Torture e supplizi

In un passato non ancora dimenticato, torture e i supplizi sono stati applicati in modo sistematico e con feroce fanatismo. Papa Innocenzo IV legittima la tortura con la bolla Ad extirpanda, già nel 1252. Quattro anni dopo è Alessandro IV ad autorizzare gli inquisitori ecclesiastici a praticarla in prima persona. Così, dal Medioevo in poi, specialmente con la Controriforma, i domenicani e i cattolici più esaltati per mezzo dei Tribunali della Santa Inquisizione escogitano e mettono in pratica, in Spagna ed anche in Italia, in Francia ed altrove, le più sadiche torture fisiche e psichiche ai danni di presunte “streghe” ed “eretici”. Il campionario di tormenti, di strumenti di tortura e di supplizio che riportiamo né è una testimonianza agghiacciante. Migliaia di morti, lunghe prigionie, pene corporali di ogni tipo, fin quasi alle soglie dell’Ottocento. Un’infamia ancora viva, nonostante le scuse, che la Chiesa non potrà facilmente cancellare.
 

Tortura con segaLA SEGA
Una grossa sega da legnaiolo a quattro mani e a grossa dentatura era utilizzata per segare e tagliare a metà nel senso della lunghezza, partendo dall’ano, il corpo del condannato sospeso a testa in giù e legato a due pali. Il supplizio era comminato soprattutto agli omosessuali (uomini e donne) e alle streghe “incinte di Satana”.

 

Tortura della gabbiaLA GABBIA
La vittima, nuda o quasi, è rinchiusa in un stretta gabbia di ferro, di forma cilindrica, quadrata o “bipede”, ed esposta all’aperto, al sole e alle intemperie, e soprattutto ai corvi e ai rapaci, finché non muore di sete. I suoi resti sono lasciati alla vista dei passanti, per ammonimento, fino a che restano solo le ossa. La gabbia viene appesa ad alte forche fuori città, oppure all’esterno di palazzi ducali o comunali, palazzi di giustizia (come il Bargello di Firenze) e cattedrali. Sono tuttora visibili le tre gabbie appese dal primo ‘500 all’abside della cattedrale di Munster, in Svizzera.

 

Tortura delle tenaglie roventiLE TENAGLIE E LE PINZE ROVENTI
Sempre presenti nel tradizionale armamentario di inquisitori e carnefici, pinze, tenaglie e cesoie, sia usate a freddo che arroventate, servono a martoriare e a mutilare ogni parte del corpo con l’asportazione di brani di carne o di interi arti, oppure a bruciare e carbonizzare. In particolare, le tenaglie – più lunghe, per permetterne l’arroventamento sul fuoco, di quelle normali degli artigiani – si usano per asportare naso, dita di mani e piedi, capezzoli. Le pinze, spesso di elegante fattura artistica (per esempio con la testa in forma di fauci di coccodrillo), si usano soprattutto per bruciare e carbonizzare il pene. La castrazione totale e parziale (solo pene o anche testicoli) era una pena o una tortura rara anche nell’antichità, e non era inflitta – come noi oggi potremmo immaginare – per reati di stupro contro le donne, ma per lo più per violenza o attentati contro principi e regnanti.

 

Tortura dell'affogamentoL’AFFOGAMENTO
Con le braccia e gambe legate, il condannato è gettato vivo nelle acque tumultuose dei fiumi, ma anche in laghi, stagni e persino in tini e botti da vino. Talvolta la vittima inerme è rinchiusa in un sacco insieme a una dozzina di gatti, ed è facile immaginare la sua sorte: i gatti terrorizzati la graffiano, mordono artigliano, sbranano e accecano, prima ancora che sia annegata.

 

Tortura schiacciatestaLO SCHIACCIATESTA
È un torchio di ferro in cui una manovella collegata ad una lunga vite fa abbassare a piacimento del torturatore o del boia una calotta di metallo che schiaccia sempre di più, giro dopo giro, il cranio del testimone o del condannato. Dopo appena qualche giro, di solito il torturato è disposto a collaborare. Gli effetti della calotta, quando avanza nella sua corsa, sono devastanti: prima si spezzano le mandibole e gli alveoli dentari, poi si sbriciolano tutte le ossa del cranio e il cervello letteralmente esplode con violente fuoriuscita di materia. È una morte raccapricciante.

