vide l’apparizione. Rosina Despard aveva allora 19 anni, era studentessa di medicina e tenne un diario (sotto forma di lettere ad una amica) molto circostanziato e sempre aggiornato. Alcuni anni dopo si laureò in medicina e divenne una professionista seria e rispettata. Fu membro della S.P.R. e i suoi interessi per la ricerca psichica continuarono per molti anni.
L’infestazione durò continuativamente per 7 anni e l’apparizione fu vista da 17 persone. La casa era ampia, circondata da giardino e frutteto. La famiglia Despard la prese in affitto e andò ad abitarvi nell’Aprile 1882. Rosina vide per la prima volta l ‘apparizione nel giugno seguente.
Era salita in camera quando sentì qualcuno alla porta. Pensando che fosse sua madre, aprì la porta ma non c’era nessuno. Fece pochi passi nel corridoio e vide una figura di una signora alta, vestita di morbida lana nera, dal passo leggero e con il volto nascosto da un fazzoletto che teneva con la mano destra. Rosina, incuriosita, la seguì giù per le scale, ma dopo poco la sua candela si spense e dovette tornare in camera sua.
Nel corso dei due anni che seguirono la vide altre 6 volte. Fu vista in anticamera dalla sorella maggiore di Rosina, poi in salotto dal fratellino presso la finestra. In questo salotto fu vista spesso; da lì usciva in giardino dove regolarmente scompariva. Non risulta che i componenti della famiglia fossero particolarmente spaventati da questa apparizione. Fra il personale di servizio ci fu invece qualcuno che preferì lasciare la casa.
Rosina ne fece – come già detto – una indagine personale. La seguiva, le parlava, senza però avere mai risposta, se non, forse, qualche sospiro. Una sera la “signora” si soffermò in salotto, dove era riunita tutta la famiglia , e si trattenne più di mezz’ora, diritta dietro un divano. Fu vista anche da un vicino di casa nel frutteto, dove pareva piangesse. Anche in questa occasione fu scambiata per una persona reale.
Come abbiamo detto più sopra, l’apparizione fu vista per 7 anni. All’inizio (fino al 1886) era così consistente e viva che veniva scambiata per una persona vera. Poi divenne gradualmente meno distinta “ma sempre – testimonia Rosina Despard – intercettò la luce”. Un ricco e dettagliato elenco di “prove di immaterialità” completa il rapporto che venne poi pubblicato.
92 l’apparizione non fu più vista. La famiglia Despard fece delle ricerche sull’origine della casa e dei suoi primi abitanti, e ne esiste una relazione dettagliata. La casa era stata costruita nel 1860 e acquistata dall’avvocato H. Swinhoe che vi abitò per circa 16 anni con i cinque figli e la moglie Elizabeth, che adorava. Elizabeth morì. Dopo qualche anno l’avv. Swinhoe si risposò, ma fu un matrimonio infelice, amareggiato da continue liti e scenate, sembra per il non buon trattamento che la seconda moglie aveva per i figli di Elizabeth , e per il possesso dei suoi gioielli. Si separarono dopo qualche anno, e poco dopo morirono entrambi. La casa fu venduta e acquistata da una anziana coppia di sposi che vi visse solo un mese (Perché?). Rimase vuota finché venne affittata dai Despard. Nel periodo di intervallo sembra che la figura della “signora” sia tata vista qualche volta in giardino, ma non fu possibile trovare le fonti di questi racconti. Rosina trovò diversi testimoni che in base alla descrizione che ne veniva fatta, collegavano l’apparizione alla seconda moglie dell’avv. Swinhoe.
La famiglia Despard lasciò la casa nel 1893. E’ significativo che nello spazio di circa 80 anni la casa abbia cambiato spessissimo di proprietà e sia cambiato anche il tipo di utilizzo dell’edificio. Infatti si alternarono tre diversi collegi, una congregazione di suore, una casa diocesana. E non è da sottovalutare nemmeno il fatto che l’edificio sia rimasto vuoto per complessivi nove anni. La casa è attualmente divisa in appartamenti, ristrutturata e modernizzata, ha un aspetto signorile. Giardino e frutteto sono scomparsi per dare spazio ad una moderna urbanizzazione. Ora, forse, la “signora in nero” non si troverebbe più in un ambiente a lei congeniale.
I fantasmi di Versailles
Una delle più famose e quasi certamente più controverse storie di fantasmi del secolo scorso, fu quella che ebbe come scenario il Piccolo Trianon a Versailles, nel 1901. Protagoniste dell’ ‘avventura’ furono due amiche, due insegnanti inglesi, miss Annie Moberly e miss Eleanor Jourdan, in visita a Parigi. Il caso fu aspramente criticato dalla Società Inglese, la S.P.R., e non lo riferiremmo se nel corso degli anni che seguirono non fossero giunte nuove relazioni di visitatori del parco che confermarono e avvalorarono il resoconto delle due amiche. Era il 10 Agosto del 1901 e le due signorine in visita a Versailles imboccarono un vasto viale per giungere fino al Petit Trianon, se non che, non conoscendo la strada, presero un sentiero laterale pensando di abbreviare il tragitto. Giunsero a un punto da cui partivano tre sentieri, in uno di essi “…vi erano tre guardiani molto dignitosi, con lunghe casacche di un verde spento e piccoli cappelli a tricorno”. Chiesero loro quale fosse la strada e loro risposero di proseguire.