 

Tortura GarrotaLA GARROTA
Strumento sadico tipicamente spagnolo, è di due tipi. Il primo tipo consiste in una manovella collegata ad una grossa vite che tira indietro e stringe in modo inesorabile il collare di cuoio o di ferro in precedenza stretto attorno al collo del condannato. In una variante più semplice il collare viene stretto semplicemente attorcigliando su se stessa una grossa corda mediante un piolo di legno. Entrambi questi tipi sono stati in funzione fino alla morte del dittatore Franco. L’ultimo “garrotato” è stato lo studente francese Francisco Puig, di 23 anni, giustiziato nel 1975 ma riconosciuto innocente nel 1979. Il secondo tipo di garrota, usato in Catalonia fino all’inizio del secolo e tuttora nell’America Latina, ha una lunga vite che spinge il collo in avanti contro il collare di ferro, procurando l’asfissia, mentre da dietro, un aculeo posto al termine della vite penetra nelle vertebre cervicali e uccide per lesioni del midollo spinale. Entrambi i tipi di garrota sono usati sia per le torture confessionali che per i supplizi e le esecuzioni capitali.

 

Tortura schiacciaditaLO SCHIACCIADITA
Piccola pressa di ferro a due o tre barre, munite all’interno di spunzoni, regolabile e restringibile a piacere per mezzo di viti o chiavi. Tipico strumento di tortura per chi si rifiutava di confessare o di fare nomi, era molto doloroso. Ne sono stati trovati due esemplari, uno italiano (XVII sec) e l’altro austriaco (XVIII sec).

 

Tortura dello stiramentoIL BANCO DI STIRAMENTO
Lo stiramento o allungamento delle membra del torturato avveniva e avviene su uno speciale bancone di legno (solo di rado dotato di rulli acuminati) per mezzo di funi comandate da un argano. Se non interveniva una pronta confessione o l’aguzzino esagerava, il corpo della vittima poteva smembrarsi. Lo stiramento poteva anche venire praticato senza banco, ricorrendo solo alle corde, argano e maniglie di cuoio. In questo caso il corpo veniva a trovarsi sospeso in aria. Una variante particolarmente complicata era la scala di stiramento, una robusta scala di legno inclinata a 45° in cui il torturato poteva essere sistemato anche a testa in giù. Una variante più crudele erano le ustioni alle ascelle e del costato con fiaccole e ceri, fino a mettere a nudo le costole. Il che si aggiungeva alle slogature delle spalle procurate dalla trazione.

 

Tortura della vergine di NorimbergaLA VERGINE DI NORIMBERGA
Cassone o armadio vagamente antropomorfo, decorato da una testa di monarca, le cui ante apribili e il cui interno sono muniti di punte lunghe ed acuminate. Nel supplizio, il condannato è rinchiuso nel corpo della “vergine di ferro” e immediatamente trafitto nel petto ed in altre parti del corpo da decine di punte da ogni direzione. L’agonia è perciò lunga e dolorosa. Una cronaca di G. Freytag che cita l’Archivio di Stato di Norimberga riporta l’esecuzione di un falsario avvenuta nel 1515 con un armadio del genere. Le ante, chiuse lentamente, fecero penetrare, riferisce lo storico, le acutissime spine di ferro in tutto il corpo (braccia, gambe, pancia, petto, vescica, membro, occhi, spalle, natiche), ma non tanto da ucciderlo. Le urla erano altissime e strazianti. Morì in due giorni.

 

Tortura della pera vaginaleLA PERA VAGINALE
Una “pera” di bronzo è costituita da tre segmenti apribili che si allargano rapidamente girando una chiave che governa una vite. Introdotta nella vagina della donna accusata di rapporti sessuali con Satana (un tempo) o di qualsiasi altro reato (oggi), la pera di bronzo si allarga al massimo dilaniando in modo devastante la vagina e la cervice dell’utero. Gli effetti sono aggravati dalle punte acuminate con cui terminano le tre ante. Il dolore deve essere atroce. Mentre la pera vaginale è di più grande formato, la pera rettale è di dimensioni minori visto che deve adattarsi all’apertura anale. Era ed è usato soprattutto contro gli omosessuali passivi. La pera orale era spesso comminata ai predicatori eretici e ai laici che avevano aizzato le plebi alla rivolta o contro le autorità.