Fu a questo punto che furono prese da uno stato di profonda depressione, una sensazione di malessere e di inquietudine. Lungo il sentiero trovarono dei fabbricati rustici, degli arnesi agricoli sparsi per terra, un vecchio aratro, e poi incontrarono altri due guardiani, nella stessa uniforme dei precedenti, che le invitarono di nuovo a proseguire. Davanti a una casa isolata c’erano due donne in abbigliamento inconsueto. Attraversarono un bosco nel quale videro un chiosco chiaro presso il quale era seduto un uomo avvolto in un mantello con un largo cappello a falde, brutto e rozzo. Poi improvvisamente comparve – e altrettanto improvvisamente disparve- un uomo dai lunghi capelli ricciuti, avvolto anche lui in un ampio mantello, che le consigliò di “… ne pas passer par là, mais par ici cherchez la maison ” . Le due amiche seguirono la direzione consigliata e giunsero infine al Giardino Inglese di fronte al Petit Trianon. Seduta sull’erba miss Moberly vide una signora con un foglio fra le mani (forse un disegno), un grande cappello bianco e una lunga ampia veste. Il silenzio e l’immobilità del luogo erano opprimenti. Un giovane dall’aspetto di un lacché, le avvertì che per entrare nell’edificio dovevano voltare verso il Giardino Francese. All’ingresso principale incontrarono finalmente una allegra comitiva, si unirono al gruppo e disparve il senso di oppressione.
Solo qualche giorno dopo le due amiche riparlarono della faccenda, ed ammisero che nell’insieme forse vi era stato qualcosa di strano. Alla fine dello stesso anno Miss Jourdan tornò a Versailles e tentò di rifare il percorso fatto in Agosto con l’amica, ma non ritrovò né il “chiaro chiosco” né corrispondeva il piccolo Temple de l’Amour, né altre zone del giardino. Miss Jourdan ritornò a Versailles anche nel 1903, e nel 1904 rifece l’itinerario insieme a Miss Moberly, ma tutto era cambiato. Nel 1911 pubblicarono un libro “An adventure” in cui narrarono le loro vicende, suggerendo l’ipotesi di avere “vissuto in un tempo precedente”, all’epoca di Maria Antonietta. Il libro ebbe un grande successo. Dal 1911 al 1955 furono pubblicate cinque edizioni e numerose ristampe, fino a che una erede, proprietaria dei diritti d’autore, non permise che nuove edizioni fossero pubblicate in inglese, essendo giunta alla conclusione che vi erano delle spiegazioni naturali alle apparizioni delle due amiche. Ma altri episodi sono accaduti al Petit Trianon nel corso degli anni. Nel 1928 altre due signore, la professoressa Clare Burrow e la sua ex-allieva Ann Lambert, percorrendo per caso la prima parte dell’itinerario seguito dalla Moberly e dalla Jourdain, provarono lo stesso senso di depressione e a un certo punto incontrarono un guardiano in lunga casacca verde e cappello a tricorno che alle loro domande rispose in un dialetto incomprensibile e subito scomparve. Non avevano mai letto il libro “An Adventure”.
Un altro caso fu riferito da un avvocato londinese e sua moglie. Era il 21 Maggio 1955. II cielo era nuvoloso e la moglie dell’avvocato si sentiva inesplicabilmente depressa. Non avevano più visto nessuno da quando avevano lasciato il Grande Trianon. Ad un tratto incrociarono una donna fra due uomini. Li colpì il colore giallo brillante dell’abito della donna che era ampio e lungo fino a terra. Gli uomini erano vestiti con lunghe giacche nere le cui falde, dietro, arrivavano quasi alle ginocchia. Avevano scarpe nere con fibbia, e cappelli neri. Poi, con loro sorpresa, non li videro più.
Altri casi sono stati riferiti, nel 1938, nel 1949, entrambi abbastanza ben documentati. Il caso del Piccolo Trianon mantiene a tutt’oggi tutto il suo mistero. Le spiegazioni fondate sulla suggestione e l’allucinazione sono tutto sommato abbastanza superficiali e anche se l’esperienza ci insegna di diffidare delle ambiguità e del valore delle testimonianze, non possiamo nemmeno impedirci di pensare a come persone diverse in epoche diverse abbiano potuto ricostruire i medesimi luoghi irreali con tutta l’apparenza della realtà. Il caso di Versailles, per quanto la cosa possa sembrare discutibile, ha interessato e ancora interessa gli studiosi di un intero secolo, che hanno compiuto indagini storiche e testimoniali che si riferiscono anche ad episodi che sembra siano accaduti già alla fine dell’ ‘800.
Una interpretazione presa poco in considerazione e che ci sembra opportuno citare, è quella di un fenomeno conosciuto con il nome di Psicoscopia (o Psicometria d’ambiente) . Secondo una teoria ipotizzata da due studiosi (Buchanan e Denton), ogni avvenimento lascerebbe una traccia nell’ambiente circostante. Questo fenomeno sembra già stato notato nell’antichità. Pausania racconta che, ancora 400 anni dopo la battaglia di Maratona, si udivano in quella pianura nitriti di cavalli e frastuoni di guerra,. Il famoso psicoanalista Gustav Jung riferisce, in un suo libro di memorie, che una notte del 1924, mentre dormiva nella Torre di Bellingen, in Svizzera, si svegliò per il rumore di risa, suoni di fisarmonica e grida di folla, sebbene i dintorni della località fossero assolutamente deserti e silenziosi. Seppe poi che lì appresso, nel medioevo, si radunavano i montanari che andavano ad arruolarsi in Italia.
Suggestione, allucinazione, manifestazioni di entità disincarnate, apparizioni di defunti o di viventi, tracce e brandelli di avvenimenti lasciati come trine o tele di ragno nel luogo in cui il fatto è accaduto…Esperienze tra le più antiche dell’Umanità, fonti di favole e leggende, ancora rimangono un mistero.

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