 

La culla di GiudaLA VEGLIA O CULLA DI GIUDA
Atroce strumento di tortura che consiste in una piramide di legno o ferro su cui l’interrogato o l’interrogata sono costretti a poggiare con tutto il peso del corpo, in modo che la cuspide tagliente e penetrante entri sempre più nell’ano o nella vagina con effetti devastanti. I francesi chiamano l’attrezzo “veglia” perché impedisce nel modo più assoluto il sonno ed è molto doloroso. Per aumentare il peso del malcapitato può essere gravato di pesi legati ai piedi.

 

Tortura strazia senoLO STRAZIA SENO
La tortura inquisitoria contro le donne si avvaleva anche di un apposito “straziatoio” per le mammelle fatto di ferro, a forma di molla da braci e terminante con quattro zanne contrapposte a due a due. Sia freddo che rovente, lo straziatoio feriva e maciullava il seno delle donne accusate di eresia, adulterio, atti libidinosi, magia bianca “erotica”, ecc. in molti paesi e regioni, tra cui alcune della Francia e della Germania fino al settecento, questo trattamento era previsto anche per le ragazze-madri, mentre ai loro piedi – riporta Held – i loro bambini si “contorcevano irrorati dal sangue materno”.

 

Sedia di torturaLA SEDIA DI TORTURA
Presente in ogni sala di tortura, è una robusta sedia in legno nel cui interno, poggioli e pedana sono irti di punte di ferro che penetrano nelle carni dell’interrogato. Oggi, assicura Held, i chiodi possono trasmettere scosse elettriche. Speciali sedie di ferro permettevano l’arroventamento dei chiodi con la semplice accensione di un braciere posto sotto la sedia di tortura.

 

La cintura spinataLA CINTURA SPINATA
È costituita da una cintura di larghe maglie di ferro con circa 220 punte rivolte verso l’interno. Indossata e stretta alla vita, produce molteplici ferite e un’infiammazione irreversibile che può portare alla cancrena. In alcuni casi particolarmente efferati l’aguzzino, in questo caso, depositava sulla zona incancrenita dei bachi carnivori che erodevano sempre più la parte fino ad arrivare all’intestino.

 

La cicognaLA CICOGNA
Ingegnosa e complicata struttura di incatenamento in ferro che obbliga il torturato ad una scomoda posizione fetale: collo, mani giunte come in preghiera e caviglie sono tenuti saldi e impediscono ogni movimento. Apparentemente innocua, in realtà questa tortura è atroce, perché procura subito crampi dolorosi che possono portare alla pazzia. La vittima, spesso una donna, è per di più alla merce di aguzzini e di passanti, e può essere facilmente picchiata, scottata e mutilata a piacere.

 

La forcella dell'ereticoLA FORCELLA DELL’ERETICO
Si tratta di un semplice collarino di cuoio che regge un doppio puntale con punte aguzze che distanziano il mento dal petto che tendono sempre più a penetrare nella carne. Strumento di tortura inquisitoria riservato agli eretici, impediva qualsiasi movimento della testa ed anche il rilassamento. L’interrogato, però, poteva parlare, sia pur con un esile filo di voce, e pronunciare la fatidica parola: “abiuro”.

 

Il collare spinatoIL COLLARE SPINATO
Pesante collare in ferro munito da ogni lato di numerosi pungenti aculei. Chiuso attorno al collo produce con il suo stesso peso ferite ed infezioni gravi, spesso con erosione fino alle ossa. Abbandonati nelle segrete, tra ratti famelici, feci proprie ed altrui, privati di cibo e spesso anche d’acqua, i torturati con il collare finiscono per confessare o muoiono nelle più abiette condizioni. È usato ancora oggi.

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